Un nuovo inizio

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Quando ho conosciuto Ivan non sapevo quasi nulla di lui, per lo più era “il tipo della val di mello che ha arrampicato anche ai Corni”. Davvero non avevo assolutamente idea e solo adesso inizio a comprendere. Oh certo, Ivan è soppratutto lo stralunato amico con cui bevo birra e mi immergo in spassosi discorsi assurdi, tuttavia la sua ragguardevole esperienza e la sua capacità sono qualcosa di assolutamente prezioso ed è un privilegio, ed una fortuna, che tutto ciò ci venga offerto con un simile affetto.

Parlando del Pizzo d’Eghen è stato molto chiaro e diretto: “Ne avevamo già discusso. Prima di affrontare una salita simile avreste dovuto allenarvi maggiormente sulla velocità: quel tipo di camino difficilmente è in condizione ma si deve essere veloci anche sul bagnato. Avete sbagliato a documentarvi perchè in quelle salite ciò che conta è il vostro giudizio, il modo in cui voi decidete di salire: le relazioni in questi casi rischiano solo di confondervi. Prima ancora di iniziare avevate commesso per lo meno una cinquantina di errori ed avete avuto la sfortuna di avere tutto contro. Avete fatto solo una cosa giusta, la sola importante: avete tenuto duro e ne siete usciti. Solo questo avete fatto di giusto: in quelle condizioni anche alpinisti molto più forti di voi avrebbero rischiato di morire.”

Questa potrebbe sembrare una ramanzina con i fiocchi ma in realtà non lo è stata. Nonostante le differenze, l’esperienza e l’età, io e lui riusciamo ad intenderci perchè le nostre osservazioni non sono mai critiche ma quasi sempre delle esplorazioni attraverso i pensieri. “Come ti ho detto non ero preoccupato, sapevo che avete le capacità per farcela. Vedi, quando due persone superano simili imprevisti non si può esprimere un giudizio: è qualcosa di personale. La vostra non è stata una salita, ma un’ esperienza: non sono molti quelli che oggi possono capire la differenza. Ora però sta a voi cogliere ciò che ha da insegnarvi quest’ esperienza per il futuro”.

Se non ci fosse piombata addosso la tempesta saremmo usciti dal camino Cassin e, senza troppe difficoltà, avremmo raggiunto la Bogani rientrando entro sera. Oggi avremmo un ricordo diverso di quella salita, non sarebbe stata la stessa cosa. Come ha detto Ivan sarebbe stata una salita, forse come tante altre. Invece, per noi, è stata un’esperienza: “Ora però sta a voi cogliere ciò che ha da insegnarvi per il futuro”.

Nelle ultime due settimane ho dovuto occuparmi del trasloco e questo ha interrotto gli ambiziosi progetti che Mattia ed io ci eravamo prefissi nei giorni successivi al Pizzo. Ma scatoloni e mobili hanno sopratutto rotto il ritmo, forzato un momento di riflessione che sembravamo non intenzionati a concederci.

Appoggiato al terrazzo della mia nuova casa, nel cuore di Valmadrera, osservo la straordinaria quantità di roccia che mi circonda. Bruna ed io avevamo bisogno di uno spazio più grande e più vicino a Lecco. Forse inconsciamente avevo anche il bisogno di cambiare, di creare le condizioni per un nuovo inizio: trasferirmi ai piedi del Corno Orientale è stata una tentazione irresistibile.

I Corni alle mie spalle, il Moregallo, il San Martino, il Resegone e la punta della Grignetta. All’alba ed al tramonto la roccia risplende mentre le ombre mostrano ciò che la luce normalmente appiattisce. Può far sorridere ma per me è come essere in vacanza tra le Dolomiti, forse meglio. Tuttavia io sono nato e cresciuto sulla cresta di Cranno, questo è un cambiamento importante, quasi radicale. Sono sull’altro versante ora, oltre il crinale. Ai piedi delle mie montagne sono forestiero in un paese che vanta una tradizione alpinistica ragguardevole: qui sono di nuovo meno di niente.

Gianni mi ha raccontato come, fino a qualche anno fa, Gian Battista Crimella abitasse nel mio stesso condominio. Crimella fa parte dei leggendari “Cinque di Valmadrera” e le nostre tribolazioni sull’Eghen appaiono poca cosa se paragonate a quello che hanno affrontato loro. Eppure, quella notte nella tempesta sul Pizzo, anche noi abbiamo condiviso gli stessi pericoli al limite delle nostre possibilità. La stessa irreparabile incognita, questo nonostante loro fossero molto più forti e la loro sfida molto più dura. “Sta a voi cogliere ciò che ha da insegnarvi…“

Anni fa un anziano Maestro di karate-do mi disse una cosa interessante. “Quando arriva la fine dell’inverno per me inizia il momento di ricominciare. Alla mia età il mio corpo è diverso di anno in anno ed anche il mio Karate deve cambiare. Ogni anno, in primavera, devo iniziare nuovamente tutto da capo. Ricominciare con pazienza dai fondamentali che si insegnano alle cinture bianche ed imparare tutto di nuovo”. Me lo disse con un sorriso ed era chiaro che quel “ricominciare di nuovo”, nonostante le difficoltà e gli acciacchi, lo riempisse di gioia. Bastava quel sorriso per capire che tra i presenti nessuno avrebbe potuto competere con lui.

Sul Pizzo d’Eghen poteva finire tutto. Di questo si deve esserne consapevoli, tuttavia nella vita sono rare le occasioni per sentirsi tanto “vivo”, per sentirsi padrone e vittima del proprio destino. Anche di questo si deve esserne consapevoli. Fermarsi? No, non ora. Ma abbiamo sfiorato il limite, non in modo esagerato ma sicuramente ragguardevole. Anche questo è qualcosa di cui essere consapevoli.

“L’eroismo è il coraggio di chi non possiede talento…”

Cosa mi ha insegnato il Pizzo? Che è tempo di cambiare, che è il momento per un nuovo inizio. Se voglio spingermi oltre dovrò ricominciare dai fondamentali, dare forma, metodo e disciplina al mio allenamento. Come disse Funakoshi: “Il karate è come l’acqua calda, si raffredda quando si smette di scaldarla.”

Non posso più vivere di rendita: l’età e le difficoltà non me lo permettono più. E’ il momento di dare ascolto ad Ivan, ma anche a Fasana, a Comici, a Cassin, a Gullich. Non basta essere sufficienti alle difficoltà, bisogna essergli superiori. Ma perchè ciò sia possibile la preparazione deve diventare parte integrante della quotidianità. “La disgrazia proviene dalla pigrizia” questa è la via della mano vuota, questo deve essere il mio nuovo inizio.

Davide “Birillo” Valsecchi

Avevo voglia di scrivere, non ho idea di cosa emerga leggendo. A volte le parole sono solo formule magiche per legare una promessa a se stessi.

bruna

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