Sesto Anniversario per Cima-Asso.it

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«Un raro esempio di “montanaro informatico” che mischiando analogico e digitale con un pizzico di “buone maniere” riesce a ottenere risultati insperati.» Questa era la dicitura originale che descriveva l’autore di Cima-asso.it quando, il 20 Maggio del 2008, il blog prendeva vita. Ripensando a tutti questi anni e a tutti i guai che ho dovuto affrontare per restare “online” quella definizione pare davvero appropriata: a volte ho dovuto inseguire il sole cercando di ricaricare le batterie del satellitare, altre volte ho dovuto rovistare in mezzo ai grovigli di cavi per rimettere in linea sperduti internet-point dispersi nella shamba.

Sono passati ormai sei anni ed in tutto questo tempo ho scritto dai posti più strani, articoli scritti in fretta, al buio, di notte. Schegge che attraversavano lo spazio e spesso gli oceani solo per raccontare una storia.

Oggi è tutto diverso, chiunque abbia in tasca una smartphone è in grado di fare quello che solo qualche anno fa richiedeva davvero un grande sforzo. Il mondo è tornato ad essere piccolo ed è forse anche per questo che le mie avventure si sono “ritirate” in angoli più nascosti ed intimi.

Il sesto anno di Cima è in buona parte dedicato ai Corni di Canzo e rappresenta, al momento, la sua massima espressione alpinistica. I racconti dei Corni posso sembrare i meno avventurosi, i meno profondi, ma posso garantirvi che è stata un’avventura senza pari nella mia storia. Mi spiace per chi, abituato agli scenari esotici ed alle avventure atipiche, si è annoiato: “Ma solo di Corni parli ultimamente?” mi ha scritto e chiesto più di una persona. Confesso che la domanda mi divertiva molto: “Purtroppo credo di non essere abbastanza bravo nel raccontare perché quello che sto vivendo attraverso i Corni è qualcosa di assoluto, di straordinariamente intenso!”

Quando racconti di un tempio tibetano o di un villaggio africano lasci al lettore la libertà di fantasticare, di costruire la propria realtà, la propria visione del viaggio. Quando invece descrivi un’avventura che si snoda nel ristretto e sconfinato spazio di 250 metri di parete rocciosa è la realtà di ogni piccolo dettaglio che ruba la scena ad ogni fantasia. Quando la vita, e la sua sopravvivenza, dipendono dai dettagli, dalle increspature della roccia o dalla ruggine di un vecchio chiodo, tutto assume una profondità nuova e la realtà stessa invade e satura l’immaginazione. Quello su cui posso fantasticare è se nel futuro qualcuno rileggerà le nostre storie prima di immergersi nella nostra stessa avventura, se proverà per noi lo stesso affetto che noi abbiamo provato per i nostri predecessori. Il resto è nuda roccia bianca.

Oggi brilla il sole, avevo in mente di partecipare ad un esercitazione su ghiacciaio ma alla fine ho deciso di restare quieto. Nel 2011 in Congo mi sono beccato la Malaria e questo fa sì, complice l’età ed i cambi di stagione, che questo vecchio orso (che si crede inarrestabile) alle volte sia costretto a battere il passo e a tirare il fiato su di un divano. Forse l’occasione giusta per fare il punto e controllare la rotta.

Il contatore al momento segna 1300 articoli. Ipotizzando di aver speso un’ora ad articolo significherebbe aver trascorso quasi 60 giorni ininterrotti chino sui tasti: prendo nota di questo dato con un sorriso perché il tempo realmente speso è davvero di più, tremendamente di più.

Ma se questo è il punto qual è la rotta? Cosa prevede il futuro? Beh, nell’immediato è fatto ancora di montagne anche se ho un pressante tarlo che spinge verso il deserto: ma in fondo questi son dettagli. Ciò che voglio davvero nel futuro è una nuova squadra. In questi anni sono molte le persone, ed i personaggi, che hanno condiviso e preso parte alle avventure di Cima. Tuttavia questi gruppi, per quanto affiatati, si sono poi sciolti per i motivi più diversi (compreso il mio caratteraccio probabilmente).

Nonostante questo non ho perso la speranza e quello che mi piacerebbe nel futuro è una nuova squadra: cinque o otto presone con la voglia di prepararsi, di addestrarsi e di condividere la passione e lo sforzo per raggiungere un grande obbiettivo che individualmente sarebbe inarrivabile: “La grande avventura”.

Un paio di destinazioni davvero “toste” le ho in mente ed ho anche qualche giovane candidato sottomano. Vedremo se il destino accoglierà questo mio desiderio. Diversamente toccherà ancora una volta al raro esempio di “montanaro informatico” mischiare analogico e digitale con un pizzico di “buone maniere” per ottenere risultati insperati (ma fortemente voluti).

Benvenuti a bordo, questa è “Cima”: allacciate le cinture!

Davide “Birillo” Valsecchi

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