Liberté, Égalité, Fraternité

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Io e padre Hugo eravamo sulla porta della piccola cucina della casa dei volontari. Lui aveva appena ricevuto alcune telefonate con cui cercava di ottenere visti e passaporti per alcuni bimbi che dovranno essere operati all’estero.

La sua difficoltà attuale, nonostante i buoni rapporti con le autorità, è la persistente instabilità politica dovuta alle recente elezioni. Kabila è stato infatti acclamato presidente ma in parlamento  è ancora in atto una feroce disputa sulle assegnazioni delle cariche di potere. Questo si ripercuote bene o male su tutta l’organizzazione statale creando grandi ritardi in ogni ambito burocratico.

Affrontando insieme la questione io e Padre Hugo ci siamo ritrovati a discutere di politica. Lui è nato in Cile ed ha studiato in Argentina durante il grande periodo rivoluzionario dell’America del Sud, è un uomo di religione ma credo abbia condiviso e tutt’oggi condivida gli ideali di ugualianza e trasformazione sociale che caratterizzavano quegli anni.

Con una punta di tristezza mi raccontava come ancora oggi la Democrazia rimane un miraggio per l’Africa e per paesi come il Congo. Secondo lui non è tanto colpa dei politici quanto della mancanza di volontà ed ideali del popolo, manca una classe culturale che, superati inevitabili egoismi, si faccia carico di trascinare la gente verso un cambiamento democratico.

L’argomento mi incuriosiva. Accompagnando i bambini alle scuole sulla collina mi era capitato di ascoltare una lezione in francese proprio sulla repubblica e sulla democrazia. Inoltre mi era capitato spesso di sentire i ragazzi, o anche altri adulti, discutere di politica nominando Kabila o Mobuto e dando vita a lunghi dibattiti. Mi sembrava che un certo interesse vi fosse nella gente ma, ahimè, Padre Hugo ha travolto tutte le mie convinzioni: “Sì, sì. Parlano. Parlano sempre, grandi discorsi fatti di niente e poi tutto resta uguale. Alla gente piace parlare ma nessuno fa”. Decisamente lapidario.

“Vedi, una volta in Africa la parola aveva un grandissimo valore. Tu non potevi parlare se non eri sicuro di quello che stavi per dire. Ora invece tutti dicono quello che vogliono e nulla conta più niente” ha proseguito il Padre ormai rassegnato a quella situazione.

In quel mentre si è unito alla nostra conversazione anche uno dei medici congolesi più fidati della pediatria e Padre Hugo ha chiesto anche a lui cosa ne pensasse della democrazia in Africa. Il medico, in francese, mi ha raccontato la sua: “Purtroppo l’Africa non ha la tradizione e gli ideali di democrazia che sono nati e che animano l’Europa. Per noi la strada sarà ancora lunga e dolorosa.”

Io li ascoltavo e non potevo che pensare all’Europa ed all’Italia. Il grande sogno europeo si sta mostrando sempre di più per la macchinazione economica che è diventato e l’Italia, l’unico paese al mondo dove tutti gli esiti dei referendum popolari sono puntualmente sovvertiti dalla politica, oggi è guidata non da un governo eletto dai cittadini ma nominato dalle banche straniere. Conoscendo questa realtà la mia tristezza era grande nel vedere quanto fosse mal riposta la fiducia di quel giovane medico.

“La legge del Bongo”, la legge del denaro, governa il mondo e non solo le selvagge sponde del fiume Congo.

Davide Valsecchi

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