Leap into the Void

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“Caspita, mi piaciono molto le tue tette! Dirò qualcosa che gli si adatti. Noi portiamo la nostra visione ovunque andiamo. Se tieni la bocca chiusa te la mostrerò: noi tutti stiamo per morire, quindi vediamo di ubriacarci. Noi tutti stiamo per morire, quindi cerca di essere gentile…”

Questa è la traduzione dell’inzio della canzone di Slash e Iggy Pop, “We are all gonna die”, che stavo ascoltando mentre preparavo lo zaino per partire per il Congo. Iggy è il patriarca del Punk e, onestamente, alla sua età e con quella voce può permettersi più o meno quello che vuole, specie sulla chitarra di uno come Slash: “La vita è esigente ma io sono solo un barbone: se io la rispetto, ragazzo, mi sento stupido!”

La foto qui sopra invece è un opera dell’artista francese Yves Klein, “salto nel vuoto” del 1960. Quello che voglio provare a raccontarvi è la strana sensazione che “arriva” puntualmente prima di ogni viaggio e che l’esperienza non fa che accrescere. Forse questa canzone e questa foto possono aiutare a comprendere ciò che io chiamo “attrazione del vuoto”: uno stato d’animo tanto inquietante quanto esaltante, un misto di paura ed eccitazione. La mente corre ad esplorare i più improbabili scenari che dovranno essere affrontati, immagina situazioni e cerca soluzioni ed opportunità, prova a capire cosa serva nello ziano, cosa si possa recuperare in loco, cosa sia d’intralcio e ciò in cui si deve solo avere fortuna. La mente si tuffa nell’ignoto e cerca di precipitare con stile!

Ti senti come sulla rampa delle montagne russe, hai ancora qualche momento di traquillità quasi noiosa prima di essere catturato dalla gravità e cominciare ad urlare affrontando curve ed accelerazioni. Un attimo dopo la partenza sarai assorbito dagli eventi, ma ora sei solo in attesa di partire, inquieto e bramoso di vita perchè nessuno sa mai con certezza cosa accadrà. Hai bisogno di sentirti vivo, dannatamente carico e “pronto all’impegno”!

Mi ritrovo a pensare che in fondo non c’è alcuna differenza tra me e la peggiore delle scellerate rock star: lui guadagna di più mentre io sono “socialmente più accettabile”, entrambi abbiamo ciò che vogliamo ed entrambi sembriamo folli scriteriati che cercano di autodemolirsi.

Questa è la vita, tutti dobbiamo morire, è inutile risparmirsi: vale la pena darci dentro!

Dal 16 gennaio dovrò di nuovo giocare a scacchi con il destino per anticiparne le mosse: sarò responsabile dell’incolumità e della sicurezza della squadra e del raggiungimento degli obbiettivi del nostro viaggio ma, fino a quel giorno, è tempo di ROCK ‘n ROLL!!

Davide Valsecchi

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