Trailer Durden

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“Questo sentiero fa schifo! Domani di sicuro sarà bellissimo ma oggi non voglio proprio salire!” Bruna batte i piedi per terra come una bambina. “Dannazione, non ho neppure il fiato di lamentarmi! Io volevo andare da qualche parte: perchè dobbiamo sempre fare fatica nei soliti posti! Io voglio andare a vedere qualcosa di nuovo!!” Come un torello furioso striscia i piedi e calcia i sassi. Io, seduto come una rana su un grosso sasso, la osservo divertito.

Le donne, ma in genere tutte le persone, hanno bisogno di esplodere ogni tanto. Viviamo in un mondo scombinato, siamo strattonati, derisi, sfruttati e troppo spesso incompresi. Siamo circondati da una quantità di gentaglia quasi insostenibile ma, al contempo, non riusciamo a distaccarci dal confronto, dalla comparazione.

Tutti hanno voglia di partire ma nessuno sa davvero dove andare. Anche io in passato ho vissuto quest’esigenza. Ho mollato tutti e mi sono messo in viaggio, sbarcando il lunario nientemeno che come “aiuto artista”. Mesi e mesi di viaggio per allontarsi da tutto, per sentirsi diversi, per sentiersi appagati.

Poi una mattina ti svegli su una branda piena di pidocchi in un sperduto villaggetto popolato da analfabeti che, vivendo tra la merda delle loro capre, ti parlano in un dialetto incomprensibile cercando di spiegarti la loro visione del mondo. Quella mattina, quando quell’esotico ciarlare ti rieccheggia nelle orecchie, quando tutto ciò che ti interessa è trovare una birra gelata per fare colazione, ti rendi conto che il viaggio è finito, che hai percorso migliaia di chilometri ma ancora non ti sei mosso di un solo centimetro.

Ti rendi conto che ti hanno sempre imbrogliato, che ti hanno spacciato per buoni dei falsi miti. Davvero la nostra vita è un viaggio che vogliamo vivere come turisti? Davvero vogliamo scivolare sulla superficie delle cose, rimbalzando da un luogo al successivo?

C’è un proverbio cinese che mi ha sempre affascinato: “Se conosci una cosa ne conoscerai centomila”. Credo che quest’idea sia alla base di tutto il mio attuale viaggio attraverso l’Isola Senza Nome. Una parte di me è fermamente convinta che se sarò in grado di comprendere queste montagne sarò in grado di comprendere ogni montagna, ogni roccia, ogni ruscello ed ogni bosco. Se così non fosse potrò, comunque, godere della gioia di aver esplorato un “fiordo” incastonato tra le alpi. Io ogni caso avrò imparato qualcosa su me stesso, e forse anche su tutti gli altri.

A volte qualche amico mi chiede “Ma sei sempre dietro a raccontare dei Corni? Non ti sei stufato? Non hai visto tutto quello che c’era da vedere?”. Trovo la domanda sempre divertente perchè spesso è quasi impossibile descrivere la quantità di cose nuove che “scopro”. A volte piccoli dettagli nascosti, altre volte realtà mastodontiche e gigantesche che curiosamente erano sempre state davanti al mio naso, ma che non avevo mai davvero “visto”. In quei momenti, di assoluto stupore e coinvolgimento, mi rendo conto di aver finalmente viaggiato, curiosamente  quasi senza essermi mosso.

Sono ancora seduto come una rana sul mio sasso ed osservo Bruna. Ha smesso di scalciare, si è infilata il cappuccio e si è appoggiata su un gradino di roccia. Aspetto, qualche attimo, forse qualche minuto, forse qualche ora: ognuno ha i suoi tempi, ma “Il drugo è uno che sa aspettare”.

“Hey bergamina, cosa facciamo? Torniamo a casa o andiamo a scoprire qualcosa di nuovo?” Lei si alza in piedi, si soffia il naso, si strofina gli occhi: “Non fare quella faccia divertita: è il pre-ciclo! Siamo arrivati fin qui, certo che andiamo a scoprire qualcosa di nuovo!! Ma in piano!!”

Mezz’ora più tardi mi faceva da balia mentre, tra la nebbia che si diradava, scattavo foto come un cinese. ”L’uomo che cammina da solo non ha nessuno verso cui girarsi” Mi diverte andare a zonzo con Bruna.

Davide “Birillo” Valsecchi

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