Il fallimento dell’Estremo Occidente

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«Noi, il popolo degli Stati Uniti, al fine di perfezionare la nostra Unione, garantire la giustizia, assicurare la tranquillità all’interno, provvedere alla difesa comune, promuovere il benessere generale, salvaguardare per noi e per i nostri posteri il bene della libertà, poniamo in essere questa Costituzione quale ordinamento per gli Stati Uniti d’America.»

Questo l’incipit della Costituzione degli Stati Uniti d’America, la carta che rappresenta la loro legge suprema. Quella americana è una costituzione annoverata tra le più antiche costituzioni nazionali scritte tuttora vigenti. Curioso è osservare che la più antica al mondo appartenga alla piccola Repubblica di San Marino ed è in vigore dal 1600.

Perchè sono andato a spulciare nella Costituzione USA? Perchè il 2 Agosoto, poco prima del mio compleanno, può succedere qualcosa che non  avrei mai ipotizzato: il più potente stato al mondo, e patria del capitalismo, rischia di fallire e di non poter più pagare nè i propri dipendenti nè i debiti pubblici.

«Dal crollo dell’Impero Romano, arrivando alla crisi europea dei debiti sovrani, la storia del mondo è costellata da avvenimenti tanto aleatori in teoria quanto virulenti in pratica.»

Il possibile Default Usa è una questione complicata che mischia interessi economici ma soprattutto politici che puntano a far saltare Barak Obama alle prossime elezioni. Inoltre il debito pubblico americano è stato acquistato ormai quasi per un terzo dalla Cina e quindi un petenziale default Americano darebbe una spallata anche ad oriente.

Ago della bilancia in questo momento sono gli esponenti del Tea Party che,  rifacendosi alla famosa ribellione contro le tasse Inglesi, sostengono la politica del “Tanto Peggio tanto meglio”: una curiosa espressione che appartiene tanto a Mosè, uno tra i più “repubblicani” della Bibbia, quanto a Nikolai Chernyshevsk, rivoluzionario socialista russo,  ironia bipartisan.

Come finirà proprio non lo so ma quello che mi ha stupito è l’intervento di Bill Clinton che, rispolverando una legge del 1868 emananta durante la guerra di Seccessione, ha proposto una possibile strategia al Presidente.

Ecco la legge in questione contenuta nel XIV EMENDAMENTO alla Sezione IV:
«Non si potrà contestare la validità dei titoli del debito pubblico degli Stati Uniti, legalmente emessi, nonché la validità dei debiti contratti per pagare pensioni e premi corrisposti per servigi resi al fine di reprimere insurrezioni o ribellioni. Ma, né gli Stati Uniti, né i singoli Stati potranno assumere a loro carico o pagare debiti oppure obbigazioni contratte per venire in aiuto di insurrezioni o ribellioni contro gli Stati Uniti, né risarcire alcuna indennità reclamata per la perdita o l’emancipazione di schiavi; ma tali debiti, obbligazioni e indennità saranno ritenuti nulli.»

Per comprendere da quale preistoria provenga questa legge basterebbe osservare come il XV Emendamento, redatto solo due anni dopo,  avesso lo scopo di assicurare il diritto di voto agli ex-schiavi.

Così il democratico Barak Obama cita il repubblicano Ronald Reagan: “Non preferireste ridurre il deficit chiamando a contribuzione quelli che non pagano abbastanza?” Ed in effetti il padre storico del movimento neoconservatore alzò diverse volte il debito pubblico USA durante gli otto anni del suo mandato.

Ma dall’altra parte il republicano John Andrew Boehner, 61° Speaker della camera dei rappresentanti e sostenitore di George Bush, ribadisce le proprio origini “di piccolo imprenditore dell’Ohio” stroncando con una frase l’intervento del presidente:“Più lo stato diventa grosso più gli americani diventano piccoli. Che il governo smetta di vivere al di sopra dei suoi mezzi, spendendo più di quanto incassa”.

Se il 2 agosto non trovano una soluzione per gli USA sarà il primo downgrading della sua storia, un evento che come un onda rischia di scuotere il globo terracqueo. Occhi aperti: qualcosa sta per accadere…

Davide Valsecchi

Mappa Limes - Rivista Italiana di Geopolitica
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