Cacciatori di Granito

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Dicono che il granito sia tra i minerali più diffusi sulla superficie terreste. Sono di granito, ad esempio, le rocce della Yosemite, del Monte Bianco, della val Masino e le montagne del Karakorum. Anche Cima-Asso, in Pakistan, è di granito. Quando eravamo laggiù i miei compagni di spedizione erano stupefatti di come la Valle di Mathan Ther, a nord di Iskoman, somigliasse alle celebre e nostrata val di Mello. All’epoca dovetti credergli sulla parola perchè, nella mia ingenuità, non ero mai stato in “Valle” e quella era probabilmente la seconda volta che arrampicavo su granito.

Al mondo ci sono immense pareti granitiche ma da noi, ai Corni, è una roccia rara. Rara e preziosa perchè i massi erratici, la loro storia ed il loro straordinario viaggio, sono qualcosa su cui vale la pena riflettere se non addirittura meditare. Andare a caccia di queste “creature” aliene e misteriose è sempre una piccola avventura.

Insieme a mio fratello sono uscito dopo pranzo infilandomi tra gli alberi in cerca di riparo dal caldo. Abbiamo preso un sentiero a caso sul lato Ovest della Cresta di Cranno ed abbiamo lasciato che ci portasse nel nulla, che si perdesse trasformandosi in traccia per animali del bosco.

Pare che i tassi abbiano una particolare predilezione nello scavare la propria tana sotto i grandi sassi. Così, ogni volta che troviamo un “errante”, ci imbattiamo negli operosi lavori della mascotte della nostra squadra:«Pare davvero che ai  “badgers” piaccia il granito!!».

Poi incrociamo un ripido torrente roccioso che decido di risalire. Il torrente è invaso di sassi ed alberi mentre si impenna verso l’alto attraverso placche lisce e levigate. La salita è selvatica ed intrigante. «Vedi keko, è come risalire la parte alta del Canalone Porta in Grignetta, ma con roccia molto più instabile e bagnata: è un ottimo esercizio!» Mio fratello scuote la testa e brontola: «Dovremmo essere su un prato a prendere il sole ed invece siamo in una palude buia e piena di sassi che si muovono!». Protesta ma silenziosamente si diverte quando i passaggi si fanno ingaggianti e tecnici: mi piace andare a spasso con lui, specie quando brontola.

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Una volta risalito il torrente troviamo altri sassi, a volte di granito, a volte di serpentino. Ci fermiamo a studiarne le forme, il “grip”, le prese. Come dei maniaci tastiamo le differenti “grane” osservando stupiti i cristalli che le compongono. Il granito è qualcosa di strano, qualcosa di irrisolto che ha viaggiato nel tempo e nello spazio per finire silenzioso tra i nostri alberi di castagno. Può sembrare sciocco, ma quelle pietre hanno qualcosa da dire ed io voglio imparare ad ascoltarle.

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Lungo il nostro pellegrinaggio senza meta incontriamo due grossi “scorzoni” ed una femmina di capriolo che, incuriosita, ci ha osservato a lungo e da vicino prima di scappare a nascondersi. Saliamo e scendiamo dalla cresta di Cranno, spingendoci poi oltre il crinale fino agli alpeggi della val Ravella e risalendo di nuovo sull’altro lato per il sentiero degli spaccasassi.

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A conclusione del nostro viaggio passiamo dal “Sass de Prea”, uno dei più grossi e noti massi erratici della zona dei Corni. Nello zaino abbiamo le scarpette d’arrampicata e così facciamo qualche esperimento. Su un lato del masso vi è la possibilità di cimentarsi in un piccolo traverso su roccia quasi verticale: due o tre metri non troppo distanti da terra. Perfettamente dritto devi fidarti delle scarpette, fare passi molto piccoli ed “appoggiare” le mani senza avere presa: un ottimo ed intenso esercizio di aderenza.

Mostro a Keko come muoversi e gli lascio il posto: «Vai con calma. Qui non ci sono prese: se parti vai giù di botto e senza scampo: vraaaaam!». Mio fratello attacca arrembante ma subito si acquieta. Le mani appoggiate mentre  i piedi  si spostano leggeri, distribuiscono il peso, avanzano con calma e fluidità: «Non ho idea di quale legge fisica mi stia tenendo su, ma è una figata!» Sì, pare che ai Badgers piaccia il granito!

Davide “Birillo” Valsecchi

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