Alla Rocca dei Malandrini

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DSCF7743Era da un po’ che Ivan ed io non arrampicavamo insieme: era tempo di fare qualche nuova “esplorazione”. Anche Mav era stato invitato ad unirsi alla nostra piccola scorribanda: i due si erano incontrati alla festa ed avevano avuto modo di chiacchierare e conoscersi.

Mav ed Andrea, nonostante la giovane età, fanno parte dei Badgers fin dalla primissima formazione. Sono entrambi due colossi e, sebbene siano molto diversi nel carattere, sono molto legato ad entrambi. In questi due anni osservarli crescere, soprattutto come persone, è stata davvero una piacevole esperienza.

Al momento Mav è in gran forma, è giovane e scalpita, è desideroso di confrontarsi con sogni un po’ più grandi. Per me, che sono “nonno gufo”, è una fatica consigliarlo perchè cresca di intensità senza sconfinare nell’azzardo.

Come molti alla sua età si trova nella “terra di mezzo”: vomitato nel mondo reale dai corsi d’alpinismo ha fatto la sue esperienze con gli altri ragazzi ed ora, inevitabilmente, vuole di più. Il rischio è che affronti qualcosa fuori portata o che, ancor peggio, banalizzi le difficoltà che non è ancora in grado di comprendere, precipitando nella deriva dell’arrampicata sportiva contemporanea.

Arrampicare con Ivan, nei modi e nell’attitudine con cui arrampica Ivan, era l’occasione migliore per trarre la giusta ispirazione e conoscenza: un piccolo assaggio di un illuminazione superiore.

Il gruppetto roccioso che ci eravamo prefissati di esplorare era ancora in ombra e così, Bruna, si è avvolpacchiata al sole nei prati soprastanti. Noi, invece, abbiamo iniziato allegri il nostro gioco.

Per me arrampicare con Ivan è stata una piccola rivelazione. Molti dei pregiudizi e dei preconcetti che mi erano stati inculcati dal “pensare comune” si sono sciolti come neve al sole. All’improvviso rocce che sembravano prive di valore sono diventate stupendi mondi da scoprire in piena ed assoluta libertà.

Speroni di roccia alti venti o trenta metri che, ignorati da tutti, custodiscono la stessa bellezza ed intensità delle pareti più grandi. Anfratti sconosciuti che offrono ancora la magia e l’incognita della scoperta. L’arrampicata si trasforma, le scale di difficoltà o i “gradi” perdono di senso mentre la complessità che ti circonda diviene avvolgente e travolgente.

“Hey Mav, ti diverti? Meglio qui o in falesia?” Il suo sorriso, mentre in spaccata stacca un friend, è la miglior risposta. Tasta la roccia, controlla i movimenti della corda ed i sassi più piccoli. Camini, fessure, strapiombi aggettanti, appigli ed appoggi tutti da capire: tutto attorno a noi è una meraviglia da esplorare.

Pensateci. La maggior parte di noi ha iniziato da bambino aggrappandosi ai sassi o alle roccette. Salivamo più in alto possibile e l’unica via era quella che riuscivamo ad affrontare, quella che ci portava là dove la nostra curiosità ci spingeva. Poi, all’improvviso e senza una vera ragione, tutto si è fatto complicato, difficile, macchinoso, obbligato. Ci hanno convinto che senza resinati o fix non si possa e non si debba arrampicare, che ci si debba diligentemente attenere alle linee prefisse da altri che saranno sempre migliori di noi. Si fa un gran parlare di sicurezza senza rendersi conto che è l’ignoranza e la mancanza di cultura il pericolo peggiore. No, questo mondo mi spaventa: non è quello che vorrei per i ragazzi della squadra.

Osservo Mav, incastrato in una fessura, mentre smonta una strepitosa protezione a tre punti di Ivan: un cordino in una clessidra, un friend piccolo in un buco, uno grande del cuore della fessura. Tutto raccordato abilmente insieme per un passaggio elegantemente da brivido.

Sono davvero felice che abbia “visto” o anche solo “intravvisto” la differenza. Quattro vie, nuove ed estemporanee, per “ricalibrare” il concetto d’arrampicata: “Malandrino”, “Il camino del Marrano”“Fedifrago” e la bellissima fessura di “Brindiamo: viva l’Italia, viva la Bruna!”.

Ora che Mav ha toccato con mano, ora che ha compreso, spetterà a lui definire la sua strada. Per me, Nonno Gufo, è una piccola gioia sapere che non ho nient’altro di importante da mostrargli sull’arrampicata.

Davide “Birillo” Valsecchi

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