Fabrizio Musa: Sogno e Cinema

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Fabrizio Musa è un artista comasco. Potrei raccontarvi che ha esposto alla Sede del Parlamento Europeo a Bruxelles, alla Biennale di  Milano e al Wooster Projects Gallery di New York. Potrei anche parlarvi dei due giganteschi wallpainting realizzati a Como e dei suoi pezzi battuti all’asta di Sotheby’s. Potrei parlarvi di architettura e di omaggi al grande Terragni ma, in fondo,  non ho voglia di snocciolarvi la sua biografia.

Per me Fabrizio è un grande amico di Enzo e spesso passa a trovarci al Café des Artistes della Vallassina, da “Le Zie“. Nonostante i successi che raccoglie a livello internazionale è molto alla mano e per questo, sebbene avessi  una certa soggezione iniziale, è sempre stimolante e divertente chiacchierare con lui.

Le sue opere,  dedicate all’architettura con il suo inconfondibile stile bianco e nero, mi sono sempre piaciute. La sua tecnica permette di assaporare gli spazi creando al contempo un mondo impalpabile fatto di dettagli in contrasto. E’ la mente, l’occhio ed il cuore dell’osservatore che decodificano i tratti con cui  Fabrizio delimita le forme. Un’illusione fumosa in cui immergersi alla ricerca della luce e delle ombre  e da cui far emergere ciò che lui non ha mostrato ma che, a suo modo, ognuno di noi riesce a vedere.

Grande appassionato di cinema ha dedicato una serie di opere proprio al grande schermo e ai suoi mostri sacri. In questo caso il salto che compie la mente è ancora più evidente: nei volti dei grandi attori è già contenuto un messaggio che, grazie al carisma e alla fama dei grandi film di cui sono parte, permette loro di impersonificare un ideale, una rappresentazione metafisica di un sentimento.

Lo sguardo pesto di Rocky, il Cacciatore e la Roulette Russa, Al Pacino, Le iene, Marlon Brando, Shining  o Kubrick: icone che cristallizzate in un fotogramma, private della distrazione del colore e sovracaricate con quella dimensione emotiva data dall’ultra-contrasto portano l’osservatore a perdere di vista l’immagine sulla tela contraendosi invece sull’idea che si forma nella  testa. Non osservate un opera ma bensì vi addentrate nello spazio che Fabrizio ha creato per voi, ognuno di voi: questo è quello che mi piace nel suo stile.

Questo Sabato, il 10 Luglio 2010, si terrà una mostra a Sarzana proprio sulle opere dedicate al Cinema [Evento Facebook]. Lo so perchè Enzo ci è andato e non mi ha portato! A me toccano le missioni in cui ci si sporca, ci si ammazza di fatica rischiando di ammazzarsi per davvero (che poi sono le mie preferite!!).

Così, per consolarmi, stavo giocando con le immagini della mostra realizzandone un piccolo video e, nello scegliere la musica, non ho potuto che omaggiare un’artista che ha saputo estremizzare il tratto ed il disegno fino a sviscerare dalla forma l’espressione di un idea: Frank Miller.

Miller, insieme ai disegnatori Todd McFarlane e Jim Lee, è uno dei più rivoluzionari autori di fumetti stutunitensi a cui il cinema in questi anni ha tributato alcune trasposizioni riuscendo però a  conservarne le carica visionaria. Anche Fabrizio, nei suoi pezzi dedicati a 300 e a Leonida, raccoglie e rimarca il potenziale comunicativo di un immagine che sappia spingersi oltre la forma.

La musica è infatti tratta da Sin City: un visionario viaggio tra contrasti in chiaro scuro dove il colore non rappresenta una rifrazione della luce ma un riflesso dell’anima.

Davide “Birillo” Valsecchi

Come Miller ebbe ocasione di far pronunciare al Jocker: “Io credo semplicemente che quello che non ti uccide ti renda… più strano.

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