Pizzo d’Erna: Ferrata Gamma1

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La strepitosa settimana di bel tempo di fine Ottobre sta per finire tanto che per sabato le previsioni danno neve fino ai 1500 metri di quota. Così, visto che già lunedì e martedì mi erano sfuggiti, ho deciso di spendere la giornata di ieri tra i monti: approfittando di un mezzo di locomozione a quattro ruote “in prestito” ho fatto una puntata oltre il lago alle pendici del Resegone.

Era tanto che volevo tornare da quelle parti e speravo di fare qualche bella foto dalla cima della Punta Cermenati. Purtroppo la giornata, sebbene soleggiata, era terribilmente velata e la foschia copriva ogni cosa appena ci si alzava di quota. Così, invece che puntare ai 1875 metri del Resegone, ho ripiegato verso il Pizzo d’Erna e la Ferrata Gamma 1.

La ferrata sale si può suddividere principalmente in tre parti tutte caratterizzate da una fitta presenza di scale verticali molto esposte.

Alla fine della prima parte vi è un sentiero d’uscita che rende possibile abbandonare la ferrata raggiungendo il Rifugio Stoppani.  Superato quel punto credo si debba proseguire poi fino alla vetta.

Oltre alle scale la Gamma 1 è famosa per un ponte metallico nelle terza parte ed un passaggio “tibetano” alla fine della seconda. In questo caso si tratta di due grossi cavi paralleli su cui si procede in equilibrio per “tagliare” una piccola valletta.

Non ci sono passaggi particolarmente ostici ma è piuttosto “lunga” se paragonata alle ferrate del Triangolo Lariano come quella dei Corni o del Corno Rat.

La ferrata termina esattamente alla croce del Pizzo d’Erna (1350m)e dal piazzale della funivia sono quindi quasi 700 metri di dislivello per quasi tre ore e mezza di salita. Tenendo presente che all’attacco ci si arriva in mezzoretta richiede una buona quantità di tempo percorrerla tutta senza strafare.

Durante la salita ho incontrato solo un piccolo gruppo di escursionisti che ha mantenuto un buon ritmo e con cui è stato divertente attaccar bottone. Erano tutti sulla sessantina ed erano romani. Il gruppo era salito in treno fino a Lecco dalla Capitale per una due giorni di ferrate: il giorno prima infatti avevano salito la ferrata del 30° Osa al Corno Rat scendendo poi dalla ferrata del Venticinquennale dei Corni. “Siamo tutti quasi settantenni, siamo ragazzacci di borgata” mi raccontavano ridendo nel tipico accento romanaccio.

Erano un gruppo davvero divertente ed allegro, dai loro racconti si capiva che ormai erano anni che saltuariamente partivano da Roma per rincorrere treni ed autobus visitando i punti più suggestivi dell’arco alpino: ‘sti romanacci ieri mi hanno fatto davvero ridere e non posso che complimentarmi con loro!

Dopo la cima sono sceso prima all’arrivo della funivia (in questo periodo ferma) e poi al Rifugio Stoppani dove mi sono concesso una birra ed un panino chiacchierando con i tecnici dell’Ersaf che stavano montando un ricevitore satellitare con cui dotare il rifugio di una connessione Internet.

L’unico rammarico sono le nuvole che hanno tenuto nascosto il Resegone lasciandomi solo intravvedere una delle montagne più belle e caratteristiche del nostro territorio.

Guardandosi intorno non si può che rimanere colpiti. Le Grigne, il San Martino, il Medale, il Resegone: ovunque ti giri trovi pareti bellissime a due passi dalla città. Basterebbe questo per spiegare perché Lecco sia stata, e credo che ancora oggi lo sia, una delle zone più importanti nel panorama dell’alpinismo mondiale.

Sarebbe un vero sacrilegio non godere di tutto questo!

Davide Valsecchi

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