Io, Lui ed il Serpente

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Un cugino di quello che ha quasi fatto fuori Enzo
Un cugino di quello che ha quasi fatto fuori Enzo

Se leggete “cima” da qualche tempo, oppure se conoscete Enzo, forse già saprete la storia del serpente che lo scorso anno lo morse alla gamba.

Il nostro artista, mosso da un istinto primordiale, si costruì una rudimentale fioccina e si mise a “pescare” a ridosso della bariera corallina che circonda l’isola di Zanzibar imbattendosi in uno dei più pericolosi serpenti di mare che popolano i mari tropicali: il Pelamis Platurus.

Non raccontammo nel dettaglio la storia via Internet sia per non allarmare parenti ed amici sia perchè non eravamo ancora del tutto consapevoli del grave pericolo che avevamo scampato.

Quando Enzo fu morso non venne subito a dirmelo (e questo ha evitato che gli incidessi la gamba!!) ma si recò dai pescatori a chiedere consiglio. I locali non gli diedero buone notizie ma gli fecero capire sostanzialmente questo: “se non muori entro mezz’ora non muori più”.

Enzo fece una cosa che rispecchia a pieno il suo modo di pensare: si sedette, ordinò una birra ed aspettò due ore prima di venirmelo a raccontare.

Quello che scoprimmo solo nei giorni successivi è che quel serpente, giallo e nero, è uno dei più pericolosi in assoluto ma ha una particolare caratteristica che porta gli indigeni a credere esistano due tipi di serpente: uno velenoso ed uno no. Pare infatti che il serpente abbia una dose limitata di veleno e che dopo averla cosumata per cacciare ne rimanga per qualche giorno sprovvisto: Enzo l’ha beccato mentre era “scarico”, altrimenti sarebbe morto.

Ora siamo nuovamente a Zanzibar, in un tratto di costa oceanica a nord di dove eravamo lo scorso anno. Qui non vi è spiaggia ma una scogliera in roccia corallina su cui le onde si rifrangono in modo violento. Per entrare in acqua c’è un piccolo pontile a sbalzo sul mare da cui ci si deve calare. La manovra però non è molto semplice perchè l’acqua è subito molto alta, quasi cinque metri, e si deve nuotare rapidamente verso il largo per non essere spinti dalle onde contro gli scogli.

Io ho imparato a nuotare grazie ad una nuotatrice di “sincro” figlia di un provetto sub e quindi, con la dovuta cautela, sono entrato in acqua in sicurezza. Anche Enzo sa nuotare ma lui e l’acqua “fonda” non vanno molto d’accordo e, ad aggravare lo scenario, ci si è messo pure un ragazzino che per poco non annegava per via delle onde e del vento forte. Quando, aggrappato ad un pilone, sono uscito dall’acqua io ed Enzo abbiamo deciso che il “primo bagno” lo avremmo fatto insieme il giorno dopo con la bassa marea.

Come deciso ci siamo trovati sulla scogliera: sei metri più sotto c’era il fondale e, per via della bassa marea, l’acqua era alta poco più di una quarantina di centimetri fino alla barriera corallina. Ci siamo calati lungo la roccia ed abbiamo cominciato ad avventurarci lungo l’asciutto fondo del mare. Io mi sentivo abbastanza stupido perchè, con l’intenzione di nuotare, mi ero portato persino le pinne.

Poco oltre una foresta di ricci di mare si estedeva una magnifica lingua di sabbia bianca ed acqua azzurra. Enzo, che era davanti a me, si era già sdraito sulla sabbia quando, all’improvviso, si è alzato in piedi: “Birillo c’è un’altro serpente!!” Io non ho un buon rapporto con i serpenti ed Enzo, sapendolo, non perde occasione di prendersi gioco di me con qualche scherzo: “Non fare il pirla. C’è davvero il serpente?”. Dal tono delle imprecazioni con cui rimarcava la verità compresi che il serpente c’era davvero.

Mi sono avvicinato ed Enzo me lo ha indicato: “Ca**o!! Ma c’è davvero!! Ma porca vacca!! E’ come quello dell’altra volta?!”.

Orbene, la nostra situazione era questa: con l’acqua alle ginocchia eravamo ad un centinaio di metri dalla riva con uno stramaledetto serpente di mare a meno di cinque metri dalle ciabatte. Normalmente sarebbe bastato fare un po’ di rumore battendo al suolo per farlo allontanare ma in acqua toccava  inventarsi qualcosa di diverso.”Tiragli un sasso e fallo scappare”: sulla terra ferma avremmo anche potuto colpirlo con una sassata ma, protetto dall’acqua, la sola opzione era tirare una pietra tra lui e noi e sperare si allontanasse. Quando il sasso ha colpito l’acqua abbiamo ottenuto esattamente il risultato opposto: il serpente, incuriosito, icominciò a venirci icontro ad una velocità impressionante.

Di tutte le scelte possibili abbiamo fatto quella (forse) più sbagliata: ci siamo girati e ce la siamo data a gambe!!!

La nuova situazione era questa: dispersi in mezzo ai ricci io ed Enzo evavamo spalla a spalla scrutando l’acqua, avevamo perso di vista il serpente e tutto ciò di inteligente che mi veniva in mente di fare era usare le pinne come improbabili parastinchi anti-serpente. La situazione era così comica che nonostante tutto ci siamo messi a ridere: “Tutte a noi!! Ed ora?”

Non c’è nulla di eroico in questo racconto ma c’è gente del posto che non ha mai visto in vita sua un serpente come quello e noi, dopo che Enzo è stato morso lo scorso anno, ne abbiamo beccato un’altro la prima volta che siamo tornati di nuovo in acqua!! Quella storia del fulmine che non cade mai due volte nello stesso punto non mi ha mai convito ma così mi pare persino esagerato!!!

Piano piano, e con una certa circospezione, siamo tornati a riva arrampicandoci di nuovo oltre la scogliera. Al sicuro sulla terra ferma ho guardato il mare osservando le donne che per pescare avanzavano nell’acqua bassa con la rete. Lo sanno che esistono serpenti come quello che avevamo appena visto ma, in fondo, non ci fanno mai caso ed alla fine non li vedono quasi mai e gli incidenti sono pochissimi. Io ed Enzo, al contrario, dopo la brutta esperienza dello scorso anno eravamo talmente guardinghi che ne abbiamo trovato subito uno: “chi cerca trova”.

Questo fa riflettere su quanto spesso il pericolo sia a noi più prossimo di quello che si creda e come, al contempo, spesso nemmeno ci sfiori. La logica non trova spiegazione in questo mistero che in parte ha partorito fedi e filosofie tra le più strane. Allo stesso modo, dopo che ne hai visto uno da vicino, non è difficile capire perchè in un modo o nell’altro il serpente sia uno degli animali più presenti nei miti delle più disparate culture in ogni parte del pianeta.

Non c’è due senza tre“: staremo a vedere…

Davide “Birillo” Valsecchi

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