Uno Spettacolo Alla Volta

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teo e le veline

Bruna e Kekko mi hanno caricato in macchina, trascinato fuori dall’apatia in cui ci si nasconde dalla routine: “OlgiNight!”. Tra le zanzare dell’Adda cinque uomini, biotti sotto un grembiulino da cucina, pompano Rock’n’Roll e libertà negli amplificatori: “Teo e le Veline Grasse”.  

Potrebbe essere un giovedì come tanti altri, incolore ed insapore sul calendario, ma “Capitan Teo” mette tutti sulla linea di partenza: li punta e li spinge a saltare. Il pubblico forse difetta di “quantità”, ma la “squadriglia” ci mette del suo e crea “qualità”: bordate di energia regalate a sconosciuti per innescare l’effetto cascata. E poi succede: su le mani ed inizi a saltare.

Te lo ricordi Birillo? Te lo ricordi il Rock’n’Roll? All’una di notte rotolo nel letto tra le braccia di Bruna. Hey Birillo: te lo ricordi quando eri Rock’n’Roll?

Cinque ore più tardi suona la sveglia. Alle sei e mezza salgo in macchina e riattraverso l’Adda. Giudo ascoltando la radio, il meteo, le news …quelle merde dei ColdPlay: “…è sempre stata così la tua vita, Birillo?”

Forse ho dormito poco, forse è solo il fischio nelle orecchie che mi regala l’illusione di essere ancora giovane. Non so. Sono in una piscina piena di vecchi, gente con le ossa rotte e donne con la cellulite. Nuoto, illudendomi che sia un allenamento per qualcosa di importante. Nuoto, pestando l’acqua del mio acquario al sapore di cloro. Te lo ricordi l’oceano? Il Tanganika? Gli ippopotami? I coccodrilli? Ma davvero te lo ricordi il Rock’n’Roll?

Attraverso le strisce pedonali, mi asciugo i nostalgici capelli lunghi, li lego ed entro in laboratorio salutando dirigenti e colletti bianchi. Già, forse più grande, forse più prestigioso, ma pur sempre un bugigattolo asettico in cui sposto tasselli dietro ad uno schermo. Te la ricordi la polvere, la terra cotta dal sole? L’odore del sudore, della paura che faceva da contorno allo sguardo affilato con cui raddrizzavi briganti e zingari di tre continenti? Hai ancora quegli occhi? Te lo ricordi quando non eri pesante ma avevi un peso?

“Forse dovrei mettermi di nuovo a scrivere qualcosa di decente… già, ma forse dovresti viverlo qualcosa di decente per poterlo raccontare…” Ma il messaggio, come una bomba, ormai è stato sganciato nella mia testa. Strano messaggero, davvero. Ma è in quel momento che il sorriso spavaldo, sotto i baffi sparvieri del Teo, mi ricorda cosa sia davvero il Rock’n’Roll.

“Non esiste avventura, solo cattiva pianificazione” Roald Amundsen, le parole del celebre esploratore polare risuonano sempre più vuote tra i miei pensieri. Perchè, dannazione, Teo e soci su quel palco hanno trascinato la loro vita, i loro affetti, i loro sogni. Si accendono le luci ed attacca la musica: ogni spettacolo è un tuffo nell’ignoto, una battaglia senza quartire. Devi dare tutto se stesso o non avrai dato niente.

“Amico mio: la moglie di Amundsen era un cesso… Vecchio bastardo ingrigito, la senti questa energia? La senti questa emozione? Si chiama vita. Non la misuri, non la pesi, non la vendi, non la controlli: puoi solo giocartela e sperare che qualcuno te la mandi buona mentre sbracci cazzotti e baci a casaccio. La vita ed il Rock’n’Roll non hanno certezze o sicurezze: solo folli slanci eroici giocando d’anticipo sul ritmo. La vita è quell’istante in cui salti a mezz’aria: il resto è spinta ed impatto….”.

La banca mi ha chiamato giorni fa: pensavo ci fosse qualche rogna ed invece volevano propormi degli investimenti perchè, a loro dire, da qualche anno sono un risparmiatore giudizioso. Cristo Santo, te lo ricordi quando non potevi pagare una bolletta prima del secondo sollecito? Quando contavi le monetine in tasca per mettere insieme un pasto al giorno? Quando con molto meno creavi molti di più?

Cercavi certezze ed hai trovato solo limiti. Volevi dimostrare a tutti che potevi essere come loro, che era sempre  e solo stata una tua scelta. Cercavi una posizione ed hai perso il tuo posto: distorto e deviato da persone patetiche che volevi surclassare, ora sei diventato davvero come loro. “Non sei ingrassato Birillo, hai solo la pancia piena di paura.”

Il figlio di Teo si chiama Leone e lui è lassù, eroico e magnifico su quel palco, ad infiammare gli animi, a dare battaglia “uno spettacolo alla volta”. Così mi ricordo di cosa mi manca, di cosa avevo, di cosa vorrei. Questa è l’arte, l’alpinismo, la vita, la realtà. Serve essere artisti per vivere: il resto è solo pubblico che non balla, che non si emoziona…

Davvero curioso accettare che cinque uomini in mutande abbiano eroicamente raddrizzato i miei pensieri. Grazie!

Davide “Birillo” Valsecchi

http://www.teoelevelinegrasse.it/

Questo video di “Non è colpa mia” è una produzione video ZAZZIE PRODUCTION realizzato in collaborazione con PUNTO d’INCONTRO Cooperativa Sociale ONLUS

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