Araldi della Torre Tonda

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DSCF8599Forse sono stati proprio i Corni i primi ad accorgersi che quello era un momento importante. Nell’ombra della parete Nord del Corno Orientale fa sempre un freddo terribile, ieri però non spirava il consueto vento gelido che da nord scende lungo il lago scavalcando la bocchetta delle Moregge.

Alla base della Torre Tonda, sotto la Grande Onda, due arrampicatore d’eccezione e due giovani e arrembanti indigeni: Ivan Guerini e Giuseppe “Joseph” Prina, accompagnati da Mattia Ricci e Davide “Birillo” Valsecchi.

Lo confesso, mi ci è voluta una notte intera ed una buona dose di boccali di birra per rendermi conto di quanto quella di ieri sia stata una tappa importante nel lungo, e a volte sbalorditivo, viaggio iniziato tre anni fa. Casualmente questa mattina mi è apparsa una foto scattata prima che tutto questo questo avesse inizio.

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Questa foto è stata fatta quando ancora non ero mai nemmeno salito in cima alla Croce del Pilastro Gian Maria. Prima che comprassi la corda arancione (che utilizzo ancora oggi), prima che la normale al Pilastrello diventasse la mia prima via da primo. Prima di fare cordata con Mattia, prima che tanti degli inconfessabili desideri divenissero realtà.

Questa foto, nella sua semplicità, rappresenta lo spirito che animava e che tutt’oggi anima la nostra ricerca. Sono trascorsi solo tre anni, ma la mia mente è affollata di ricordi terrificanti e meravigliosi. Un passato che riesce a rendere ancora più straordinario il presente. Chi avrebbe mai pensato una cosa simile?

Già, e ora siamo alla Torre Tonda, un monolito che si innalza davanti alla parete Nord del Corno Orientale. La sua cima è raggiungibile facilmente (II) dalla forcella dove attacca la via Stella Alpina e le altre vie della Parete. Il versante rivolto a est offre una verticale parete di trenta metri percorsa da una coppia di evidenti fessure.

A maggio di quest’anno, Mattia ed io, abbiamo aperto dal basso ed in modo tradizionale la via “Stellina”. Per noi era la “prima volta” e ci sono voluti tre “assalti” per superare quei trenta metri ed il freddo delle Moregge. La sommità della Torre Tonda è ricca di solide clessidre e questo ci ha permesso di terminare la via con una solidissima sosta completamente naturale.

Trovarsi ieri nuovamente alla base della Torre è stata una sensazione familiare ed è stato davvero straordinario vedere due “fortissimi” confrontarsi “a vista” con quelle difficoltà che abbiamo imparato a conoscere. Mattia resta tremendamente più forte di me, ma quando in campo ci sono Ivan e Joseph anche lui torna (piacevolmente) ad essere una “matricola” come me.  

In una sola giornata sono state aperte, sempre dal basso e sempre in modo tradizionale, ben tre nuove vie. Tutte rigorosamente in stile “NoSpitZone”.

Joseph ha aperto “Cold Fingers”, sullo spigolo destro della Torre, e  “Comet”, che risale da destra ed attraversa fino a raggiungere la fessura parallela a quella in cui corre “Stellina”. Ivan invece ha esplorato lo spigolo di sinistra tracciando “Sortilegio”, una linea che risale lo strapiombo formato da una lama appoggiata attraverso uno strettissimo passaggio incastrato.

 

Ivan ha anche ripetuto la nostra “Stellina”: oltre a trovarla una delle linee più eleganti e logiche sulla parete l’ha paragonata, se percorsa in arrampicata libera, alla via Ratti al Nibbio.

Mattia ha ripetuto tutte e tre le nuove vie. Io mi sono letteralmente “incastrato” dentro “Sortilegio” ed ho faticato in modo inqualificabile su “ColdFingers”. Fortunatamente oggi ho l’influenza e questo mi garantisce qualche scusa: ho la giustifica ed il certificato! Tuttavia non me la prendo: fortunatamente qualche vecchia foto riemerge per ricordarmi come e dove è iniziato tutto questo “Sturm und Drang”. Qualcosa di davvero impensabile e che deve essere di incoraggiamento per chi, come è capitato a me, vuole trovare la propria “via”.

La Torre Tonda è ora di fatto una riserva, una delle aree moderne che ai Corni di Canzo aderiscono alla filosofia “NoSpitZone”, un approccio di cui Ivan è ideatore e Joseph uno dei più attivi e determinati promotori. Sulle vie sono presenti alcuni chiodi di “testimonianza” ma la salita, per chi intende riperterla, va approcciata considerando la roccia come “nuda” e pressochè intatta.

Davide “Birillo” Valsecchi

— NoSpitZone —

nospitzoneNel 1999, Ivan Guerini ha concepito il marchio ZONE NO SPIT (o NO SPIT ZONE), per la preservazione della Natura Verticale, realizzato insieme al grafico editing Marco Agnelli in occasione del primo libro che scrisse sulla Val Grande. Quell’abbinamento pernise al novello marchio di essere “storicizzato”, perché legato sapientemente alle pareti allora impercorse di quello che può essere considerato il Parco Nazionale più selvaggio d’Europa. Nessuno aveva mai concepito di destinare tutta la sua attività esplorativa alla preservazione della Natura Verticale, e Guerini lo ha fatto arrampicando esclusivamente con lo stile sopra citato e con la creazione di questo logo.

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