[Sponsor]: Scotty, il carica batterie solari

[Sponsor]: Scotty, il carica batterie solari

Quando ti trovi in mezzo al nulla speri almeno che faccia bel tempo, che il sole si faccia vedere per scaldarti un po’ le ossa. Certo, se quel nulla è l’altopiano del Tibet molto probabilmente te lo stai godendo appieno. Questo è quello che succederà quando ci troveremo lassù,  in uno strano deserto che si estende per 2000km ad oltre 4500 metri di quota.

Ma in quel nulla si deve fare attenzione ad un sacco di cose e tra queste vi è l’energia, non solo quella nelle gambe ma anche quella necessaria a mantenere attivi e funzionanti tutti gli strumenti che ci seguono lungo il nostro percorso. I Gps, i palmari, le fotocamere ed registratori portatili che servono per proseguire e catturare il nostro viaggio hanno bisogno di energia che va continuamente ripristinata, l’unica fonte che ci può aiutare in quelle condizioni è il Sole.

Nel ’99 avevo a disposizione due grossi pannelli solari rigidi che, con uno strano acrocchio di fili, ricaricavano i due walky-talkie che avevamo portato con noi, unica apparecchiatura tecnologica che avevamo in dotazione.  Ricaricare le batterie era comunque un agonia e richiedeva tempi lunghissimi. Ripensare a quei due pezzi di vetro imballati come la gioconda sul dorso di un somarello mi fa sentire dell’epoca preistorica!!!

Oggi fortunatamente è diverso, abbiamo sì un fabbisogno maggiore di energia ma anche gli strumenti a nostra disposizione sono enormente migliorati. Per la spedizione Enzo ed io ci siamo messi a cercare di capire cosa potesse offrire la moderna tecnologia fotovoltaica scoprendo incredibili novità.

Le aziende che operano in questo settore non sono moltissime ma hanno una gamma molto ampia di prodotti ed è grazie a questa ricerca che abbiamo trovato Scotty. Un nome molto amichevole per un oggetto molto interessante: Scotty è infatti in grado di utilizzare il sole per produrre energia e ricaricare le proprie batterie interne fungendo poi, all’occorrenza, da caricatore per le batterie degli altri apparecchi.

Quando è connesso agli strumenti rende fruibile l’energia del sole in modo diretto mentre quando è semplicemente esposto ai raggi solari è  in grado di accumulare scorte da utilizzare in un secondo momento. Questo permette a Scotty, quando è bello carico, di rendere fruibile l’energia che ha accumulato di giorno anche quando è buio. Quando è disponibile una fonte di energia elettrica è possibile ricare tutti gli strumenti ed accumulare riserve aggiuntive anche dentro Scotty. Il tutto in grazie ad un apparecchio molto compatto, poco ingombrante e del peso di 300 grammi.

Inoltre Scotty offre un opportunità che nessun altro carica batteria simile offre: il suo “deposito” di energia infatti può essere costituito sia da due batterie al Litio che da batterie ricarcabili standard, da due 2 a 4 batterie stilo ricaricabili AA  o ministilo AAA con un adattattore. Questo significa che Scotty ricarica direttamente anche le batterie degli apparecchi (vedi Gps, radio, ecc) o, “alle brutte”, può essere saccheggiato direttamente delle batterie senza dover aspettare i tempi di ricarica.  Oltre ad offrire un’ulteriore opportunità di impiego le batterie ricaribili sono molto più economiche e facili da reperire delle batterie al litio.

La E-Net, un distributore italiano di questa tecnologia, ha reso disponibile per la spedizione due Scotty Professional, il top della gamma in grado di offrire un elevata efficienza e durata e, cosa importante, sono disponibili tutti gli adattarori per le varie e differenti spine e spinette che mi eviteranno di pasticciare con fili e morsetti!! (…e cosa ancora più importante il software interno di Scotty gestisce in modo autonomo tutti i voltaggi evitando guai con gli apparati in ricarica).

Mi hanno detto che anche il Professor Rubbia ne ha uno e quindi vado tranquillo, credo che il piccolo Scotty ci darà soddisfazioni!!

[Per ulteriori informazioni sul viaggio in Ladakh visita la sezione dedicata]

By Davide “Birillo” Valsecchi published on: cima-asso.it
Gocce di rugiada scarlatta

Gocce di rugiada scarlatta

Personale pittura Jennifer Benigni
Personale pittura Jennifer Benigni

Con grande piacere posso annunciare la personale di pittura dedicata ad un giovane talento della nostra zona.

Jennifer Benigni è una ragazza di Canzo che con uno stile ed un tratto molto personale sta facendosi strada nel mondo dell’arte.

Ho avuto l’occasione di conoscere Jennifer grazie a suo padre. E’ infatti la figlia di Roberto Benigni, un caro amico, omonimo del famoso comico, che realizza qui ad Asso delle accuratissime miniature ferroviarie in un piccolo laboratorio del centro.

La mostra, intitolata Gocce di rugiada scarlatta, sarà allestita nel prestigioso Spazio Enzo Pifferi di Como, in via indipendenza 80, angolo via Diaz. L’esposizione rimarrà aperta dal 26 al 29 Marzo e l’inaugurazione si terrà giovedì 26 Marzo alle ore 19:00.

Io, come sapete, non sono un grandissimo esperto di arte. Di solito quello che mi piace lo considero bello e sorvolo, per delicatezza, su ciò che non mi convince. Per questo posso dirvi che le opere di Jennifer, oltre a piacermi,  sono veramente affascinanti ed anche i più esperti hanno riconosciuto a quest’artista grandi capacità ed un tratto molto particolare  in grado di connotarla in modo molto profondo. Forse giovane ma decisamente talentuosa ha fortissime potenzialità.

Spero di vedervi numerosi alla mostra di quest’artista che merita sicuramente di essere apprezzata e spronata nella sua crescita.

By Davide “Birillo” Valsecchi pubblished on  Cima-Asso.it
Arrivederci Signor Balbiani

Arrivederci Signor Balbiani

Sabato il Signor Alfonso Balbiani, decano della nostra comunità, si è spento all’età di 94 anni. Il Signor Balbiani è stato un raro esempio di buona volontà e dedizione, capace di mostrare dignità e presenza di spirito nonostante l’età avanzata. Noi lo abbiamo conosciuto come commensale taciturno ma incredibilmente acuto, capace di stupirci con i suoi racconti e le sue riflessioni piene d’esperienza ed acume.

Mitragliere da combattimento sui bombardieri da picchiata, gli Stuka, fu decorato con la medaglia di Bronzo. Instancabile lavoratore ha dato vita ad un’azienda meccanica ritirandosi dalle attività solo l’anno scorso. Rifiutò per ben due volte la pensione perchè con incredibile senso civico riteneva di non avere bisogno del sostegno dello Stato.

Lo Stuka ed il mitragliere di un bombardiere da picchiata!! è un articolo che scrissi su di lui a Gennaio. L’ultima volta che ci siamo incontrati si è alzato dal suo tavolo ed è venuto, cosa inconsueta, a salutare me ed Enzo. Ci disse, con la parlata nell’ elegante dialetto che lo contraddistingueva, che era un po’ stanco e che in fondo ne aveva viste abbastanza in vita sua. Ci ha salutato e se ne è andato,  questo solo la settimana scorsa.

Era una persona la cui bontà ed onestà traspariva dalla sua stessa figura. Mi mancherà poterlo salutare uscendo dalla trattoria. In bocca al lupo Signor Balbiani, arrivederci.

Davide Valsecchi

Il giro del mondo con l’Amerigo Vespucci

Il giro del mondo con l’Amerigo Vespucci

Nave scuola Amerigo Vespucci
Nave scuola Amerigo Vespucci

Ho sempre avuto un reverenziale rispetto per l’acqua ed ho imparato a nuotare solo a 24 anni. All’epoca persi completamente la testa per una ragazza di 22 anni, rossa , riccia ed ex atleta di nuoto sincronizzato. Le feci la corte per 2 anni e ne passammo insieme quasi 7. Dolce e scontrosa come il mare mi insegnò tutto quel poco che sò sulla vela, la subacquea e le creature marine. Per un montanaro come me i suoi ricci e le sue conoscenze erano un mondo nuovo ed affascinante da affrontare con virile coraggio.

Così nacque la mia storia con l’acqua che mi ha portato a conoscere persone nuove e diversi modi di relazionarsi con quest’elemento. Una di queste persone è Moreno.

Moreno, originario di Pontelambro, da qualche anno si è trasferito ad Asso con la sua famiglia e proprio ieri abbiamo trascorso la serata cenando in trattoria dalle Zie. Io e lui ci siamo conosciuti in Croce Rossa ad Asso dove  era l’autista del mio primo equipaggio 118. Io, lui e Simone, il marito di mia sorella e compagno di viaggio in Pakistan nel ’99, ne abbiamo viste di cotte e di crude sulla vecchia 031 (ZeroTreUno), l’ambulanza della nostra CRI. Dopo certe esperienze è impossibile non rimanere profondamente amici.

Moreno è realmente un personaggio particolare: fino all’età di 32 anni ha prestato servizio presso la Marina Italiana dopo essere entrato in accademia all’età di 16 anni. Per capire la qualità del personaggio basterebbe solo raccontarvi che all’età di 18 anni fece il suo “primo” giro del mondo navigando 18 mesi a bordo dell’Amerigo Vespucci, la famosa nave scuola della Marina Italiana costruita nel 1931 e dove la navigazione è condotta nel più completo rispetto della tradizione, con le vele in tela olona, le cime  sono tutte ancora di materiale vegetale e tutte le manovre vengono rigorosamente eseguite a mano scandite dai comandi impartiti dal Nostromo con il fischietto.

Quando comincia a raccontarmi i suoi viaggi non riesco a trattenermi dal ridere stupito ed affascinato da quello che mi racconta. Moreno ha fatto parte anche del corpo sommozzatori della Marina ed ha al suo attivo immersioni realmente impressionanti che solo con il supporto militare è possibile realizzare. Così ho provato a pavoneggiarmi con lui del mio neo-acquisito brevetto amatoriale di primo livello rilasciato dalla Nase. Come risultato ho ottenuto il racconto dei suoi 3 mesi trascorsi a bordo del Toti, il sommergibile italiano ora esposto nel Museo della Scienza e della Tecnica a Milano.

Io rimango sempre stupito quando incontro persone con esperienze così particolari e non posso che ringraziare la sorte per queste opportunità, sopprattutto perchè la caratteristica principale di questo omone è il gran cuore. Moreno infatti è uno dei fondatori dell’Associazione Vele nel Mare (www.velenelmare.com) che ogni anno organizza viaggi, crociere e charting con le imbarcazioni dell’associazione o degli armatori, sia nel mediterraneo che nel mondo. L’associazione conta ormai più di mille iscritti in italia e Moreno si è sempre impegnato per organizzare corsi ed attività in grado di coinvolgere i giovani, i bambini e le persone di tutte le età afflitte da disabilità fisiche o mentali. L’impegno per i giovani di Moreno è sempre stato più che ammirevole ed ora, che è papà di un bellissimo bambino di 6 anni,  è ancora più intenso.

Sembra che un nuovo personaggio speciale si sia aggiunto nello strano scenario della nostra piccola Asso ed ha una gran voglia di darsi da fare per insegnare a vivere la vela anche sui nostri splendidi laghi.  Cercherò di dare il meglio di me nell’aiutarlo in questo più che meritevole progetto.

Alla fine della cena, quando ormai la Zia era stufa di sentirci parlare di viaggi e mari incantati, quel gigante di Moreno mi guarda e mi dice con un gran sorriso: “Birillo, a Novembre ho 3 barche da sedici metri che da Las Palmas devono attraversare l’Atlantico seguendo gli Alisei per fare stagione ai Caraibi. Qualcuno deve portarle laggù, ti va di farti un giro?” Sto ancora ridendo!!!

By Davide “Birillo” Valsecchi published on Cima-Asso.it
Ecce Homo: Il processo a Cristo

Ecce Homo: Il processo a Cristo

Antonio Ciseri: Ecce Homo
Antonio Ciseri: Ecce Homo

“Ecce Homo” (Giovanni 19,5) è la celebre frase che  pronunciò Ponzio Pilato, allora governatore romano,  ai Giudei nel momento in cui mostrò loro Gesù dopo la fustigazione. Pilato, che riteneva Gesù innocente, lo fece flagellare credendo che quella potesse essere il massimo della pena che avrebbe dovuto infliggere.

Con insistenza il sommo Sacerdote Caifa ed  Erode, re della giudea, spinti da Anna,  il genero di Caifa ed un tempo anch’egli sommo Sacerdote, pretendevano da Pilato che Gesù venisse crocefisso ed ucciso. Avevano bisogno dell’approvazione di Pilato perchè il Sinedrio, il tribunale giudaico, non aveva l’autorità di infliggere la pena di morte sotto la dominazione romana. Solo i romani potevano esercitare lo ius gladii, il diritto di spada per mandare a morte un condannato.

Pilato fece flagellare Gesù e dopo averlo punito pronuiciò la sua celebre frase “Ecco l’uomo”, ma ciò non bastò a placare gli accusatori, rimandò allora Gesù a giudizio da Erode ma nemmeno questo gesto riuscì a farli desistere. Nel giorno di Pasqua i romani erano soliti rilasciare un prigioniero come atto di benevolenza e Pilato allora chiese al popolo se preferisse la salvezza di Gesù o di Barabba. Il popolo scelse, urlando a gran voce di crocefiggere Gesù. Pilato, lavandosi le mani di quel sangue che non aveva voluto spargere, condannò a morte il Cristo.

Questa è la storia che emerge dagli scritti e dai resoconti del processo. Ma qual’era l’accusa per cui doveva essere ucciso un uomo che, anche all’epoca, era considerato  tra i più rivoluzionari e straordinari? L’accusa era bestemmia e lesa maestà.

Gesù aveva apertamente e pubblicamente criticato le autorità religiose per il loro esteriorismo e formalismo accusandoli di ipocrisia, chiamandoli “ciechi e guide di ciechi” (Mt15,14), “serpenti e razza di vipere” (Mt23,33) e rivolgendo loro il celebre epiteto ingiurioso di “sepolcri imbiancati” (Mt23,27).
Anche la classe sacerdotale aristocratica che gestiva il culto e gli affari economici del tempio di Gerusalemme fu oggetto delle critiche di Gesù e  l’apice di questo scontro fu l’episodio della cosiddetta purificazione del tempio.
Gesù si era spesso posto allo stesso livello di Dio ed è questo il motivo formale che permise al Sinedrio di decretarne la morte per bestemmia.

La Lex Iulia maiestatis era una legge emanata nell’8 a.C. su impulso dell’imperatore Augusto, che riordinò l’intera materia del crimine di lesa maestà, cioè di qualunque offesa o minaccia arrecata alla figura dell’imperatore e quindi alla sua auctoritas. Pilato fece fustigare Gesù per questa colpa e si ritenne soddisfatto di tale pena.

Gesù fu ucciso per le accuse mosse dalle gerarchie religiose e politiche del tempo, il giudizio finale fu espresso “democraticamente” per acclamazione dal popolo che egli voleva aiutare. Quale spreco per il più rivoluzionario tra gli uomini d’occidente immolato alla mediocrità dei potenti e alla bestialità delle masse, quanto poco sembra  essere cambiato il mondo in questi duemila anni!!

Io ho una visione del mondo molto simile a quella panteista dove Dio è in ogni cosa, Dio non solo necessario per la creazione dell’universo, ma indispensabile perché l’universo “continui ad esistere”. Dio immanente nella realtà ma che allo stesso tempo la trascende (panenteismo). In unltima analisi noi “siamo” la materia di cui è composto Dio, noi “siamo” Dio e Dio stesso è ciò che noi siamo.

L’accusa di bestemmia è quindi per me ridicola così come tutta la discussione sulla natura divina o umana di Gesù. In quanto Egli parte della realtà, la sua stessa natura non poteva altro che essere divina, così come lo è quella di tutti. Mi piace pensare che Lui abbia compreso questo meglio di chiunque altro ed abbia lottato per mostrarcelo, per mostare, attraverso la sua morte, come vivere. Trionfa sulla morte mostrando la vita, ecco perchè è una figura cosi potente  nella storia umana.

Gesù è stato ucciso per l’ipocrisia e la stoltezza dell’uomo non per la sua natura divina, il suo immenso merito è quello di essere riuscito attraverso il suo sacrificio, profondamente eroico, a mostrarci questa verità.

Chiudo quest’articolo, forse un po’ complesso e che di sicuro mi porterà qualche critica, con un altro “Ecce Homo”. La prefazione tratta dall’autobiografia di un altro personaggio che “si mise a rovesciare gli idoli del tempio”: Nietzsche.

“Poichè prevedo che fra breve dovrò presentarmi all’umanità col più grave problema che le sia mai stato posto, mi pare indispensabile dire chi sono. Io non sono affatto un orco, un mostro di immoralità: sono il contrario di quella specie d’uomo che finora é stata onorata come virtuosa. Sono un discepolo del filosofo Dioniso, preferirei essere un satiro piuttosto che un santo.  L’ultima cosa che io mi sognerei di promettere sarebbe di migliorare l’umanità. Io non innalzo nuovi idoli; gli antichi forse potrebbero imparare da me che cosa significhi avere i piedi d’argilla. Rovesciare gli idoli- così io chiamo gli ideali- ecco il mio compito. Chi sa respirare l’aria che circola nei miei scritti, sa che é l’aria delle grandi altezze, che é un’aria fine.  La filosofia nel senso in cui finora l’ho interpretata e vissuta io, é libera vita tra i ghiacci, in alta montagna, é la ricerca di tutto ciò che vi é di strano e di enigmatico nell’esistenza, di tutto ciò che finora era inibito dalla morale”

Spostare il proprio punto di vista può portare alla follia o all’illuminazione. Staremo a vedere…

by Davide “Birillo” Valsecchi published on Cima-Asso.it
La Settimana di Asso n°2

La Settimana di Asso n°2

La Settimana Di Asso n°1
La Settimana Di Asso n°2

Ecco il Sabato mattina, il primo di questa Primavera. Il marcato di Asso già affolla la piazza riscaldata da un sole caldo e mi affretto a pubblicare “La settimana” prima di uscire.

La cosa curiosa, per gli appassionati di numeri, è che la seconda raccolta di articoli che abbiamo battezzato “La Settimana” è il 202° articolo di Cima-Asso, sito che tra poco più di due mesi, il 20 maggio, compierà il suo primo anno di attività.

La Settimana di Asso n°2

La raccolta settimanale degli articoli di Cima-Asso.it

14Marzo – 21 Marzo 2009

Venerdì 20 Marzo – Asso fa la cravatta ai Presidenti Usa!!
Pierangelo Masciadri, stilista assese rinnomato a livello internazionale per le cravatte indossatte da due Presidenti degli Stati Uniti da lui realizzate.

Giovedì 19 Marzo – 19 Marzo: Zanna Bianca e la Festa del Papà
Gli auguri per la festa del Papà attraverso i ricordi ed i libri di avventura che mi leggeva con tanto affetto e pazienza quando ero piccolo.

Mercoledì 18 Marzo – Como&Dintorni:«In Oriente con Asso»
La rivista “Como & Dintorni” pubblica un articolo di presentazione della nostra spedizione, tutta assese, in Tibet.

Martedì 17 Marzo – CAI Asso: Alpinismo Giovanile 2009
Arriva la primavera ed ecco al via una delle tradizioni della nostra Asso che si ripete ogni anno: l’Alpinismo Giovanile del CAI Asso.

Lunedì 16 Marzo- Ponte Oscuro ed i Volontari della Protezione Civile
Proseguono i lavori dei Volontari della Protezione Civile di Asso lungo gli argini dell’Orrido di Ponte Oscuro.

Domenicà 15 Marzo – Le idi di Marzo e la tristezza di Cesare
Il calendario Romano, l’arrivo della Primavera, il modo del sole e della luna raccontati nel giorno dell’uccisione di Giulio Cesare

NotaBene. In un mondo complesso e strano come il nostro tocca aggiungere questo:

L’aggiornamento non ha natura periodica, perciò non è soggetto a normativa di legge 47/78, richiamata dalla legge 62/2001. Comunque se in piazza c’è il mercato La Settimana di Asso la trovate on line =)

By Davide “Birillo” Valsecchi published on Cima-Asso.it

Asso fa la cravatta ai Presidenti Usa!!

Asso fa la cravatta ai Presidenti Usa!!

Pierangelo Masciadri
Pierangelo Masciadri

A volte mi sembra che Asso sia il cuore del deserto, un paese condannato alla tristezza che come ultimo atto prima della morte termica esala l’ultimo interminabile lamento. Questo sopratutto perchè alle volte anche io mi faccio sopraffare dall’incredibile schiera di male lingue che nulla hanno di meglio da fare se non disseminare la propria tristezza e mediocrità.

Quando succede questo mi infilo  in trattoria dalle Zie alle sei di sera e mangio solo come un vecchio d’altri tempi cercando di digerire lo sconforto. Ma se la Giusy è in “luna buona” allora attacca a raccontarmi qualche storia che il più delle volte si rivela un ottimo spunto per ritrovare lo slancio e scrivere qualcosa di interessante.

Quello che ho scoperto oggi è che uno dei nostri concittadini assesi è un apprezzato artista del tessile a livello internazionale: Pierangelo Masciadri.  Uno stilista della seta che unisce l’eleganza del tessuto pregiato al design ispirato dall’arte e che espone le proprie creazioni in un rinomato Showroom a Bellagio.

Nel 1992  Pierangelo Masciadri raggiunge la notorietà come stilista dopo aver disegnato la cravatta che Bill Clinton indossò il giorno in cui venne eletto Presidente degli Stati Uniti. Da quel momento Masciadri ha avuto riconoscimenti importanti dagli uomini più potenti e famosi del mondo.

Nel 1995, in occasione della mostra “I Goti”, evento internazionale, disegna e produce una collezione che ha tra i suoi più fervidi estimatori il Principe Ottone d’Assia. Nel 1996 disegna e produce una collezione sul Codice Leicester di Leonardo Da Vinci da poco acquistato da Bill Gates, il quale in una lettera esprime la sua ammirazione per l’interpretazione artistica del prezioso manoscritto. Sempre una sua creazione è anche la cravatta che il Presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha indossato nella campagna elettorale 2004 durante il primo dibattito televisivo contro Kerry, cravatta della collezione dedicata ai “Mosaici Romani”. Il Presidente Bush ha espresso il suo apprezzamento in una personale lettera di ringraziamento.

La cravatta di Bush è fatta ad Asso!!!
La cravatta di Bush è nata ad Asso!!!

Nel 2006  realizza una collezione dedicata ai delfini ispirandosi alla mitologia greca, Erodoto, alla letteratura latina, Plinio il Vecchio, alla stampa, Aldo Manuzio, e alla pittura rinascimentale, Andrea Mantenga e Giulio Romano. Tale collezione viene donata al Principe Alberto II di Monaco, testimonial mondiale per la salvaguardia e tutela dei cetacei, il quale pubblicamente si complimenta non solo per la raffinatezza delle sete, ma anche per l’alto contenuto delle cravatte.

E sapete la cosa che più mi diverte? Che andando in giro per Asso capita di incontrare aviatori, esploratori, ingegnieri ed inventori, entri in trattoria e ti trovi al tavolo con scrittori o musicisti e quando meno te lo aspetti ti ritrovi a chiacchierare con qualcuno che scrive e riceve lettere dai Presidenti Americani.

A quel punto il nostro paese, che fino ad un attimo prima mi sembrava il deserto, diventa il cuore stesso del mondo e non posso che ringraziare tutti quei pessimisti il cui sordo abbaiare non fa che rendere ancora più speciali queste mie piccole scoperte. Ringrazio il signor Masciadri e tutti coloro che con impegno, passione e creatività hanno saputo fare la differenza e legare il nostro territorio ad esempi di eccellenza.

by Davide “Birillo” Valsecchi published by Cima-asso.it
19 Marzo: Zanna Bianca e la Festa del Papà

19 Marzo: Zanna Bianca e la Festa del Papà

Jack London in klondike - 1897
Jack London in klondike - 1897

Il 19 Marzo si celebra la tradizionale festa del papà, io nonostante gli anni sono ancora troppo scapestrato per una simile responsabilità e, soprattutto, difetto anche di una potenziale mamma. Tuttavia, essendo da poco diventato zio, non posso che fare gli auguri a tutti i novelli padri e a tutti coloro che portano avanti il difficile ruolo di genitore.

Ovviamente faccio gli auguri anche a Paolo, il mio Papà. Io sono il primogenito di tre fratelli di cui l’ultimo, Francesco, ha solo 16 anni ed ha 16 anni meno di me che, quest’anno, ho il doppio dei suoi anni (coincidenza curiosa!!). Mia mamma, Nuccia, si è purtroppo spenta due anni fa per una malattia e da allora “il vecchio” ha saputo portare avanti da solo tutta la famiglia con grandissima forza e capacità.

Io e lui litighiamo più o meno amichevolmente da almeno quindici anni ma, nonostante i rispettivi brontolii, spero sappia quanto affetto e quanta stima provi per lui. Ogni tanto Lui sembra un buco nero in grado di inghiottire l’entusiamo ma la sua esperienza difficilmente tradisce il suo giudizio ed il suo punto di vista è qualcosa che ho imparato a rispettare.

Nonostante gli anni, le esperienza belle e brutte che ho affrontato, i piccoli momenti di gloria e le cocenti delusioni, sono in grado di sostenere il giudizio e le critiche di chiunque tranne le sue. Credo (spero) sia così un po’ per tutti i figli perchè quando gli sottopongo una delle mie stravaganti idee mi sento sempre come un ragazzino di sedici anni che chiede il permesso di uscire la sera, questo nonostante le centinaia di prove ed avventure che ho condiviso con lui.

Tuttavia confesso che questa strana sensazione un po’ mi piace. Ora forse vi sembrerà sciocco ma uno dei più bei ricordi d’infanzia sono le storie che mi raccontava quando ero piccolo prima di addormentarmi. Stretto nelle mie coperte non mi raccontava favole per bambini ma bellissime storie di animali e d’avventura tratte dalla vita vera o dai grandi classici di Jack London o di Melville. Il meraviglioso Vecchio e il Mare di Hemingway letto e spiegato ad un appassionato bimbetto di 6 anni che ribolliva di rabbia ad ogni pezzo di marlin che quel maledetto squalo rubava al Vecchio. Ma oltre a Zanna Bianca e Moby Dick c’era anche una grande libro giallo che conteneva la descrizione di tutti gli animali, grandi o piccoli, e per ognuno di essi vi era un racconto. Alla faccia dei tre porcellini  io imparavo la meraviglia e la tragedia della vita attraverso le storie di animali ed uomini spesso in lotta tra l’altro o fedelmente alleati.

Quando sono stato un po’ più grande mi ha dato da leggere un piccolo libro blu con la copertina in stoffa che apparteneva al Nonno Nino e che avevo il dovere di conservare al meglio senza rovinarlo o peggio ancora perderlo. Il libro era Caccia Grossa in Africa scritto da quella straordinaria figura che fu Alexander Lake. Il titolo del libro, edito nel 1951, forse disturberà gli ambientalisti ma posso garantirvi che non troverete mai tanta natura e tanto amore per essa in nessun altro scritto. Per ogni animale africano riporta l’incredibile esperienza di un uomo che negli anni 30 attraversava un continente selvaggio a contatto con gli animali più selvaggi ed affascinanti del pianeta. Un mondo dove la realtà risplede fulgida e la forza della vita batte violenta in storie di animali ed uomini d’altri tempi. Un classico meraviglioso che ha saputo affascinare tutti coloro, uomini o donne, a cui ne ho consigliato la lettura.

Vorrei dedicare al mio papà, per la sua festa, le prime dieci righe di questo libro perchè tra i tanti maestri che ho avuto lui è sicuramente quello a cui sono più grato:
“John P.whorther, proprietario di miniere nel Colorado, andò a caccia grossa in Africa. Una mattina del 1937 si trovò a faccia a faccia con un leone. Whorther, eccellente tiratore e per di più dotato di molto sangue freddo, imbracciò il fucile e sparò. Colpì nel segno voluto, ma commise un «piccolo» errore. Due secondi dopo era morto, con i denti del leone conficcati nel cranio.
L’errore di Whorter era dovuto ad ignoranza. Egli mirò nel centro della criniera, sopra la testa del leone. E proprio in quel punto arrivò la pallottola, passando da parte a parte quella magnifica massa fulva di pelo. Whorter non sapeva che il leone è praticamente senza fronte e che il pelo che ha sulla testa non è altro che pelo.”

Il libro prosegue in una lunga serie di «piccoli» errori fatali prima di addentrarsi nella foresta e nella descrizione di avvincenti storie che hanno come protagonisti  lo scrittore alle prese con elefanti, babbuini, coccodrilli o rinoceronti in uno stile diretto ed efficace che trasmette tutta la vibrante esperienza diretta del suo autore.

Auguri Papà!!!

by Davide “Birillo” Valsecchi pubblished on Cima-Asso.it
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