Kundalini ed il Condor

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condorForse è la mancanza di neve, o forse sono solo le polveri sottili che la scarsa pioggia non riesce ad abbattere. Tuttavia il mio caratteraccio è peggio del solito: mi infiammo e mi tuffo nella mischia a testa bassa. Alla mia età dovrei però imparare ad arrabbiarmi con cognizione, o per lo meno con un po’ di equilibrio.

Giorni fa ho dato di matto: le solite “intellighenzie” hanno abbattuto la quercia della placca di Solitudine, la leggendaria via dei Condor alla Rocca di Baiedo: “oscillava” e per tanto era un pericolo per i fruitori della falesia. A parole bastava sfiorarla perchè crollasse ma, nei fatti, hanno dovuto usare la motosega per tirarla a basso! Avendo ripetuto la Solitudine il 7 Novembre scorso con Bruna tutta la faccenda mi è sembrata pretestuosa. Per tutta risposta qualcuno, indispettito, mi ha pure bacchettato perchè anzichè protestare dovrei “essere grato alle guide che si impegnano in tali interventi così importanti per la tutela degli amanti dell’arrampicata e la valorizzazione del territorio!”.

Certo, come no, grati… recentemente le “guide” hanno la stessa etica alpinistica di un bagarino nel parcheggio di un concerto per quindicenni infoiati! Siamo al delirio… Furibondo ho ripensato al “Messia Verde” di cui mi aveva parlato Ivan Guerini e, finalmente, ho compreso tutto lo sdegno che aveva riversato nel suo famoso articolo “Dalla parte delle Pareti”.

Ci vuole poco a farmi arrabbiare, ma non altrettanto per farmela passare. La carogna mi era rimasta addosso e cominciava a pesare. Uscito dall’ufficio mi sono fatto venti minuti a piedi per raggiungere la macchina. Solo davanti alla portiera mi sono accorto di aver lasciato le chiavi sulla scrivania. «@#$%!!!» Sconfitto, dopo altri venti minuti a piedi, sono tornato all’ufficio: il portone era però saldamente chiuso per la pausa pranzo. A stento ho trattenuto la pressione che saliva ormai incontrollabile.

Come un anima in pena ho iniziato ad aggirarmi inquieto per le vie di Lecco. “Libri di montagna: tutto a 5 euro”. La bancarella mi incuriosisce e la sfrutto almeno per perder tempo. Poi la sorpresa, inaspettata e grandiosa: “La storia dei Condor di Lecco” edizione del 2006. Eureka! C’è voluta una serie di eventi nefasti ma quel libro è ora nelle mie mani!

L’ufficio era ancora chiuso ma poco importava. Mi sono seduto su una panchina al sole ed ho iniziato a sfogliare il mio piccolo tesoro. Trovo una foto di gruppo a Pianezzo e poi lo schizzo originale di Solitudine: la quercia sulla grande placca è ben visibile nel disegno. Poi passo oltre, trovo qualcosa di davvero curioso: la prima salita di Don Agostino su Il Risveglio di Kundalini, la famosa via di Ivan Guerini in Val di Mello.
La mia giornata si è raddrizzata!

Il Risveglio di Kundalini – Ottobre 1979
– Kunda… che cosa?
– Kundalini! Dev’essere una dea dell’India.
– Ma va, è un santone!
Lo chiederemo all’Ivan, per ora il mistero è fitto.
Andiamo sempre volentieri in Val di Mello, una valle incontaminata col fiume limpido, i prati ancora verdi e i fiori. C’è odore di mucche, di muschio, di funghi, di pini e rododendri. Non è, insomma, un ambiente da …”morte che arrampica accanto”.
Abbandoniamo Tiziana e Cristian in mezzo ai rododendri, tra massi di granito lasciati da un gigante giocherellone. Brugo fa finta di non essere in forma e si ferma con le ragazze: gli occhietti hanno il luccichio malvagio di chi piazza trappole per topi.
Mi lego con Andi; Briciola, dopo il forfait di Brugo, prende in consegna la Barbara. Ben presto l’ambiente diventa europeo… Popi, Amberger, Martin; e più in alto Jacopo con amici svizzeri. Si parla in inglese e fa tanto Yosemite Valley. Sono pieno di dadi: Nuts, Eccentrici, Chocks; nascondo con vergogna 4 o 5 chiodi Cassin, ma non li mollo, non si sa mai.
Mi sento più che mai Don … Williams, anche se la parte del personaggio mi sta stretta. Andi invece recita perfettamente Tom Frost. Amberger chiede gli anni di Andi e Popi fa l’interprete: dodici. Un largo sorriso… ed è subito simpatia.
“Chi chioda è uno stro…!” Questo epitafio compare scritto sull’attacco della via. Mi sento gelare… Ragazzi, sul traverso del secondo tiro ho piantato di nascosto un chiodino a lama piccolo piccolo; anzi: solo psicologico. Ho detto che era per Andi. Non è vero… Mea culpa.
Si continua. Incastro i primi dadi che entrano benissimo. La Fessura della Serpe Fuggente la superiamo in scioltezza. Vedo il Popi che si batte come un vichingo in un camino strisciando come un anguilla… Mi immagino già trasformato in un enorme “Nut” umano, incastrato per secoli nella spaccatura.  Gli alpinisti futuri, mettendomi un cordino al collo per passare, si diranno: “Questo era il Don… Se andava!”
Entra in gioco l’esperienza e decido di passare all’esterno alla “Dulfer”, e mi sento un leone…. Andi, caricato a dovere con due zaini, (la gavetta s’ha da fare!) passa altrettanto splendidamente…
E’ il nostro momento: placche, cengette, lame, sole, alberi, diventano un vortice di gioia. Vorremmo raggiungere Pol, Dan, Giovanni e Pietro che sicuramente hanno attaccato al mattino, ma purtroppo li incontreremo… lunedì per telefono. Siamo in cima, Andi è il ritratto della felicità.
– E’ caduto uno sulla Luna Nascente!
Mi si accappona la pelle: penso a Dan, Pol, Pietro e Giovanni. Corro su per i sentieri e, in mezzo ad un gruppo silenzioso, scorgo il ferito. Non lo conosco… egoisticamente mi sento sollevato e mi dò mentalmente del cretino. Sono scherzi dell’amicizia!
Inizia per tutti il lungo calvario della discesa, con le calate del malcapitato che stoicamente non si lamenta. Briciola? Dove sono Briciola e Barbara? Abbandono ancora il gruppo e di corsa ritorno all’uscita di Kundalini.
– Briciolaaaa!!
– Sono qui Don; che tiro!
Siamo insieme. E’ ora di pensare agli altri…
Guardo Barbara ed Andi, forse è il primo ferito della montagna che vedono da vicino. Più che tesi, si sentono coinvolti e danno una mano. Finalmente i prati! Cristian, Tiziana e Brugo si mostrano preoccupati. Il ferito se ne va, portato da Jacopo e dal suo amico. L’abbiamo visto sorridere e ringraziare un po’ tutti. Tiriamo il fiato, se la caverà con poco.
Dovevamo mangiare un enorme polenta verso le 15 ed ora sono le 18. Sogni di una notte di fine estate. Si va di pastasciutta condita da una gigantesca allegria. Andi le prende da tutti; con mezzo chilo di pepe nelle narici, batte il record mondiale degli starnuti. Brugo di siede di fronte alla Cristian senza speranza, Briciola imperversa sotto gli occhioni della Tiziana, Barbara osserva con distacco, ed io penso con un po’ di malinconia alla coda della statale 36… Ma che importa! Per un giorno ci siamo riempiti gli occhi di bellezza!
Don


Una triste immagine dell’arrampicata moderna: ciò che resta della quercia di Solitudine…
la quercia

solitudine

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