Collaudo al San Primo

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“Ma come accidenti li fisso gli scarponi a questi attacchi?” L’equipaggiamento da scialpinismo si è leggermente evoluto dagli anni ‘90: purtroppo Birillo no. Così, visto che mi è venuta voglia di ricominciare, ho lasciato da parte i miei vecchi attacchi Silvretta404 ed ho comprato (rigorosamente usati) degli attacchi Dynafit e dei SevenSummit del 2011. Gli scarponi sono un vetusto paio di Garmont di un amico che mi sono costati la bellezza di 25Euro.

Visto che mi piacerebbe aggregarmi alle uscite della Scuola Alto Lario era d’obbligo testare tutto l’accrocchio e verificare cosa sia rimasto delle mie qualità come sciatore. A darmi supporto come sempre il mio infaticabile socio Mattia che da qualche anno ha cominciato ad usare gli sci.

Superate le prime difficoltà (“A ma questo bottone davanti lo devo premere in salita? A bhe, pare di sì. Prima ad ogni passo perdevo lo sci!”) abbiamo cominciato a salire. Diciamocelo, salire non è poi tanto complesso. Probabilmente a piedi io e Mattia andremmo più veloci ma neppure con gli sci ci possiamo lamentare: regoliamo la talloniera, facciamo le inversioni, avanziamo verso l’alto senza troppo impiccio. “Suvvia, questa cosa di sciare me la ricordo!”

Quello che ci preoccupa invece è la discesa perchè, in verità, Mattia è ancora alle prime armi ed io non metto le punte verso il basso da oltre quindici anni. Tuttavia in scioltezza arriviamo in cresta e da lì avanziamo salendo fino alla cima. Sotto la croce stringo la mano a Mattia che ridendo mi risponde “Aspetta, fin qui è tutto facile. Il difficile comincia ora!”.

Via le pelli, casco in testa, pronti alla discesa! La neve è ventata, crostosa sopra e farinosa sotto, si affonda oltre le caviglie. “Dai Birillo, vediamo come si curva!” Forse la cima del San Primo non era il posto migliore per rispolverare la tecnica e le basi  ma con uno spazzaneve dallo stile piuttosto “brutale” inanello le prime curve e mi imposto sul traverso. Sembro una superpetroliera che scarroccia rischiando di scuffiare: scio peggio di quando avevo otto anni e sono dannatamente più delicato e pesante! Pompo sulle gambe mentre i quadricipiti femorali lanciano segnali dall’allarme e gli stinchi protestano per la scomodità degli scarponi: ma ecco un’altra curva chiusa con successo!

Io e Mattia non la smettiamo più di fare gli idioti trasudando ironia: ”Sì, Sì! La discesa, vedrai che divertimento la discesa! Proprio la parte più divertente! Oh quanto ci si diverte in discesa! Non ci si stancherebbe mai di scendere!” Mi sento come un pilota di rally al volante di uno shuttle sulle montagne russe!

Le spalle girano, il peso ondeggia, le punte sbattono ed affondano. Neve fresca: tutto indietro! Contrordine tutto in avanti che così non si gira! Centra il peso! Non affondare le punte! Nella gabina di regia il buon Birillo le prova tutte e poi, facendo di necessità virtù, comincia a riprendere dimestichezza con il movimento di “sopravvivenza”. Solo la posizione ad uovo da fermo sul piatto mi viene ancora benissimo!

Mattia si ingarella. “Qui la neve è migliore scendiamo giù dritti!!” Si affonda ma si gira e poco importa la pendenza, il mio spazzaneve sembra tenere mentre cerco di capire come gestire il peso. Finalmente arriviamo sulla pista. Tiro il fiato e riparto. Una curva, due curve, chiudo gli sci, scodinzolo, serpentina, poi vado troppo forte e tiro una virata violenta frenando sulla gamba buona: “Okay, vediamo di non esagerare!” Lezione numero uno: sulla pista è più facile.

Alla fine il collaudo è andato bene: arrugginito sono arrugginito, ma le gambe sembrano farcela a compensare la tecnica, credo che con la mia solita pragmatica spiccia me la possa cavare. Siamo gente HardCore da spazzaneve violenti, mica si scodinzola ai Corni….

Salutiamo il San Primo al tramonto: le montagne di casa, ancora una volta, sono state la culla perfetta per i nostri piccoli esperimenti!

Davide “Birillo” Valsecchi

(Olivio ed Andrea dovranno avere tanta pazienza con me! 🙂 )

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