Gervasutti: un eroe friulano

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«Osa, osa sempre e sarai simile ad un dio». A volte un senso di vertigine mi coglie all’improvviso, un tremore che mi stordisce tanto nel fisico quanto nello spirito, che mi spinge a ridere e piangere mentre il destino sembra trascinarmi verso strade sconosciute, strade spaventose ed affascinanti che per quanto ignote e difficoltose appaiono giuste e semplicemente inevitabili.

In questi giorni un vecchio libro in francese di Rébuffat mi ha trascinato tra le immagini d’epoca del Monte Bianco, tra la neve ed i colori della roccia. Già, il Bianco, la “grande” e “piccola” montagna che il destino ha messo a due passi da casa, oltre l’orizzonte del familiare Rosa. Non mi sono mai spinto verso quella montagna, quel mondo, che per me è  il faro di mille fantasie che non sono ancora pronto a cogliere.

Ma Rébuffat è un francese, per quanto simpatico, straordinario ed ammirevole non parla la mia lingua e, per quanto mi sforzi nel tradurre la sua, la distanza tra noi si assottiglia senza tuttavia mai estinguersi.

Tuttavia il destino è buffo nel suo agire, senza alcun preavviso mi ha posto davanti alle immagini ed alle parole di uno degli alpinisti che, per il grande fascino che riesce ad esercitare su di me, più mi spaventa: Giusto Gervasutti, il “fortissimo”.

Gervasutti è contemporaneo di Cassin e come lui è di origine friulana: due grandi spesso in competizione, mai in conflitto, che trasformarono l’alpinismo di allora e quello di oggi. Gervasutti, l’introverso che con una penna in mano riusciva a trasmettere così tanto di quel mondo a cui tanti di noi cercano di prendere parte.

In questo documentario realizzato dalla Regione Friuli, che potete vedere in fondo all’articolo, si ripercorre la sua storia, si rileggono i suoi libri e si raccontano le sue vie. Nel video appare persino Cassin ed è emozionante ascoltarlo ormai quasi centenario mentre parla friulano: Riccardo Cassin, il grande Cassin, che è l’emblema di Lecco e del suo alpinismo, racconta Gervasutti in friulano.

Sebbene io sia nato a Lecco per uno strano destino comprendo meglio il friulano che il dialetto locale. Per un istante quella lingua, tanto legata alla mia infanzia, supera ogni distanza. Accompagnato da Cassin e Gervasutti raggiungiamo Rébuffat immergendoci nel mondo che con tanta pazienza aveva cercato di mostrarmi

«La vetta raggiunta è già superata. Credo sarebbe più bello poter desiderare per tutta la vita qualcosa, lottare continuamente per raggiungerla e non ottenerla mai. Io preferisco una felicità irraggiungibile, sempre vicina, sempre fuggente. […] Perchè non esiste una definizione dell’alpinismo oggettivo, ma esiste solo un’attività, che noi chiamiamo genericamente alpinismo, che permette a degli uomini di esprimere con quel mezzo, o di soddisfare mediante quel mezzo, un bisogno del proprio animo. Naturalmente, essendo questo bisogno diverso da individuo ad individuo, ecco sorgere le diverse forme di alpinismo. Lottare per ore ed ore sospesi sugli abissi, con la vita attaccata ad un filo, per forzare un passaggio di fredda pietra o intagliare nel ghiaccio una via verso il cielo è  un lavoro degno di veri uomini. Che quelle rocce innalzantisi in forma di mirabile architettura, quei canaloni ghiacciati salenti in contro al cielo, quel cielo, ora azzurro profondo dove l’animo sembra dissolversi e fondersi con l’infinito, ora solcato da nuvole tempestose che pesano sullo spirito come una cappa di piombo, sempre identico ma mutevolmente vario, suscitino in noi sensazioni che non si dimenticano più. Ed al giovane compagno che inizia i suoi primi cimenti ricorderò ancora il motto dell’amico caduto su una grande montagna: “osa, osa sempre e sarai simile ad un dio”. Provo una grande commiserazione per i piccoli uomini, che penano rinchiusi nel recinto sociale che sono riusciti a costruirsi contro il libero cielo, che non sanno e non sentono ciò che io sono e sento in questo momento. Ieri ero come loro, tra qualche giorno ritornerò come loro, ma oggi sono un prigioniero che ha ritrovato la sua libertà, domani sarò un gran signore che comanderà alla vita e alla morte, alle stelle, e agli elementi.» 

Davide “Birillo” Valsecchi

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