La Montagna Nascosta

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DSCF1508Il mio primo incontro con Gian Maria Mandelli rischiò di trasformarsi in uno scontro: per un incomprensione, frutto soprattutto della mia inesperienza, lo apostrofai malamente “eroica cariatide”. Se un simile imperdonabile errore lo avessi fatto con altri di Valmadrera di certo non me la sarei cavata così a buon mercato!! Fortunatamente Gianni comprese che, per quanto fossi un casinista disorganizzato del versante nord, ero animato da buone intenzioni e da allora è nata una grande amicizia. (Ancora mi scuso per la mia tracotanza ribelle).

Gianni è un Alpinista di grandissima esperienza, membro del gruppo Accademico e Direttore del Corso per Istruttori Nazionali CAI nel ‘98. Gianni è soprattutto uno dei principali esploratori contemporanei dei Corni di Canzo ed è il loro custode. Tra le numerose vie che ha aperto, tutte in stile tradizionale, vi è anche la famosissima Crestina Osa al Moregallo, tappa nota e quasi obligatoria di chi inizi ad arrampicare nella nostra zona. Senza Gianni e la passione che ha saputo trasmettermi attraverso i suoi libri (“L’isola senza Nome” soprattutto) non avrei forse mai intrappreso questa lunga ed affascinante avventura sulle nostre montagne di casa: non posso che essergliene grato!

Un mesetto fa avevo incontrato Gianni ai Corni insieme a Josef, tuttavia io e lui non avevamo mai fatto un uscita o una salita insieme. Domenica, finalmente, si è presentata l’occasione. “…vale la pena addentrarsi nei canali del Monte Rai: una zona dove in pochi vanno, o hanno il coraggio di andare. Io la conosco da quando avevo vent’anni e da allora sono poche le persone che sono passate tra quelle creste e quei canali. Se ti va domenica possiamo andarci a fare un giro: ti assicuro che non ti annoierai.” Questo è stato il suo invito: non potevo rifiutare!

Il monte Rai è davvero una montagna particolare: il Corno Birone, con la sua imponente sagoma a pala rovesciata, è solo la struttura rocciosa più evidente ma, addentrandosi nella val Molinata, si scroprono canali, creste e muraglie assolutamente selvagge …ed avventurose!

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Partendo dal Santuario di San Martino risaliamo per il sentiero delle vasche. Io, come uno scolaretto, sgambetto tra i sassi seguendolo passo passo. Poi, lasciando il fiume, iniziamo a risalire per un canale che via via si fa sempre più stretto, più ripido e più complesso.

La zona è costantemente in ombra ed umida. La roccia, qua e là coperta ghiaccio, è a volte liscia e compatta, a volte quasi si sgretola al tatto. Con gli scarponi da trekking arrampichiamo sciolti: nonostante i mei 80kg di peso essere leggero sulla roccia fragile è un mio vanto, tuttavia dovevo darmi da fare per stare dietro a Gianni che, con assoluta semplicità e disinvoltura, rimonta passaggi tutt’altro che banali senza mai distrarsi dai suoi racconti o dalle sue spiegazioni.

Il canale è selvaggio, avventuroso e coinvolgente. Mi guardo intorno cercando le prese giuste mentre dubito della punta dei miei scarponi sulla roccia bagnata: ribaltare tra i sassi è davvero sconsigliabile!!

Il canale, infine, sembra morire all’interno di una grotta: “…la ciliegina sulla torta” ride Gianni. Già, per uscire dal canale il passo si fa infatti acrobatico: si deve infatti entrare nella grotta, alzarsi verso la volta in una mezza dulfer prima di aprirsi in spaccata ed infilarsi in un buco che, come una botola verso il solaio, ci permette di riemergere sui prati sommitali. In dulfer, appeso alla volta, ho guardato verso il basso: “Se piombo da qui faccio tre metri di volo secco, poi rotolo giù a Valmadrera fino alla porta di casa!!”. Il panorama, però, era davvero mozzafiato!

Dal parcheggio alla cima ci siamo fatti 1000 metri ininterrotti di canale, tutto a due passi dietro casa. Senza Gianni, senza il suo esempio e la sua guida, probabilmente non avrei mai compreso quanto siamo fortunati noi dell’Isola Senza Nome!! Grazie!

Davide “Birillo” Valsecchi

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