Legnone: direttissima Nord

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Venerdì mattina il “Trio” si ritrova a Scarenna di buon ora: all’appello abbiamo Franco, attuale presidente del Cai Asso, Renzo, passato presidente della sezione, e “Birillo”, scapestrato vicepresidente e sottoscritto. A bordo della fidata panda 4×4 i tre partono alla volta di Colico prefiggendosi come obbiettivo la Direttissima Nord del Legnone.

Il Legnone è una magnifica piramide di 2.609 m, appartiene alle Alpi Orobie ed è la cima più alta della Provincia di Lecco nonchè la più alta tra le cime che si affacciano sul Lago di Como.

La via di salita più comune per la vetta passa dal rifugio Roccoli Lorla (1463 m.) raggiungibile in automobile da Dervio sul versante Sud-Ovest. Il versante Nord offre invece una  magnifica ed impegnativa salita di oltre duemila metri di dislivello partendo dalla periferia di  Colico.

La nostra piccola squadra ha iniziato la sua salita dalla località Fontanedo (599 m.) percorrendo il ripido sentiero del “Bregamin”, un tracciato molto duro ed impegnativo ma anche molto panoramico che al bivio di “Bancol” ( 1400 m ca.) si congiunge con il più morbido sentiero che risale dall’Alpe Prato (m 958).

Dopo due ore nel bosco e quasi mille metri di dislivello raggiungiamo il rifugio Scoggione (m 1575) gestito dagli amici del CAI Colico. Qui incontriamo Sergio, un accompagnore della sezione di Colico, in compagnia di quattro giovanissimi alpinisti: tutti sui quattordici anni. Il piccolo gruppo è da qualche giorno di stanza al rifugio allestendo i preparativi per la festa dello Scoggione di Domenica.

Nella piana circostante, qasi invisibile dal fondo valle, pascolano serene mucche “Highlander”, un razza bovina originaria dalla Scozia importata qui per la sua grande capacità di resistere al freddo.

Aprofittando del pomeriggio libero, trascorreremo infatti la notte allo Scoggione, abbiamo attraversato la valle raggiungendo il versante che declina verso Delbio ed il rifugio Alpe Legnone (m. 1690) gestito dai volontari della Pro Loco. Il percorso spesso collide con una vecchia mulattiera milatare della Grande Guerra che, nonostante gli anni e le intemperie, ancora si conserva in buono stato.

La sera Sergio ed i ragazzi hanno saputo accoglierci in modo impeccabile preparando un’ottima cena. Dopo il caffè i ragazzi, che avevano lavorato tutto il giorno manutenendo i sentieri circostanti, hanno festeggiato accendendo un falò nel grande prato adiacente al rifugio. Il fuoco, alimentato con le sterpaglie ed i rami raccolti durante il giorno, ha rischiarato la notte per qualche minuto prima che tutti si ritirassero di buon grado nel rifugio per dormire.

Al mattino successivo la nostra salita entra nel vivo: la direttissima al Legnone, un sentiero EEA sul versante Nord. Il sentiero risale lungo una cresta di sfasciumi e rocce molto ripida segnalata in modo abbondante ed attento da bolli rossi. Catalogato come “Escursionisti Esperti Attrezzati” presenta alcuni passaggi piuttosto esposti e per un passaggio di terzo grado in un caminetto (attrezzato con una catena e con un anello di calata).

Per chi possiede adeguata esperienza si presenta come un percorso impegnativo dal punto divista fisico (tira per quasi mille metri tra le rocce!) ma senza particolari complicazioni tecniche.

Purtroppo la vetta era avvolta dalla nebbia e dalle nuvole impedendoci di godere del magnifico panorama sul lago di Como. Una volta in cima abbiamo scattato una foto commemorativa celebrando anche i festeggiamenti per Achille Ratti.

Achille, che trascorse l’infanzia ad Asso, fu un giovane prete alpinista che, dopo aver imparato ad arrampicare in Vallassina, si disinse tra gli alpinisti italiani dell’epoca conquistando le maggiori cime delle nostre alpi:  il 31 luglio 1889  la cima del Monte Rosa dalla parete orientale, il 7 agosto 1889 scala il Monte Cervino e a fine luglio 1890 il Monte Bianco, aprendo la via successivamente chiamata “Via Ratti – Grasselli” .

Dopo essere stato un grande alpinista Achille si distinse anche nel mondo ecclesiastico diventando Sommo Pontefice con il nome di PIO XI il  6 febbraio  del 1922.

Durante la salita abbiamo incontrato un piccolo gruppo di Camosci che, per nulla disturbati dalla nostra silenziosa presenza, si sono lasciati fotografare prima di scomparire tra la nebbia.

Al di sotto delle nebbie che avvolgevano lacima il sole filtrava attraverso le nuvole dando vita ad uno scenario opaco animato da scie luminose che rischiaravano il verde delle valli sottostanti.

Due giorni magnifici affrontando i duemila metri di dislivello della Nord del Legone in compagnia di due “Veterani” dallo spirito eternamente giovane: un sentito grazie a Franco e a Renzo!

Davide Valsecchi

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