Grignone: battuti e respinti

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Partiti dal centro di Pasturo raggiungiamo i Comolli, il bivacco posto alla base dello “scivolo” che porta alla cresta della Grigna settentrionale nel tracciato invernale. Poco prima di raggiungere il bivacco, senza alcun preavviso, tutta la neve accumulata sul tetto scivola e di botto piomba addosso a quanti si erano riparati sotto la tettoia per riposare.

La scena è più divertente che preoccupante: sebbene colpiti da una bordata di neve nessuno è rimasto ferito. Quando ulteriormente ci avviciniamo tutti hanno ripreso a ridere ma, ridendo e scherzando, impiegano comunque cinque minuti buoni per estrarre dalla “piccola valanga” gli zaini sommersi.

Il tempo è strano: il caldo è quasi fastidioso e gli ultimi due giorni di neve non lasciano sperare in nulla di buono. Quando anche noi raggiungiamo il gruppetto tre alpinisti si infilano lo zaino e cominciano a salutare i presenti. Sono Mario Panzeri e due Guide Alpine: «Ciao gente, io scendo. Troppo pericoloso oggi». Mentre li osservo allontanarsi inizio a riflettere. Lo hanno detto ridendo, forse esagerando, ma lo hanno detto. Panzeri ha in curriculum 14 Ottomila e non sono sicuro di avere l’autorità per mettere in dubbio le sue parole.

Sgranocchio un biscotto ed osservo i miei compagni: sono tutti giovani e questa è la prima volta che puntano al Brioschi in invernale. La giornata è strepitosa, neppure una nuvola ed uno sproposito di neve: l’idea di desistere neppure sfiora quei sorrisi entusiasti. D’altro canto c’è pericolo valanga a livello quattro, un caldo anomalo, neve recente …e sono già le undici.

Guardo ancora il pendio. Non credo sia mai venuto a basso qualcosa lungo lo scivolo dell’invernale ed una fiumana di gente si incammina come formichine incuranti della neve sempre più molle. Nella mia testa inizia un dibattito tutto interiore, un incertezza che non può trasparire in chi “sta davanti”.

«Forza, andiamo bagai!» Attacchiamo lo scivolo mentre la mia mente ancora corre. Come spesso accade inizio a parlare da solo tra me e me. “Non succederà nulla, non è mai successo. Sì, è tutto sbagliato ma è solo l’invernale al Brioschi. E’ un camminatone dritto fino alla cresta. Basta essere veloci, passare dentro a testa bassa e riparare al rifugio in fretta. Passata la fascia calda potrai scendere.” Ma le parole non scavano un solco abbastanza profondo “Si fidano di te, Birillo. Si fidano di te. Non si è mai mosso nulla ma se lassù oggi parte qualcosa non potrai  fermare la montagna. Sono principianti: si fidano di te e del tuo giudizio”.

Guadagno ancora una decina di metri guardandomi intorno. “Devi solo essere veloce! Dentro e fuori in fretta. Pulito e rapido!” Ma nella mia mente parole come “Pala” “Artva” e “Sonda” cominciano a riecheggiare troppo forte. Mi volto ancora e guardo la squadra: siamo in sei, tre sono in forma e reggono il mio ritmo, due sono già stanchi ed iniziano ad attardarsi. “Non hai velocità, non hai scuse: sarà colpa tua e non della montagna”.

Mi fermo, aspetto i tre che seguono. Faccio loro un grande sorriso ed allungo la destra per una stretta di mano «Bravi! Oggi però la nostra salita finisce qui. Scendiamo a recuperare gli altri due e tiriamoci fuori dai dubbi.» L’incredulità e la delusione si legge abbagliante sulle loro facce. Stringo la mano ad ognuno e mi incammino nella neve verso gli altri due: non ho cuore di guardare la tristezza che balla nei loro occhi.

Nello zaino ho materiale sufficiente per attrezzare l’impensabile, equipaggiamento e tecnica sufficiente per fronteggiare su quello scivolo una tempesta, il vento o il ghiaccio. Ma contro il caldo e la neve molle non ho poteri o trucchi: è solo l’invernale al Brioschi, non succederà nulla, ma…

Più tardi al Pialleral ordiniamo una fila di birre. Mi scolo la prima senza distogliere lo sguardo dalla montagna e dalla fila di formiche che salgono e scendono in colonna. Una parte di me spera di vedere tutto venire a basso all’improvviso, spera di poter recitare un soddisfatto “te lo avevo detto”. In realtà non accade nulla ed è solo la seconda bottiglia di birra a rotolare sul tavolo.

«Il Brioschi non scappa» «Non preoccupatevi, vi ci porterò la prossima volta» Recito le frasi di rito con il migliore dei miei sorrisi ma nel profondo, nonostante la birra, la grappa ed il salame, silenziosamente ancora borbottano il dubbio e l’orgoglio.

Mi appoggio alla staccionata ed ancora una volta guardo la squadra. Sono giovani e quasi non si conoscevano prima di cominciare a girare insieme. Fantasticano sulla prossima uscita, sul prossimo assalto alla Grigna. Scherzano e ridono: la montagna vissuta fin qui li ha uniti e li ha trasformati in amici.

Storto la bocca allargando le labbra in un sorrido compiaciuto mentre tiro un altro sorso di birra: “Va bene così, Birillo. Va benissimo così, amico mio!”

Davide “Birillo” Valsecchi

Credo che a questa storia vada aggiunta una precisazione affinchè il senso non ne venga travisato. Per farlo credo che il modo migliore sia lo scambio di messaggi con gli amici Capanat del Brioschi:

Rifugio Brioschi mi è capitato di leggerlo grazie, bellissimo, fa riflettere…
…talvolta sopravvalutare è decisamente meglio che sottovalutare, come tutto nella vita la verità sta nel mezzo, ovvero, “saper valutare”…piccola nota critica: mi domando perchè hai scritto che avresti voluto vedere tutto “venire a basso all’improvviso”…

Davide ‘Birillo’ Valsecchi “venire a basso all’improvviso”: perché la mente corre anche nei pensieri buii. Il mio racconto voleva esplorare le difficoltà, spesso più emotive che pratiche, che una persona si trova ad affrontare mentre fa una scelta. Senza pudore ho provato a raccontare anche quello che si può provare e non si confessa: dubbio, egoismo, rancore, orgoglio, presunzione. Tutte cose pericolose quanto la neve molle e che si deve imparare a conoscere… Il Brioschi è magnifico, spero di portar su i ragazzi a godere della sua bellezza nel modo migliore! Ciao Capanat!

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