Le coureur, l’enfant et l’oiseau

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Da queste parti mi chiamano “David le coureur”, Davide il corridore, ed il motivo è abbastanza divertente. Nella pediatria ci sono molti ragazzi tra i 10 e 12 anni che sono in salute e che frequentano la piccola scuola in cima alla collina. I ragazzini di quell’età sono una risorsa incredibile: sono gli unici che sanno sempre cosa accade, sono quelli che conoscono tutti i sentieri e le stradine che gli adulti ignorano e sono quelli spesso più disponibili a darti un aiuto. Non ultimo sono i più divertenti se in fondo ti senti un po’ bambino anche tu.

Conquistarli però non è poi così facile. Spesso fanno i gentili ma ti prendono in giro e sono pronti a fartela appena ti giri. Se vuoi essere sicuro di averli dalla tua devi diventare il “capo branco”, devi conquistare la loro piena stima e fiducia e, per farlo, devi sfidarli e batterli sul campo: questa è la dura legge della giungla!

Giorni fa mi sono quindi avvicinato al gruppetto dei più scapestrati: “Vediamo chi arriva prima al cartello?” Sissignore, una sfida di corsa in piena regola perchè non è con le chiacchiere che si diventa il capo branco! La distanza era sui settanta metri: abbastanza per distendermi e non troppo lunga da diventare impari per la loro età.

I ragazzi ridevano e facevano capannello mentre tracciavo nella sabbia la linea di partenza. Tre, due, uno ….VIA! I pischelli partono bene ma io sono allineato e sui venticinque metri i miei piedi si fanno leggeri ed il busto coordinato. Loro invece iniziano a perdere le scarpe e a scordinarsi nella foga. Lascio “Piccola Africa” alle mie spalle e li aspetto al traguardo dove arrivano stupefatti ed esausti.

Io ho 35 anni ma ho ancora un certo scatto nelle gambe e quando mi distendo divento un treno. Inoltre se si corre sulla sabbia i mei scarponi con la suola in vibram ed i lacci fino alla caviglia sono un vantaggio che rasenta la scorrettezza se gli avversari sono a piedi nudi.

Comunque ora sono il “capo branco” e questo significa che si sbracciano a saltuarmi quando passo, che ubbiscono quando dico loro cosa fare e che si offrono volontari ogni volta che possono aiutarmi. Essere il capo ha i suoi vantaggi!!

Ieri stavo facendo il giro per la pediatria studiando gli effetti dell’erosione sui fianchi della collina. Mentre mi districavo tra i bambù sbuca alle mie spalle il piccolo Samuel. Samuel era arrivato secondo e questo in effetti gli aveva dato un certo prestigio, inoltre ogni volta che può mi corre incontro cercando di aiutarmi: credo gli piaccia farsi vedere amico del “capo” e così cerco di dargli corda quando posso.

Mentre proseguivo nei mei rilievi, Samuel al mio fianco, ci siamo imbattuti in una grande fossa molto profonda riempita con rifiuti e sterpaglie. Incredibilemente sul fondo c’era un ampio telone di plastica trasparente sotto il quale si agitava prigioniero un piccolo uccellino.  Come avesse fatto a rimanere intrappolato era per me un mistero ma di sicuro era parecchio che tentava inutilmente una via di fuga.

Scendere nella fossa per me però era un problema: il mio peso mi avrebbe fatto affondare in mezzo a quella schifezza rendendo difficile e pericoloso il salvataggio. Cercavo quindi una soluzione alternativa quando il piccolo Samuel se ne esce in francese: “Vado io! Vado io!”.

Guardo il piccolo e poi la fossa: può funzionare in effetti. In qualsiasi parte del mondo calare un bambino in una buca colma di rami e rifiuti costerebbe forse l’arresto ma il piccolo Samuel era determinato al salvataggio. Così, mentre lo reggevo calandolo dall’alto, è riuscito ad afferrare il piccolo uccellino prigioniero. Un’ultimo sforzo e via:  entrambi fuori dalla fossa mentre Samuel mi mostra soddisfatto il suo uccellino.

“Bravo Sammy Boy!” Trionfante si è fatto fotografare ed ha insistito affinchè mostrassi il suo eroico gesto a chiunque incontrassimo lungo la strada. Così, per farlo contento, ecco a anche voi l’eroico Samuel e l’uccellino prigioniero!

Davide Valsecchi

Nb: dopo la foto il piccolo Samuel ha diligentemente liberato l’uccellino battendo allegro le mani  nel vederlo volare via. Ha davvero la stoffa per essere un buon “vice”!

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