Driving to Kashmir

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[Led Zeppeling] Lascia che il sole picchi sul mio viso, che le stelle riempiano il mio sogno. Io sono un viaggiatore del tempo e dello spazio, per essere dove sono stato, per sedere con gli anziani di una razza gentile come di rado ne ha visto questo mondo.

Parlano di giorni dove seduti si aspetta, quando verrà tutto rivelato. Parole e canzoni di una grazia vivace. Il suono ha accarezzato le mie orecchie. Non c’era parola che io capissi ma la storia era chiara lo stesso.

Sono stato cieco, certo non lo nego, ero cieco. Ora tutto ciò che vedo è marrone: il sole brucia il suolo ed i miei occhi si riempiono di sabbia mentre scruto la terra desolata. Cerco di scoprire, di scoprire dove sono stato.

Oh pilota della tempesta che non lascia tracce, come i pensieri dentro un sogno, chi batte il sentiero che mi ha condotto in questo luogo, in questo deserto giallo?

La mia Shangri-La è dietro la luna estiva, io ritornerò ancora. Certo, quando la polvere di Giugno vola alta mentre ci si sposta attraverso il Kashmir. Oh Padre dei quattro venti, riempi le mie vele, attraversa i mari degli anni, senza scorte ma solo a viso aperto per fluttuare lungo gli stretti della paura.

Io vedo la mia strada. Quando vedo la mia strada tu dove sei? Mi sento così triste, così triste. Piccola, lascia che io ti porti laggiù, lascia che ti conduca laggiù.

I Led Zeppelin e la loro canzone “Kashmir” mi riportano alla mente i giorni sulle montagne tra il Pakistan, l’India settentrionale e la Cina. Mi ricordano la furiosa corsa in jeep tra Leh e Srinagar, attaverso i deserti del Kashmir. Questa è la storia di quei giorni, Leh-Srinagar Road: secondo round, mentre questo è il rock’n’roll degli Zeppelin!!

Davide Valsecchi

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