MrTasso e i tre chiodi

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La giornata era opaca e, sceso dal letto, ispirava solo di tornarci al più presto. Dopo i grossi temporali del week-end il tempo ancora stentava a rimettersi al bello e tutto era ancora umido. «La roccia sarà ancora bagnata se non esce il sole, tira fuori la corda… oggi nulla da fare».

Il mio piano originale era il Pilastro Maggiore ma avrei dovuto accontentarmi di un giretto esplorativo. La voglia era sotto il tacco degli scarponi… poi però si chiacchiera, i muscoli si scaldano, qualcosa succede. Quando raggiungiamo Pianezzo la nebbia, spinta dal vento, corre suggestiva tra le guglie calcaree dei Corni rese scure dalla pioggia: d’improvviso non siamo più a due passi da casa ma immersi nel fascino della montagna.

Facciamo un salto a vedere se ci sono novità di MrTasso nella caverna che abbiamo ribattezzato “la grotta del sindaco (dei Corni)”. Nonostante le grandi piogge l’interno della grotta era ancora relativamente asciutto: nella sua parte più interna,  per noi ancora irraggiungibile per i detriti che la rendono troppo bassa, i due cunicoli che illuminiamo con la torcia lo erano completamente. Di MrTasso, però, nessuna traccia. Qualche nuova incisione sulla roccia con le unghie ma nessun segno dell’artista…

trii cioo

La nebbia si è fatta più intensa e sulla montagna tutto sembra immobile, cristallizzato nel bianco delle nuvole. Ci aggiriamo sotto i due pilastri, quello Maggiore e Minore, studiando le vie di salita: la via del Diedro, il Camino, i vari spigoli e le vie nuove con spit lucenti ed affidabili su placche lisce e difficili.

Poi, con slancio indomito, conquistiamo la vetta del Pilastro Trii Cioo. Fabrizio, che ancora indossa il casco dopo le capocciate “a flipper” prese nella grotta, posa ardito al fianco della croce di cima.

Un piccolo Bluff in una giornata di brutto tempo: il  piccolo pilastro, situato di fronte alla parete NE del Corno Centrale, porta il nome dialettale “trii cioo” (tre chiodi) per via di un curioso episodio avvenuto più o meno negli anni quaranta del novecento. Un’alpinista, probabilmente con poca dimestichezza delle montagne della zona, usò infatti tre chiodi per salire la fessura sul versante Nord. I “locals”, che scalavano la parete in completa arrampicata libera, non solo si portarono via i tre chiodi ma ribattezzarono il pilastro a sempiterno scherno.

Sul lato opposto alla fessura l’accesso alla croce è abbastanza semplice con difficoltà minime ed è da proprio quel versante che siamo saliti. Tuttavia le difficoltà della fessura sono di III+ con passaggi di IV su un dislivello di 20 metri, ci sono tre gruppi di ancoraggi e questo rende il “trii cioo” un buon posto dove attrezzare una moulinette e proseguire con gli esercizi di Fabrizio. Eravamo saliti lassopra proprio per controllare gli spit che si vedevano dal basso (e per farci una foto ricordo!).

Parete Fasana

Seduto cavalcioni sulla roccia del “pilastro degli imbranati” mi sono ritrovato davanti all’immensità della Parete Fasana. Alle mie spalle Fabrizio trafficava arrampicando sulle roccette, il vento scuoteva dolcemente i mei capelli e tutto il resto sembrava immobile, assorbito dalla maestosa imponenza di quella parete.

Da lontano sembra un muro verticale ma, attraversando il ghiaione ed avvicinandosi per guardare verso l’alto, la visione diventa ancora più incredibile: sembra un mare agitato, scosso da increspate onde di roccia e lassù, più in alto, avanza l’onda più grande.

Parete Fasana

Nella quiete immobile di quel pomeriggio nebbioso ho sentito un “desiderio” accendersi, una “brama” infiammarsi nel profondo come da molto tempo non accadeva. Nel silenzio guardavo quella parete ripetendomi “Non sei pronto, non sei all’altezza. Non hai la condizione fisica, nè la competenza tecnica o la compattezza mentale per affrontare quel gigante.”

“Già, non ancora…” Avevo scelto la risposta ai mei dubbi e seduto sulla roccia del Trii Cioo lasciavo che il vento morbido mi accarezzasse: stava iniziando un nuovo viaggio, forse il più bello, il più lungo ed inaspettato di tutti.

Davide Valsecchi

[…ci vorrà tanta pazienza, tanta costanza e davvero tanto tempo!]

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