Paul Preuss: il signore delle montagne

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“La misura delle difficoltà che un alpinista può con sicurezza superare in discesa senza l’uso della corda e con animo tranquillo, deve rappresentare il limite massimo delle difficoltà che può affrontare in salita.”

Questa è una delle celebri frasi pronunciate da Paul Preuss, un’alpinista austriaco nato il 19 agosto 1886 e morto il 3 ottobre 1913 alla giovane età di 27 anni.

Paul in gioventù fu affetto dalla poliomelite e costretto su una sedia a rotelle: solo la volontà lo rimise in piedi facendo di lui uno dei più grandi e famosi alpinisti dell’inizio del secolo.

Quest’uomo, il suo approccio tanto puro, tanto radicale e poetico alla montagna mi spaventano, riescono a terrorizzarmi ed affascinarmi al contempo: era un solitario, arrampicava da solo e lo faceva senza avvalersi di nessun mezzo tecnico o artificiale. Persino la corda, secondo lui, andava usata con parsimonia. Il 28 luglio 1911 parte solo e senza corda per la parete est del Campanile Basso, o Guglia di Brenta. In 2 ore risale i 120 metri del monolite aprendo una nuova via da cui, naturalmente, ridiscende disarrampicando: un’ impresa incredibile tanto allora quanto oggi.

Come vi ho detto mi spaventa: “Tra i massimi principi vi è quello della sicurezza. Non però la sicurezza che risolve forzosamente con mezzi artificiali le incertezze di stile, bensì la sicurezza fondamentale che ciascun alpinista deve conquistarsi con una corretta valutazione delle proprie capacità”. Difficile dargli torto ma è anche difficile, oggi, accettare di avvicinarsi tanto al limite, tanto all’imprevisto, senza alcun tipo di “protezione”.

I suoi detrattori lo accusarono di spingere senza motivo i giovani alpinisti verso il pericolo, di immolarne le vita in nome di un’ideale tanto insensato quanto inconsistente. Nell’epoca del “Piton”, il chiodo da roccia, Preuss era una rivoluzionario contro corrente mal visto da molti degli emergenti alpinisti del tempo.

Forse come sempre la verità sta nel mezzo, nell’accettare un compromesso. Alpinisti come Bonatti o Messner hanno tributato alla filosofia di Preuss ammirazione e stima portandolo come un esempio e, loro stessi, sono stati protagonisti di altrettanto celebri solitarie. Messner, che ha fatto di Preuss il soggeto di un suo libro, scrisse: “Un compromesso è possibile nella pratica… non nella filosofia della montagna”.

Il 3 Ottobre 1913 Preuss precipitò dalla Nord del Mandlkogel che stava salendo in libera e da solo. Nessuno sa cosa avvenne e perchè cadde, vicino al corpo esanime semi coperto dalla neve fu trovato un coltello da tasca aperto e la “leggenda” vuole che Preuss, superate le maggiori difficoltà della salita, si sia fermato a riposare e, mangiando quello che aveva nel sacco, abbia perso l’equilibrio cadendo.

Alla sua morte anche i puoi sui severi contestatori tributario omaggio alla sua giovane vita ed alla sua grande capacità. Tita Piaz, il “Diavolo delle Dolomiti”, l’inventore della discesa in corda doppia, dopo averne criticato l’intransigenza ebbe a dire di lui: “Le rocce gli appartenevano. Era il signore delle montagne.

Durante l’omelia funebre Geoffrey Winthrop Young, alpinista inglese e poeta, disse commemorando Preuss: “L’arrampicata solitaria avrà sempre i suoi critici così come i suoi devoti. Ma con la sensazione di rammarico per la morte prematura di un grande alpinista e di un bella persona proviamo anche un grande senso d’ orgoglio nel costatare che nella nostra generazione ci sono ancora gli uomini di altissimo intelletto che, con la piena consapevolezza di tutte le alternative più facili e più redditizi che la vita ha da offrire, continuano a mettere alla prova la propria abilità accrescendola contro difficoltà sempre più grandi con coraggio e calma.”

In cuor mio non saprei dirvi quale sia la strada giusta nè mai mi arrischierei a consigliarvi di seguire le sue gesta. Posso dirvi che la breve vita di Paul Preuss è una vita piena di fascino e che l’ammirazzione che provo per le sue gesta è innegabile. Senza clamore percorreva la via più difficile assaporando una gioia ed una libertà di cui non si può essere che silenziosamente attratti.

«Sperate sempre in ciò che aspettate, ma non aspettate mai ciò in cui sperate. Credete solo in ciò che vi convince, ma lasciatevi convincere solo da ciò in cui credete»

In ricordo di Paul Preuss

Davide Valsecchi

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