Senso Civico 2.0

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Scendo in strada aggirandomi per Lecco in cerca di qualcosa da mangiare per pranzo. Mi infilo in una panetteria: ho fatto amicizia con la proprietaria e scambio sempre due chiacchiere aspettando che si scaldi la pizza.

Aspetto una focaccia con il prosciutto mentre vedo per terra un assegno ripiegato su se stesso. La ragazza che stava lì appresso aveva il portafoglio in mano e quindi, per fare lo splendido, mi abbasso e lo raccolgo: «Scusami, credo tu abbia perso questo».

Sorriso giggione, stile Clooney del Segrino, attendo la risposta: «No, non è mio». Come no? E di chi diavolo è allora?

Qui inizia la mia avventura. Quel minuscolo pezzo di carta sembra da subito avere poteri magici e malefici: tutti infatti evitano attentamente di toccarlo. Chi si azzarda a tenerlo tra le mani si affretta “a passarlo” il prima possibile manco giocassimo una furiosa partita di “acchiapparella”.

«Bhe, appiccichiamolo alla vetrina e vediamo se qualcuno passa a riprenderselo» suggerisco ingenuamente mentre la panettiera scuote decisa la testa. «Bisognerebbe spedirlo, bisognerebbe portarlo alla banca, bisognerebbe….» I pareri si sprecano ma nessuno si muove mentre il pezzo di carta gira di mano in mano sempre più in fretta. Quando tutti si trincerano in “ARIMUS” raggiungiamo lo stallo decisionale,  così decido la sortita ed impugno la questione. «Ce l’ho io» mi verrebbe da urlare.

L’assegno è di una banca dal nome contorto di una filiale di Rho. La firma è di una donna, l’intestatario è un condominio mentre l’importo è di mille euro tondi tondi.

Rassicurati dal fatto che sono i quello con in mano la “patata bollente” tutti si sbizzariscono in supposizioni: «E’ un affitto» (geniale intuizione!), «L’ha perso un uomo, una donna non piegherebbe un assegno!» (sessismo al femminile!), «Devi andare dai carabinieri!» (idea non male). L’intuizione della vecchina in fondo al negozio mi pare la migliore: agguanto la mia pizza e parto in missione: “Birillo ed i Predatori del Titolo di Credito Perduto!!”

In realtà mi annoio parecchio e tutta questa faccenda in fondo mi stuzzica. Sono probabilmente la persona più cinica che io conosca ma, ogni tanto, mi fisso sulle cose: sono fatto così…

Attraverso la strada con il semaforo rigorosamente rosso e mi infilo nella stazione dei Carabinieri: pizza nella destra, assegno nella sinistra e compiaciuto atteggiamento da “bimbo Gigi” in gita: «Salve, ho trovato questo. Che vogliamo fare? Conciliamo?»

Mi diverte stare in mezzo ai poliziotti, specie quando sono innocente. Quello che è certo, però, è che un tipo come me in un commissariato può davvero mettersi nei guai lasciando le briglie troppo sciolte. Attorno a me, nella saletta in cui mi hanno fatto accomodare, uno stuolo di mamme straniere, relativa prole ed un contorno di facce da galera: io finisco la mia pizza sorridendo allegramente a tutti.

Come in fila dal dottore avrei voglia di attaccare bottone il classico «…ma le per cosa è qui? Mi lasci indovinare…» ma, sebbene la cosa sia stuzzicante, mi trattengo. Ragazzotti poco più che ventenni, capelli corti e pantaloni a strisce, entrano ed escono dalla stanza con lo sguardo severo d’ordinanza. La divisa non nasconde la loro giovinezza e, per un secondo, l’anziano che è in me prova persino tenerezza per quegli sguardi da duro tanto lontani da casa.

Dopo un po’ torno però ad annoiarmi: «Birillo, non è poi così divertente fare il boy-scout… mettiamoci una pezza ed in fretta!». Estraggo dalla tasca lo smarth-phone mentre una vocina si interroga se sai lecito usarlo in caserma. Una seconda risponde un categorico “…chissene frega”.

I marmocchi delle due rumene si avvicinano per curiosare. Faccio la faccia da tigre spaventandoli un po’, poi li rincuoro con un occhiolino. Internet, google, nome banca + filiale: risultato un numero di telefono. Credito nel cellulare ce ne è ancora: schiaccio il bottone verde e inizio a squillare.  Quando rispondono attacco con una voce adorabile da call center: «Buongiorno, credo di avere bisogno del vostro aiuto…».

Leggo il numero sul fondo dell’assegno ed attendo che l’operatore all’altro capo verifichi l’identità del intestatario. «Eh ora? Che faccio? Aspetto di compilare il verbale o straccio tutto?» La voce mi risponde: «E’ stato gentilissimo, avvisiamo noi la cliente. Stracci pure…».

Chiudo la conversazione, mi alzo ed in quel mentre l’appuntato mi raggiunge per il verbale. «Ho fatto tutto, sono un mostro in queste cose…» e gli racconto mentre, curiosamente, anche lui cerca di non toccare l’assegno. «Quindi?» Lui mi guarda indeciso sul da farsi: «Faccia Lei» è la risposta.

Un attimo dopo sono di nuovo in strada, di nuovo affamato e di nuovo annoiato. Straccio l’assegno, infilo tutto in un cassonetto e riprendo il mio vagare: dannazione, nemmeno trovare mille euro per terra riesce a svoltarmi la giornata!!

Davide “Birillo” Valsecchi

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