Grignone: tutti in festa al Brioschi

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Lo storico rifugio Brioschi, posto sulla cima della Grigna Settentrionale (2.410 m), è stato recentemente incoronato “Rifugio più amato dagli italiani” da un sondaggio popolare ripreso da numerosi quotidiani nazionali. Per festeggiare l’evento i due giovani ed intraprendenti rifugisti hanno informato gli “amici” via facebook che il rifugio sarebbe stato aperto già da Venerdì. (RifBrioschi)

L’occasione, complice la nevicata della scorsa settimana, rendeva il Brioschi una meta ideale ed accattivante. Venerdì mi sarebbe piaciuto salire lassù con Fabrizio ma per lui, ancora neofita, quella sarebbe stata una “prova” troppo impegnativa non disponendo ancora nè dell’equipaggiamento nè dell’esperienza necessaria. Tuttavia, venerdì sera, rientrando dal roccambolesco “vagabondaggio” sul Moregallo, ricevo la chiamata dal “Presidente”: «Andiamo in Grignone domani. Abbiamo un posto in macchina. Vieni?» A volte basta volere e le cose avvengono da sole!

Il sabato mattina sono un giovinastro in mezzo ai “Veterani”: oltre a Franco e Renzo anche Aldo ed Italo, amici in forza al Cai Canzo. Giunti al parcheggio del Cainallo, mentre infiliamo scarponi e ghette, incontriamo anche Vittorio di Valbrona (un grandissimo della nostra valle!) in coppia con un paio di amici. La destinazione è comune: il Brioschi attraverso la cresta innevata del Piancoformia.

La giornata è nebbiosa, umida e sembra minacciare pioggia. Il bosco è invaso dai colori autunnali delle foglie cadute mentre sopra di noi una fitta coltre di nebbia avvolge e nasconde la montagna. Superata la bocchetta di Prada e la Chiesetta dedicata alla Brigata Partigiana Garibaldi iniziamo la nostra salita lungo la cresta incontrando la neve che si fa, via via, sempre più abbondante.

La neve è buona, tanta, abbastante compatta ma non ghiacciata. Il vendo invece soffia freddo ed impietoso sferzandoci il viso ogni volta che sulla cresta superiamo i canali che risalgono dalle profondità nebbiose ed invisibili della montagna. La nebbia si confonde con la neve e siamo avvolti da un universo completamente bianco in cui avanziamo seguendo la traccia e la conformità della roccia: oltre i cinque metri tutto si perde nell’invisibile.

Raggiunta la bocchetta del Canale Guzzi troviamo la palina, ormai inghiottita dalla neve, che indica la via Guzzi che scende al rifugio Bietti. Invasa dalla neve e a precipizio appare come un’incontaminata visione: affascinante e terrificante! Con la neve le Grigne mostrano tutta la loro natura selvaggia di montagna vera e magnifica!

Lungo la salita un altro aspetto delle Grigne si mostra in tutta la sua bellezza. Nella neve spesso si aprono piccoli “sfiatatoi” laddove le straordinarie e famose grotte sottostanti lasciano sfuggire verso l’esterno parte del loro calore. Giunti infatti all’ingresso della grotta “Viva le donne” la neve scompare allontanata dal calore che fuoriesce dalle profondità della terra: fuori il vento soffia gelido mentre già sulla soglia il tepore della grotta si fa gradevole ed avvolgente. La roccia, ovunque ghiacciata, qui si fa umida e tiepida.

Per superare i tratti finali di cresta più ostici e ghiacciati ci abbassiamo sul fianco avanzando con i ramponi nella neve più soffice fino a raggiungere finalmente le catene dell’ultimo tratto del canalino che conduce alla vetta. ll vento ha sagomato cristalli di ghiaccio su ogni cosa abbia osato opporglisi e tutto sembra avvolto da un’artistica ed implacabile morsa gelida.

La salita si fa ripida ma le difficoltà tecniche sono ormai alle spalle e, passo dopo passo, saliamo verso la cima dove ci attende, avvolto dal gelo e dalla nebbia, “Il rifugio più amato dagli italiani”. Evviva!

Foto di rito e poi dentro nel rifugio a festeggiare! Un piatto di zuppa, poi polenta e formaggio fuso nel calore del mitico Brioschi. Il rifugio fu inaugurato il 10 ottobre 1895 con il nome di Capanna Grigna Vetta. Nel 1926, a seguito di un ampliamento finanziato in gran parte da Luigi Brioschi, cambiò nome in Rifugio Luigi Brioschi. Nel 1944, durante la Seconda guerra mondiale, venne demolito, e ricostruito in seguito nel 1948. L’ex-gestore Fulvio Aurora ha curato il rifugio per venti anni mentre la nuova gestione è in mano a due giovani ed intraprendenti ragazzi, anch’essi ex-rifugisti: Emiliano ed Alex.


Lungo la via di discesa il nostro gruppo ha fatto tappa anche alla Bogani per una tazza di te e poi, mentre il giorno volgeva al termine, siamo rientrati al Cainallo facendo nuovamente rotta verso il Triangolo Lariano e le nostre case.

Io ve lo devo dire: i nostri “veterani“, quei “vecchiacci indomiti ed intrepidi”, sono una delle migliori compagnie con cui si possa avere la fortuna di affrontare la montagna e, ve lo posso garantire, sono uno dei gruppi più spassosi, casinisti e divertenti che io conosca. Andar con loro è sempre un piacere, un insegnamento ed un privilegio!

Davide Valsecchi

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