Traversata dei Corni di Canzo

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La Traversata dei Corni è un classico del nostro territorio, un percorso di incredibile bellezza panoramica attraverso il cuore dei Corni di Canzo e la sua storia alpinistica. Premetto subito, per evitare pericolosi equivoci, che il percorso è classificato per escursionisti esperti (EE) e richiede un’adeguata esperienza e preparazione nell’arrampicata su roccia.

La traversata permette di raggiungere uno dopo l’altro tutti e tre i Corni di Canzo passando dalle creste ed i canali che li circondano. E’ possibile effettuare la traversata sia da Est verso Ovest che vice versa. Io Sabato sono salito dal Corno Occidentale, il più alto (1373 metri), andando via via verso est e superando il Corno Centrale (1.368 metri)  e scendendo poi al Corno Orientale (1.232 metri).

Mi sono avvicinato ai Corni salendo dal Val Ravella, prima lungo il sentiero che dal Castello di Canzo raggiunge il Repossino e poi attaverso la mulattiera che collega il Primalpe ed il Second’Alpe imboccando quindi il sentiero numero 1 che risale fino al crocefisso ligneo di Pianezzo.

Qui, superando l’attacco della ferrata del 25°, si imbocca il sentiero che dal ghiaione risale la cresta verso la cima. Vi sono due canali di roccia che possono trarre in inganno: il sentiero non sale dritto ma piega verso destra fino alla cresta ed è abbondantemente segnato con bolli bianco e rossi. Una volta in cresta si supera l’arrivo della ferrata e si affronta l’ultimo passaggio verso la cima. Ci sono molti tratti esposti sullo strapiombo che offrono un panorama mozzafiato ma che richiedono gambe salde.

Una volta in cima si prosegue verso est imboccando il caminetto che scende sul lato opposto, è un diedro di roccia da percorrere in discesa con difficoltà di I° o II° grado. Esiste anche un sentiero meno impegnativo ma non è molto facile da individuare e, nonostante le difficoltà, il caminetto rimane l’opzione più protetta e meno esposta nel vuoto.

Puntando verso il Corno Centrale si supera la Coletta dei Corni (880 metri) percorrendo un sentiero che corre attraverso le piante. Una volta giunti nuovamente sotto la roccia si procede alla salita del Corno. Qui in passato mi è capitato spesso di sbagliare: il sentiero non imbocca le spaccature sulla destra (sud) ma sale attraverso un piccolo camino sulla sinistra (nord, verso Bellagio). La via di destra è stata “aperta” dalle capre ed è un po’ esposta e piena di sfasciume, il sentiero ufficiale, marcato con bolli rossi, è invece più protetto e fruibile sebbene anche in questo caso sia classificato EE.

Dalla cima del Corno Centrale parte ora uno dei sentieri meno frequentati e più particolari di tutto il gruppo dei Corni.  Seguendo i bolli rossi si passa sulla cresta che sovrasta l’incredibile parete Fasana: ci si ritrova a camminare in equilibrio tra i prati da un lato e l’abisso dall’altro! In alcuni tratti sono state attrezzate delle catene ma, nonostante i punti di roccia, credo che l’insidia maggiore resti l’erba e la possibilità di caduta sassi.

Alla base del sentiero ci si ritrova davanti all’antro, alla spettacolosa fenditura che solca la parete Nord Est dei Corni a ridosso del Pilastrello. Infilarsi nel ristretto spazio che separa le due enormi pareti significa addentrarsi nel cuore dei Corni e della sua storia alpinistica. Qui targhe commemorative riportano i nomi dei pionieri, in gran parte di Valmadrera, che tracciarno le prime ardite salite tra gli anni 40 e 50.

Accarezzando la parete la si sente liscia, leggermente umida e priva di appigli. Le asperità sono smussate ed il Vibram dei miei scarponi sembra non trovare grip negli appoggi. Ho esplorato con emozione il canalone superando gli sbarramenti e scivolando tra le due pareti: “Non è per nulla facile qui!” continuavo a ripetermi tastando la roccia ed immaginando lo sforzo ed il rischio che affrontarono i “vecchi” quasi 60 anni fa.

Due grossi massi ostacolano il passaggio attraverso il canion e richeidono una certa perizia per essere superati. Se si riesce a passarli si può uscire anche dall’altro lato della fenditura a condizione di sentirsi saldi nel procedere in discesa lungo una breve parete di roccia. In caso contrario è sufficiente tornare sui propri passi. Una volta riemerso dall’antro ho raggiungo il Corno Orientale ancora impressionato per la bellezza della Parete Fasana. Sono davvero molto soddisfatto del breve ma emozionante percorso attraverso i Corni.

Per chi, con le dovute competenze, volesse rendere più impegnativa l’escursione può concatenare anche la Ferrata del Corno Rat e la Ferrata del 25°. Due ferrate impegnative e, dato che una delle due andrebbe percorsa in discesa, sconsigliabili durante gli affollati fine settimana.

Visto che non erano ancora le dieci del mattino e mi sentivo ancora molto carico ho optato per una piccola deviazione sulla strada del ritorno. Ho infatti puntato Valbrona portandomi poi verso San Giorgio e da qui verso Crezzo e la cresta di Megna fino alla Croce: un’idea piuttosto “malsana” se devo essere onesto!

Dopo avere percorso i circa 9km  della Traversata ho aggiunto una variante di quasi 20kilometri:  circa 9km per arrivare a San Giorgio, poco più di 6km per risalire fino a Crezzo e raggiungere la Croce ed altri 5km per scendere nuovamente ad Asso e tornare a Scarenna.

Tuttavia, dopo tanta roccia, la fatica è stata premiata con un incontro speciale a tu per tu con la natura viva e sfuggente del nostro territorio:

Alla fine ho fatto “il giro delle quattro croci”. Se mai un giorno mi sentissi abbastanza “esoso” si potrebbe raggiungere persino quota “sei croci ed una madonna” aggiungendo la croce del Cornizzolo, la madonnia del Monte Rai e la croce del Moregallo. Tuttavia direi che come allenamento del Sabato sia stato già più che “sbarazzino” =)

Davide Valsecchi

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