Lo Stuka ed il mitragliere di un bombardiere da picchiata!!

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Picchiarello lo Stuka italiano
“Picchiarello” lo Stuka italiano

Se avrete la pazienza di seguire questa mia storia fino alla fine vi prometto che ne avrete soddisfazione. Lasciate però che vi parli prima di un aereoplano della seconda guerra mondiale, lo Stuka.

Questo era il nome con cui veniva chiamato lo Sturzkampfflugzeug, letteralmente “aereo da combattimento in picchiata”. Uno dei migliori bombardieri di precisione del secondo grande conflitto in uso presso l’esercito tedesco.

Lo Stuka puntava il proprio bersaglio a terra e si lanciava in una frenetica picchiata in grado di raggiungere un accellerazione di oltre 6 G prima di sganciare con precisione il proprio ordigno e cabrare di nuovo verso l’alto. All’epoca non vi erano le moderne tute a compressione differenziata e non vi era tecnologia in grado di ostacolare il brusco deflusso del sangue dovuto alla fortissima accelerazione verso l’alto. Il pilota , quindi, tendeva a svenire al culmine dello sforzo.

I progettisti tedeschi risolsero il problema realizzando un sistema di richiamo automatico della barra, da attivarsi prima della picchiata, capace di riportare in quota l’aereo dopo l’attacco dando il tempo al pilota di riprendersi. I piloti dello Stuka dovevano essere pronti ad una folle picchiata alla cieca!

L’aeroplano ospitava due militari, un pilota ed un mitragliere di coda. Nel 1939 anche l’allora governo Italiano si interessò a questa formidabile aeromobile e riuscì ad ottenerne dalla Germania un lotto di 50 esemplari a cui fecero seguito altri esemplari durante la guerra fino ad un totale di 159 apparecchi. Nonostante la sua tremenda efficacia come bombardiere era tuttavia un aereo piuttosto vulnerabile, lento e poco manovrabile rispetto ai caccia alleati e, senza un adeguata protezione, era facile preda tra i cieli.

Questa è la fine della premessa ed ora comincio a raccontarvi la storia vera e propria. Manco a farlo apposta inizia in trattoria da “Le Zie”. Tra le persone che pranzano abitualmente con me vi è un signore molto anziano con due profondissimi occhi azzuri. Alla venerabile età di 92 anni viene in trattoria da solo accompagnato solo dal suo bastone, si siede e mangia con un appetito da lupo nonostante gli anni.

Il suo nome è Alfonso Balbiani, parla poco ma quando comincia a raccontare, rigorosamente in dialetto,  è molto difficile non esserene affascianti.

Il signor Balbiani era durante la seconda guerra mondiale era uno dei mitraglieri di coda degli Stuka in forza all’Aviazione Italiana nella guerra in Libia. E’ stato insignito delle medaglia di Bronzo per meriti in combattimento ed un bel giorno, nel più irreale silenzio della trattoria, ci ha raccontato l’incredibile combattimento aereo che gli è valso tale onoreficienza. Uno scontro tra i cieli durato oltre mezz’ora tra l’apparecchio del Signor Balbiani, rimasto isolato, e la squadriglia di caccia alleati che ha cercato di abbatterlo.

Ci ha descritto, sempre in rigoroso dialetto, tutte le componenti del suo aeroplano, la disposizione delle parti corrazzate ed il funzionamento del suo mitragliatore. Non credo di avere la forza narrativa per rendere giustizia a quel racconto, posso soltanto dirvi che riuscì a sfuggire alla squadriglia nemica e ad abbattere uno degli areoplani che gli davano la caccia. Con i suoi vivi occhi ed il suo sorriso ci ha raccontato come ha abbattuto l’aereo nemico spiegandocelo con disarmante semplicità (in dialetto): “Il mio pilota era bravo, riusciva a volare basso quasi a filo del terreno. Gli altri non riuscivano a fare altrettanto e per spararci dovevano venire giù in picchiata, prenderci di mira, farci fuoco contro e poi rialzarsi in fretta. Ma lo stuka era robusto, aveva la corrazza ed io mi nascondevo dietro la mitraglia quando sparavano. Quando tiravano su il muso io li vedevo lì, belli, con le ali contro il cielo e tutta la pancia scoperta. Era come sparare alle anatre. Uno l’ho colpito bene, è precipitato cadendo nel deserto. Alla fine siamo riusciti a tornare alla base con l’aereo. Ci è andata bene.”

Sorride nei suoi 92 anni mentre io mi domando quanto sia spaventoso battersi per la vita in un duello aereo sui cieli di Libia, sparando alle “oche” dopo che ti hanno sventagliato di piombo l’aereoplano. Trenta minuti sono un eternità!!

Non potevo non tributare un articolo a questa storia e al Signor Balbiani, al di là della guerra e dei suoi anni è realmente una persona ammirevole con un senso civico ed una morale d’altri tempi. Tornato dal conflitto ha infatti lavorato come apprendista e con pazienza è riuscito a realizzare a Canzo un’officina meccanica specializzata nella realizzazione di componenti per auto, l’Officina Meccanica Balbiani appunto. Nonostante l’età ha sempre seguito l’attività fino al momento della chiusura avvenuta all’inizo dell’anno. Ora si annoia un po’ dice.

Ciò che sconvolge di questa figura, forse romantica e forse d’altri tempi, è che nonostante la sua età abbia rifiutato per ben due volte la pensione che tutt’oggi non percepisce. “Non ne ho bisogno. Che il governo la dia a chi serve“. Un senso civico inusuale nella vorace era moderna!!

Il Signor Balbiani è sicuramente il decano della trattoria ma il suo esempio ed il suo schietto modo di fare deve essere di insegnamento. Complenti Signor Alfonso, come usa dire sempre lei: “Finchè siam qui andiam bene!

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