Il Ruggito dei Corni
Quando la squadra si mette in marcia una pioggerellina leggera sembra intenzionata a rinforzare, ma è solo quando mancano un paio di curve a Pianezzo che il cielo decide di darci una bella sciacquata. Mantelline e copri-zaini: risaliamo fino al rifugio della SEV barricandoci attorno alla stufa. «Bene Signori, oggi una lezione tra le più difficili: vita da rifugio!» Qualcuno, che se la ghigna, mi sfotte alludendo ai quattro giorni in cui sono rimasto bloccato alla Capanna Margherita. Alle volte capita…
Stipati sulle panchette facciamo saltar fuori dagli zaini cordini e moschettoni: «Bene, è ora di imparare un po’ di teoria, quelle quattro nozioni base che diventano oro quando la situazione rischia di diventare rognosa». Un giro rapido di presentazione per sua eccellenza il Mezzo Barcaiolo e suo cugino il Barcaiolo, nodo delle guide infilato e dell’amore, poi ci si tuffa sulla piastrina gigi passando per il prussik ed il machard. «Un nodo può essere fatto solo in due modi: giusto e drammaticamente sbagliato. Vediamo se indovinate quale dei due vi salva la pelle?»
Il tempo è stato spesso inclemente durante le nostre recenti uscite ma io credo sia stato un bene: con il sole tutto sembra semplice, la gente impara poco ed ancor peggio rischia di montarsi la testa. «Fidati, qualcosa per incasinarti la giornata la troviamo lo stesso.»
Così la comitiva, diligente ed entusiasta come sempre, riparte risalendo il ghiaione e costeggiando la base del Corno Occidentale fino a giungere ai piedi del Caminetto. «Bene, nello zaino abbiamo tutto l’equipaggiamento, visto che ce lo siamo portati fin qui è ben indossarlo. Imbraghiamoci e caschetto in testa. Questo è il caminetto, un tracciato su roccia EE, ossia per escursionisti esperti. Sono quaranta metri, ben appigliati ma quasi in verticale. E’ un secondo grado, forse terzo: con il bagnato va affrontato con testa e metodo.»
Uno alla volta tutti si infilano nello stretto camino risalendo tra le due ali di roccia fino alla cima del Corno Occidentale. Tutti insieme ci stringiamo insime alla croce di vetta per una foto mentre tutto attorno a noi è avvolto da una densa coltre di nebbia. Io ed i miei quattro “scagnozzi” ci concediamo una foto tutta speciale.
Poi smette di piovere, le nuvole si diradano e l’azzurro appare all’orizzonte. L’idea di assaltare la ferrata stuzzica ma, io per primo, ho dato troppa confidenza al vino per andar tranquillo con dei ragazzi alle prime armi. «Bene truppa: andiamo al Corno Orientale a smaltire il pranzo!» La passeggiata, quasi pianeggiante, ci porta a sfilare sotto la magnificenza della Parete Fasana e la bellezza dolomitica del Pilastrello. Alla croce apprezziamo finalmente il panorama dei corni in tutta la sua bellezza concedendoci un’altra foto di cima.
«Okay, ve lo siete meritato: vi mostro la segretissima grotta del tasso!» Inerpicandoci sulle pendici del Corno Centrale porto la squadra a vedere la grotta dove io ed il buon Fabrizio ci siamo spaccati le ossa scavando ed esplorando questa primavera. «Oh ma è una figata! Ma ci sei mai venuto a dormire qui?!» La grotta è orizzontale, alta una quarantina di centimetri ma abbastanza ambia da accogliere otto o nove persone sdraiate. «Ancora no, ma appena arriva la neve conto di testare il bivacco invernale.» Rispondo ammiccando. «Acqua in bocca su dove sta: è un segreto!»
Dalla grotta tagliamo attraverso le roccette fino a raggiungere il sentiero attrezzato che scende dalla dorsale del corno Centrale. Li osservo muoversi sulle catene, fare attenzione ai sassi e tenersi d’occhio l’un l’altro: hanno imparato bene, davvero bravi.
Mentre lasciamo Pianezzo alle nostre spalle il sole irrompe caldo sul Lario. «Dannazione, sto davvero invecchiando: domani sarà una giornata magnifica e a me toccherà stare in ufficio.» Il socio mi guarda e ride «Forse più che vecchio ti stai semplicemente civilizzando!». Forse… o forse no. Comunque sia: alla prossima!
Davide “Birillo” Valsecchi