Cevedale: buon compleanno Aldo!

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Sabato e domenica Franco, Matteo ed io ci siamo aggregati all’uscita del Corso d’Alta Montagna tenuto dalla Scuola Alto Lario. Per noi questa era l’opportunità di effettuare un aggiornamento sulle “manovre sul ghiaccio” e l’occasione per ritrovarsi con istruttori ed amici in una due giorni in rifugio.

Destinazione del corso era la salita alla vetta del Cevedale, un picco di  3.769 nelle Alpi Retiche meridionali all’interno del parco dello Stelvio. In modo molto curioso il Cevedale, sebbene all’interno del massiccio sia solo la terza cima per altitudine dopo l’Ortles e il Gran Zebrù, è posto esattamente sulla linea di confine tra Sondrio e Trento è questo ne fa il punto più alto di tutto il Trentino.

Sveglia presto Sabato mattina abbiamo compiuto il lungo viaggio (almeno per me che mi sposto pochissimo in auto) fino a Santa Caterina di Valfurva ed il rifugio ai Forni. Da qui, in un oretta, abbiamo raggiunto il Rifugio Pizzini a 2.706 metri di quota nell’anfiteatro della maestosa Vedretta dei Forni, splendido esempio di ghiacciaio di tipo himalayano.

Il ghiacciaio è attorniato dalle famose 13 cime: Monte Cevedale, Monte Rosole, Palon de la Mare, Monte Vioz, Punta Taviela, Cima Peio, Rocca Santa Caterina, Punta Cadini, Punta San Matteo, Punta Dosegù, Punta Pedranzini, Pizzo Tresero.

Le previsioni del tempo erano davvero sfavorevoli ma il corso voleva comunque sfruttare l’uscita per effettuare lezioni didattiche sul nevaio, prove pratiche incentrate sulla progressione della cordata e la messa in sicurezza della stessa. Coadiuvati dagli istruttori gli allievi si sono dati da fare tutto il giorno ed anche il mio trio si è cimentato con le nuove metodologie per il recupero in caso di caduta in crepaccio.

Oltre alla nostra scuola era presente sul ghiacciaio anche una scuola d’alpinismo della bergamasca. Il gruppo, all’ultima uscita del proprio corso, si cimentava in manovre sul ghiaccio e si apprestava alla salita del Gran Zebrù il giorno successivo.

La realtà dei fatti è questa: dopo una lunga giornata spesa sulla neve a fare pratica si sono ritrovati tutti insieme nella grande sala da pranzo del rifugio quasi centodieci alpinisti, aggiungete a questo un particolare totalmente inatteso: era il compleanno di Aldo!

Man mano che la cena proseguiva i commensali, divisi dapprima in due scuole, hanno iniziato a formare un’unica grande compagnia intenta a brindare ed intonare cori per Aldo, un ragazzo del gruppo bergamasco, che compiva gli anni proprio quella sera.

Dopo il vino hanno cominciato a girare le bottiglie di grappa e cruiosi vasetti colmi di “zuccherini sotto spirito” preparati artigianalmente da Luca detto il “Druido”.

Forse era la fatica, forse era la quota, o forse semplicemente è questo lo spirito che unisce chi va per montagna. Quello che posso dirvi è che nel cuore del ghiacciaio, su a 2700 metri, c’era una piccola casetta che brillava nel buio e, dentro questa casetta, vi erano cento persone in piedi ai tavoli ed alle sedie che cantavano a squarcia gola ridendo come pazzi ed alzavano il bicchiere al cielo ad ogni ritornello: una baraonda furiosa!

(Qualcuno ha persino filmato il tutto e non oso immaginare cosa ne sia uscito!!)

Ma la montagna è anche questo: c’era gente che non avresti scommesso potesse reggersi sulle gambe eppure tutti erano rigorosamente in branda alle dieci di sera ed in piedi, attrezzati di tutto punto, alle quattro del mattino seguente: c’è un momento per apprezzare la felicità di essere vivi, ed un momento per affrontare la forza e la severità della montagne.

Purtroppo le previsioni sono state confermate: dopo una leggera nevicata ed una notte calda non vi erano le condizioni per tentare la salita e, per completare il quadro sfavorevole, anche una fitta nebbia aveva preso campo nella valle.

Niente da fare quindi. Abbiamo “manovrato” ancora un po’ dando poi inizio alla nostra discesa verso valle. Un po’ sconsolati dalla cattiva sorte e da una pioggia che iniziava a farsi battente si è deciso di dare un calcio alla mala sorte ed abbiamo fatto una puntata alla “Pozza di Leonardo da Vinci” un piccolo bacino d’acqua termale a ridosso di un torrente nei boschi a nord di Bormio: 40° gradi di acqua calda che scorre a profusione in una piscinetta scavata nella roccia!! Spettacolo!

Alla prossima!

Davide Valsecchi

Le foto seguenti sono state realizzate da Stefano Sepriano:

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