Birillo’s Crack

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DSCF9813-001Appena superiamo il crinale indico a Josef lo sperone di roccia e la fessura che gli avevo mostrato in fotografia. I suoi occhi azzurri si fanno intensi mentre osserva la roccia strapiombrante e la lunga spaccatura che risale il calcare ruvido. “Birillo, hai trovato davvero un gioiello!”.

La struttura rocciosa è appena al di sotto dello “Scoglio di Arianna”, tra le rocce sotto l’anticima del Moregallo, nella porzione di montagna dove i Badgers, nei limiti delle loro capacità, stanno caparbiamente dando vita ad una *NoSpitZone*.

Con il naso all’insù abbiamo atteso che il sole cominciasse a filtrare nella piccola gola. Poi, indossando gli imbraghi e l’equipaggiamento, è iniziata l’avventura: Josef in apertura, Mav alla sicura.

La fessura è abbastanza larga ma la parete strapiomba in modo continuo, molto più di quando appaia dal basso. Solo da “dentro” o risalendo sullo sperone accanto ci si rende conto di quanto sia realmente aggettante. Josef è un alieno ed è un privilegio guardarlo salire attraverso quella linea evidente ed allo stesso tempo ignota.

Trenta metri di via in fessura protetta tutta a friend (un solo chiodo a metà via). I primi dodici metri sono strapiombanti, un VII continuo con un movimento iniziale di VII+: l’attacco è davvero intenso!! Poi la via prosegue con un altro passaggio strapiombante di VI. Giunti alla cengia erbosa la parete regala una godibilissima uscita su roccia solida ed appigliata di III. Una robusta pianta offre la migliore soluzione per una solida sosta. Un capolavoro della natura ed uno straordinario talento si sono incontrati!!

E’ stato Josef a scegliere il nome per la fessura: non posso negare che la sua scelta è stata per me un grande onore. Grazie!

Dopo la TorreTonda al Corno Orientale il nostro piccolo e scalcinato gruppo sta dando vita ad un secondo spazio *NoSpitZone* nel territorio dell’Isola Senza Nome. Spazi dove poter praticare l’arrampicata senza “infissi geotecnici”, affrontando le difficoltà in modo rispettoso, naturale ed in totale libertà di scelta.

Un approccio che non vuole essere nè polemico nè provocatorio, ma che esprime la volontà di confrontarsi con l’arrampicata (ed i propri limiti) in modo sincero e consapevole, seguendo l’esempio luminoso dei pionieri dei Corni (Eugenio Fasana in primis).

Credo che molti altri alpinisti “indigeni”, sia giovani che anziani, condividano questa visione. Vi invito quindi ad esplorare il nostro territorio, a godere delle sue bellezze ma senza cedere a velleità di conquista, senza brutalizzare questa roccia selvaggia con la punta di un trapano e con tutto ciò che questo comporta: ognuno lassù deve poter trovare la “propria” via.

Buon Anno a tutti voi dai Badgers!

Davide “Birillo” Valsecchi

Ivan Guerini ha concepito il marchio ZONE NO SPIT (o NO SPIT ZONE) per la preservazione della Natura Verticale. Ivan ha disegnato a penna il logo di quest’idea sul sacco d’arrampicata di Josef in un caldo pomeriggio di sole in cui ho avuto la fortuna di arrampicare con loro. Su quel sacco, oltre all’adesivo dei Badgers, ci sono numerose firme di alpinisti ed arrampicatori che condividono questa visione dell’arrampicata.

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