Corni Number Five

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Nel week end sono stato invitato a partecipare ad un seminario di tre giorni presso il rifugio demaniale Primalpe, la sede dell’Ecomuseo della riserva naturale Malascarpa. L’alpeggio, posto sotto i Corni di Canzo nella valle Ravella, è stato completamente ristrutturato ed è in grado di ospitare una quarantina di persone.

Il seminario, organizzato da Lega Ambiente, era incentrato sui nuovi mezzi di comunicazione e sulle strategie possibili per avvicinare i giovani, ma non solo, ad una partecipazione attiva nella tutela dell’ambiente. Venerdì sera, davanti al falò sotto la luna piena, eravamo circa una trentina di partecipanti provenienti un po’ da tutta la Lombardia e l’atmosfera era decismente festosa.

Sabato pomeriggio, dopo lunghi workshop e dibattiti, io letteralmente smaniavo: il sole filtrava attraverso le grate illuminando il soffitto a volta in sasso della sala attività ed io fremevo dall’idea di rivedere il lago dall’alto. Sono omai due settimame che sono rientrato dal Congo ed ancora non avevo avuto occasione di andare per monti.

Alle tre del pomeriggio si decide per una piccola pausa. Io saluto Silvia, la ragazza che gestisce l’alpeggio, con uno sbarazzino “Vado a fare due passi, ci si vede dopo”. Lei ride: abbiamo portato insieme diverse scolaresche in giro per la valle ed ormai mi conosce.

Scarponi, un paio di pantaloni  di cotone, un maglione ed un giacchino in pile senza maniche: ecco tutto il mio imbarazzante equipaggiamento mentre inizio a risalire il sentiero numero 5 verso la cima dei Corni.

Nonostante il sole caldo che illuminava un magnifico pomeriggio di Marzo quel lato della montagna, rivolto a nord ed nascosco alla traiettoria bassa del sole, è ancora coperto di neve e tratti ghiacciati. Facendo attenzione ai miei passi godevo di quell’imprevisto, ed un po’ nostalgico, incontro con  il “manto bianco”.

Arrivato a Pianezzo, il grande prato sotto il rifugio SEV, mi appare finalmente il lago e le due Grigne in tutta la loro magnificenza. Ormai ero lì, tanto valeva andare in cima ad uno dei due corni e dare uno sguardo anche verso Lecco.

Risalgo nella neve fino alla forcella ed attacco il Corno Occidentale arrampicando do lungo il “Caminetto”, un verticaleggiante diedro di roccia che porta verso la sommità.

Quel passaggio è catalogato come EE, escursionisti esperti, e risalirlo con la neve, lavorando bene con le braccia e rinsaldando ogni passo nelle parti ghiacciate, è stato un inaspettato divertimento (anche se un paio di guanti mi avrebbero fatto comodo!).

In cima vengo nuovamente investito dal sole e sono catapultato in una curiosa situazione: alle mie spalle la neve e l’ultimo retaggio d’inverno mentre la valle davanti a me  sembra preannunciare la primavera.

Mi fermo a fare qualche foto studiando di nuovo i monti di casa e mi rimetto in cammino per scendere. Sulla cresta del Corno Occidentale corre uno dei sentieri più panoramici e più aerei del nostro territorio: il passo della vacca.

Il “Caminetto” è forse tecnicamente più difficile ma ha il vantaggio di essere più “protetto” e meno esposto, il “passo della vacca” invece corre sulla cresta in equilibrio tra due strapiombi che, per quanto panoramici, sanno essere davvero suggestivi ed inquietanti se non ci si sente saldi sulle gambe, specie in discesa dove si fronteggia il vuoto.

Il sole aveva ormai sciolto gran parte della neve rendendo praticabile un sentiero che altrimenti avrebbe potuto diventare davvero pericoloso senza idoneo equipaggiamento (attenzione a non sbagliare: le catene sono l’arrivo della Ferrata dei Corni e non il sentiero!)

Mi sento in gran forma e le gambe riprendono ad andare da sole. “Dove sei finito?” mi telefona Silvia: “Arrivo, arrivo! Cinque minuti, sto tornando!” Raggiungo il sentiero numero 1 ed inizio a scendere quasi di corsa verso il Terzalpe e da lì nuovamente verso il Primalpe.

Alle cinque e venti rientro al seminario, la tabella dei sentieri riporta due ore e venti per salire alla vetta dei Corni dal Primalpe: io ci ho messo lo stesso tempo ma andando e tornando. In Africa mi sono beccato la malaria ma, tenendo anche conto della quantità di vino rosso trangugiata venerdì sera davanti al fuoco, posso considermi ancora in buona forma!

Inizia una nuova stagione ed è bello essere di nuovo a casa!

Davide Valsecchi

[Come sempre: prundenza andando in montagna. Anche percorsi normalmente facili possono diventare pericolosi con la neve.  La regola è sempre quella: mai fare il passo più lungo della gamba!]

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