Asso: la frana di Scarenna

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La frana di Scarenna
La frana di Scarenna

Questa mattina è venuta giù la montagna, letteralmente. Fortunatamente ci si può anche scherzare sopra perchè, nonostante fossero da poco passate le otto e mezza del mattino, nessuno è rimasto coinvolto nella frana che è venuta a basso tra Asso e Caslino, a fianco della palestra di roccia di Scarenna e prima del ponte nuovo.

Io ed Enzo siamo passati a fare due foto prima di pranzo. I vigili del fuoco erano ancora a far rilievi e credo che ci vorrà del tempo per sistemare quel macello. Un sperone di roccia si è lasciato andare ed ha praticamente “grattuggiato” tutto il fianco della montagna trascinando tutto sulla strada che, per via dei grossi massi, è praticamente esplosa sotto il peso. Che botta!

Bisognerà capire quando e se si potrà cominciare a sgombrare la strada dai massi e vedere che decideranno di fare poi. Enzo scherzava dicendo che è stato il contraccolpo di Haiti ma le frane, nella nostra valle, continuano ad aumentare. Se pensiamo al sasso che, proprio di rimpetto, è venuto a basso da Cranno vicino al mercato di Canzo meno di una settimana fa possiamo farci un idea dei “sassoni” che hanno cominciato a muoversi in valle.

Fino ad ora nulla di grave, fortunatamente nulla di irreparabile. La strada per Caslino c’è sempre stata , come testimonia la grotta usata dai tedeschi per presidiarne il passaggio durante la seconda guerra, non si può parlare di imprudenza nel tracciato. Tuttavia gli abitanti delle case che, senza troppa accortezza, sono state costruite a ridosso della roccia non hanno da star tranquilli:“Non l’avevate vista la montagna prima? Non vi siete mai chiesti perchè nessuno avesse costruito prima nella piana di Scarenna?”.

Speriamo bene perchè, sempre come mi ha salomonicamente fatto notare Enzo, stanno succedendo “cose strane” con tutte queste frane e di solito “non c’è due senza tre”. Serve tenere alta l’attenzione, speriamo che l’inverno finisca senza altre sorprese e che la primavera ci permetta, con calma, di capire perchè le nostre calcaree montagne appaiono così fragili quest’anno.

Davide “Birillo” Valsecchi

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