“Ciapin” all’AntiMedale

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Daniele “Ciapin” Chiappa, alpinista: questo recita la targa sul piazzale dei Resinelli. A 22 anni, nel 1974, “Ciapin” conquistava insieme a Mario Conti, Casimiro Ferrari e Pino Negri (tutti Ragni di Lecco) la vetta del Cerro Torre in Patagonia, la magnifica e terribile montagna in cui perse la vita a soli 33 anni il leggendario Toni Egger.

Nell’agosto del 2008, a soli 57 anni, fu purtroppo vinto dal “male brutto” dopo lunghissimi anni da protagonista tra le fila del Soccorso Alpino Lombardo. Uno dei “grandi” moderni il cui nome troneggia sotto le Grigne.

Lunedì pomeriggio, quando Mattia ed io ci siamo ritrovati sul ghiaione con il naso all’in sù, ero emozionato all’idea di salire una delle sue vie: la via “chiappa” all’Antimedale, tracciata nel 1975 da Daniele Chiappa, Cesare Mauri e Marco Crippa. Una “Classica” straripetuta ma per me era semplicemente “la prima volta”.

Per gli standard di un Giugno classico la giornata era da considerarsi brutta e fredda ma, visto il curioso periodo che stiamo attraversando, era decisamente buona e calda. Lungo il sentiero incontriamo un grosso scorzone: a conferma della stranezza della stagione il grosso serpente anziché saettare tra l’ebra ed i sassi si muove ancora lento, quasi indolente,  ancora intorpidito dal freddo. Più avanti anche un piccolo orbettino sembra soffrire di sonnambulismo estivo.

Poi arriviamo all’attacco. Mattia è il primo di cordata, salvo forse i primi tiri per me è fuori portata se non come da secondo. La via è di 6 tiri per circa 220 m di sviluppo con difficoltà D (VI-) ed un passaggio obbligato di 5a. Parallela sulla sinistra attacca “l’altra chiappa” mentre sulla destra corre la “Via degli Istruttori”.

La roccia è bella, piena di fessure e lame. I primi quattro tiri si lasciano scorrere dandomi qualche buona soddisfazione in alcuni passaggi di quinto dove “mi ci sento”. Al quinto tiro si supera un traverso verso sinistra e ci si confronta con il passaggio chiave della via. Mattia passa con la sua consueta leggerezza e tocca a me affrontare il temuto passaggio di VI-.

Sul prospetto della via è riportato come azzerabile ma questo si dimostra vero solo in parte. Provo a passare pulito ma dove la roccia spancia finisco nei guai. Ho solo il piede destro saldo ma troppo basso sotto la sporgenza, sulle mani non trovo nulla che mi permetta la stabilità per superare lo spancio di roccia. Traffico un po’ e poi agguanto il rinvio mentre Mattia, giustamente, mi sfotte bonariamente dall’alto.

Bene, ho azzerato, l’onore è perso ma il problema è irrisolto: “tirando” non si va comunque da nessuna parte. Riprendo l’equilibrio, lascio il rinvio e carico il passaggio nello slancio di un respiro. Finalmente anche i piedi sono oltre ma c’è ancora un breve ma intenso traversino che sale verso sinistra da percorrere delicatamente. “Wow!! Sono ancora troppo una mezzasega per apprezzarla adeguatamente ma è davvero uno spettacolo questa via!”

L’ultimo tiro porta all’uscita ed al sentiero attrezzato che riporta verso il basso. Con i piedi per terra riguardo verso l’alto ancora dubbioso. In quell’anfiteatro di roccia, spesso affollato di arrampicatori, ci siamo solo noi ed il ricordo della salita appena compiuta. Alle nostre spalle il lago e la città di Lecco. Per un lunedì pomeriggio è davvero niente male!

Davide “Birillo” Valsecchi

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Qui sotto: in rosso la via “l’altra chiappa” ed in viola la via “chiappa”

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