Pontelambro, il treno e lo scemo del villaggio

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Domenica 12 Ottobre, più o meno verso le sei di sera, sentivo la sirena dei pompieri richiamare i volontari per un emergenza. La storia che ne segue ormai è nota a tutti: qualche “asino” ha avuto la brillante idea di mettere nei guai il treno della Nord piazzando una grata sui binari. Il risultato è stato un mezzo deragliamento in galeria che fortunatamente non ha causato nè feriti nè danni ingenti.

Dicono che siano stati dei ragazzi ed in effetti sembrava la classica stupidata da adolescente che “funziona” oltre lo scherzo voluto.

Ho trovato un filmato in rete, pubblicato da youreport.it, dove il signor Roberto Ceresoli, vice-direttore Ferrovie Nord, fa interessanti rivelazioni sull’accaduto: lo scemo del villaggio si è dato da fare per studiare il piano e non era al suo primo tentativo.

Fortunatamente il treno non è così vulnerabile come si può credere, solo un vagone ha sbordato mentre il resto del convoglio è rimasto in sede.

A conclusione della storia pubblico un articolo comparso su LaProvincia 3 giorni dopo l’accaduto.
Alla fine il “grande sabotaggio” è stato opera di due pischelli che hanno esagerto e stavano per combinarla grossa oltre il dovuto. I due “mocciosi” hanno 14 anni e sto giro l’hanno combinata grossa. Fortunatamente non si è ferito nessuno ma meritano una strigliata, devono rimediare facendo ammenda in modo concreto.
Ma proprio perchè sono “mocciosi” tocca alla maturità di chi si considera adulto comprendere e saper correggere.

Da LaProvinciaOnLine del 15 Ottobre 2008

Il vandalo numero uno vive nei dintorni della stazione di Ponte Lambro. Esce di casa a testa bassa, il cappuccio delle felpa tirato fin sopra agli occhi, il papà al suo fianco, gli agenti della Polizia dall’altra. Quattordici anni, ancora lontanissimo dalla maggiore età che è il requisito necessario per poter finire con nome e cognome sul giornale, neanche grande abbastanza per essere arrestato, eppure già nei guai perché con quello che ha combinato poteva anche aver causato una strage. Quattordici anni e già qualcosa da spiegare alla caserma della Polizia locale di Canzo. Gli agenti della squadra mobile e della polizia ferroviaria di Milano gli dicono che lo stanno portando via come persona informata dei fatti. Lui domenica pomeriggio era sul treno deragliato, giura. Sa solo quello che sanno gli altri. La nonna e la sorella sono tranquille. Solo a sera tarda sapranno la verità.
Il vandalo numero due vive a Crevenna, frazione di Erba, uno dei portoni direttamente sulla strada. A Ponte Lambro lo conoscono tutti. Finisce in caserma pure lui. Stesse accuse, stesse domande. «Dov’eri domenica? Cos’hai fatto? Sei stato tu che hai preso le grate e le hai messe sui binari?».
Il vandalo numero uno e il vandalo numero due vorrebbero dire di no, che non stati loro, che ne sanno quanto gli altri, che loro quelle cose non le fanno, che hanno un alibi, che erano sul treno e ci sono perfino testimoni che li hanno visti arrivare insieme agli altri dalla massicciata. È da domenica che mantengono il segreto. Non l’hanno confessato a nessuno. Hanno dormito e mangiato normalmente. Così almeno è parso ai loro genitori. Avevano già sistemato un’altra grata. Il treno era arrivato, gli era passato sopra, aveva fatto un gran botto e nessuno aveva detto niente. Stavolta no. Stavolta il treno è deragliato. Il vandalo numero uno e il vandalo numero due alla fine confessato:«Siamo stati noi. L’avevamo già fatto». Li portano in caserma alle quattro e mezzo, li rimandano a casa solo quando in cielo c’è la luna.  Pensavano di farla franca, a 14 anni, non vedi il pericolo, ma solo il divertimento. E il divertimento era vedere quel treno che faceva saltare per aria la grata, poi mischiarsi ai passeggeri e fingere stupore e indignazione.

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