1911: Giolitti e l’Italia in Libia

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Tripoli: corso Vittorio Emanuele Terzo
Tripoli: corso Vittorio Emanuele Terzo

“Per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano”

Questa è una delle frasi attribuite a Giovanni Giolitti, più volte presidente del Consiglio dei ministri  in un periodo storico dell’Italia legato al suo nome: l’età giolittiana.

Curiosa è la storia ed il suo rifluire come una ruota sul destino del nostro paese: Giolitti, il 29 settembre 1911, diede inizio alla conquista della Libia ed allo scontro con l’Impero Ottomano.

Il “Sublime stato ottomano” aveva la sua capitale ad Instambul, nell’attuale Turchia, e dominava gran parte dei territori affacciati al sud-est del Mediterraneo.

Doveva essere una guerra rapida ma si prolungò oltre le aspettative: per costringere l’Impero Ottomano alla resa fu necessario richiamare alle armi quasi mezzo milione di uomini ed occupare militarmente, con una serie di sbarchi, le isole del Dodecaneso, un arcipelago Grecia compreso tra l’odierna Turchia e l’isola di Creta a Sud, le Cicladi ad Ovest e l’isola di Samo a Nord.

Non era nemmeno la prima volta che italiani invadevano la Libia: nel 1146, una grossa flotta siciliana al comando di Giorgio d’Antiochia, ammiraglio di Ruggero II, partì da Trapani e conquistò la città di Tripoli che rimase sotto il Regno di Sicilia sino a fine secolo.

Nel 1912, quindi, gli italiani erano stabilmente in Libia e gradualmente il loro numero raggiunse il 37% della popolazione. Con il Trattato di Losanna del 1923 l’occupazione italiana fu riconosciuta ufficialmente a livello internazionale. Nella foto qui riportata si ha uno scorcio del Corso titolato a Vittorio Emanuele Terzo ed è curioso vedere la scritta GARAGE FIAT sull’insegna.

Con la sconfitta italiana nella Seconda Guerra mondiale nel 1946 Tripoli passava sotto il controllo inglese e tale sarebbe rimasta fino alla rivoluzione guidata da Gheddafi nel 1969: quello che oggi si proclama come il padre della rivoluzione di fatto divenne il discusso e contraddittorio dittatore della Libia.

Il 7 ottobre è celebrato ufficialmente dal Governo Libico, anno dopo anno, come il  “giorno della vendetta”. La commemorazione di quando, nel 1970, il Colonnello Gheddafi cacciò 20.000 italiani dal suolo libico espropriandoli di ogni bene.

Per motivi puramente economici nel 2008 l’Italia ha firmato un accordo “chiusura del passato” con cui il governo di Roma si è impegnato  a realizzare infrastrutture in Libia per un valore di 5 miliardi di dollari, tramite l’esborso di 250 milioni di dollari all’anno per 20 anni. Coloro che hanno tratto maggiore beneficio da questi accordi sono stati petrolieri, costruttori e sopratutto le Banche Italiane che ora hanno il Governo Libico tra i propri azionisti.

Gheddafi era un terrorista da ben prima che io nascessi. I suoi proclami, le sue gesta ed i suoi misfatti sono parte della mia infanzia così come i tentativi di porre fine a quella che  per l’occidente è sempre apparsa come follia. Ora massacra il suo popolo in rivolta: nessuno si lascierà scappare una simile occasione.

1911- 2011 Quest’anno, dove curiosamente ricorre il centenario di quell’impresa bellica di Giolitti, è iniziata “Odyssey Dawn”, Alba dell’Odissea, uno strano nome per una missione militare: « Narrami, o Musa, dell’eroe multiforme, che tanto vagò, dopo che distrusse la rocca sacra di Troia».

Non promette nulla di rapido…

Davide “Birillo” Valsecchi

Gheddafi? Spero lo ricorderemo così: Discorso Gheddafi (traduzione)

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