Boris al Kima

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DSCN7334Quando suona il telefono è Boris. Il mio giovane testimone di nozze era partito da quattro giorni per affrontare in solitaria il Sentiero Roma. Pensavo volesse avvisarmi della conclusione del suo giro e per questo ho iniziato a fargli le feste. «No, Davide, non esattamente. Anzi, sono piuttosto nella merda: sono bloccato al bivacco Kima dal brutto tempo». Già, i festeggiamenti erano piuttosto fuori luogo.

Aveva affrontato il passo Roma ma era sopraggiunta la nebbia ed il temporale. Per questo, in fretta e furia, aveva ripiegato al bivacco posto a 2700 metri. Cercando di risparmiare le batterie del suo cellulare abbiamo inziato a confrontarci sul da farsi. Visto che nessuno dei due conosceva quella zona ho contattato il buon Ivan che, della Val di Mello e dintorni, ha una “certa” esperienza.

La Val Cameraccio poteva essere un’alternativa percorribile ma non avevo idea delle reali condizioni meteo, soprattutto della visibilità. Inoltre, essendo da solo, era importante capire quello che Boris si sentisse di affrontare, sopratutto avendo nelle gambe quattro giorni di cammino.

Il successivo contatto telefonico fallisce. Il telefono è acceso, Boris risponde ma il cattivo tempo impedisce la conversazione facendo cadere la linea. Andando su e giù per il salotto attendo quaranta minuti e riprovo a chiamare. 

Finalmente il telefono risponde e Boris mi aggiorna sulla situazione. Pioveva ancora forte ma al bivacco erano arrivati anche tre tedeschi di origine polacca. Boris, dopo due ore al Kima, non era più solo. Fortunatamente i tedeschi non sembravano intenzionati a lanciarsi tra i fulmini del passo. Anzi, avendo gli zaini pieni di viveri, erano più orientati sul passare la notte al Kima.

Il tempo era ancora brutto ma il grosso della perturbazione era passato e Boris è riescito a girarci un messaggio in BroadCast: «La pioggia prevista è arrivata, qualche ora prima data la quota. A meno di 50 metri dalla bocchetta Roma, passato il secondo nevaio, la visibilità azzerata condita da qualche tuono mi hanno convinto che non fosse il caso di rimanere troppo a 3000 metri, nel nulla. Ripiegato di corsa verso il kima, magicamente trovo campo e linea, chiamo gli amici più fidati per capire cosa fare. Tutti concordano sull’attesa, attendendo una finestra di bel tempo. Dopo un paio di orette spese a ridere da solo per tenere alto il morale, arrivano tre simpatici tedeschi presto muniti di “salami” e casera. E così l’alpinismo epico, eroico, dell’avventura e senza viveri si risolve in una abbuffata mittel europea. Passiamo la notte qui, chiusi tra due passi a 3000 metri, e a 4 orette dalla valle. Scendere per il Cameraccio non ispira nessuno, riproveremo la ponti col bel tempo. Nel frattempo penso a Pozzetto che scandisce “puttaaana evaa”, e rido un po’…»

Il giorno dopo, nonostante nevicasse sul passo, è riuscito a raggiungere il rifugio Ponti e quello successivo io e Bruna siamo saliti a Filorera per recuperarlo in macchina. Come ha detto qualcuno le “esperienze sono personali ed immuni ai giudizi”. Per cui: Bravo Boris, te la sei cavata bene!

Davide “Birillo” Valsecchi

Presto sul suo Blog potrete ammirare le sue spettacolari foto del Sentiero Roma.
http://daimario.tumblr.com/

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