Una via Ravan-Osa

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Davide Vassena e Davide Valsecchi, uno nativo ed indigeno del Versante Sud, l’altro del Versante Nord: sull’Isola Senza Nome le nuove amicizie stanno diventando nuove alleanze. Io e Mattia siamo orgogliosamente di Asso, della contrada di Ceppo Rosso, tuttavia l’idea di una cordata “mista” con qualcuno di Valmadrera mi intrigava. Stiamo arrampicando tanto sul Moregallo con Josef, “Valma” mi piace molto come paese ed è doveroso, secondo le regole non scritte dell’Isola, condividere quanto fatto e coinvolgere i padroni di casa.

Con Davide avevo scambiato molte informazioni sul camino del Bevesco ed era chiaro ad entrambi l’interesse e la volontà di fare qualcosa insieme. Tuttavia dalle nostre parti c’è poco o nulla che permetta di “improvvisare” una cordata: senza conoscersi si rischia di finire nei guai. Così ho avuto una delle mie terribili pensate: “Potremmo fare la Crestina OSA: ma non da sopra, da sotto!” L’idea di esplorare insieme la base della parete ed i pilastri adiacenti piaceva ad entrambi: la “ravanata” permetteva di conoscerci alzando il tiro per gradi e valutando passo passo i rischi.

Alle otto e mezza ci siamo trovati alla cappelletta sopra GianVacca e poi su, verso l’attacco della Osa. Nello zaino una mezza corda da 50, imbrago, caschetto, qualche fettuccia e qualche moschettone: il saggio affronta la ravanata equipaggiato…

Se sulla cresta sono passati quasi tutti credo che davvero in pochi abbiano curiosato alla sua base: vista da sotto è una parete spettacolare! La grande bastionata si divide in due settori separati da un canale più o meno all’altezza del Caminetto. Le due vie a me  note, “Pericoloso Sporgersi” e “Ultima Chance”, sono sulla seconda bastionata e solitamente vengono raggiunte calandosi dall’alto. Una scelta comprensibile visto la pancia aggettante alla base di quel tratto.

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La prima bastionata invece, che corre grossomodo dall’anello metallico all’attacco del Caminetto (per chi conosce la OSA), sembra “vergine” ed offre potenziali “possibilità” sfruttando spaccature, fessure e mezzi diedri. Ovviamente è tutto da valutare perchè la muraglia, vista da sotto, è davvero impressionante ed in molti punti erbosa. Ovviamente è “zona no spit”: se non volete che gli indigeni vi piscino in testa dalla crestina mentre fate gli sbroffi con il trapano conviene che rispettiate questo “diktat”. Avvisati.

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Visto che non sapevamo cosa ci aspettasse Io e Davide siamo stati chiari da subito l’un con l’altro “Prima di farmela sotto vedo di avvisarti per tempo: cerca di fare lo stesso anche tu!”. Il nostro piano era infatti di risalire la base della cresta superando i vari pilastri erbosi che corrono via via sempre più verticali. Roccia a tratti straordinariamente bella, a tratti paurosamente fragile, quasi sempre coperta da paglione ma anche costellata da amichevoli piante.

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Risalivamo slegati ma facendo pausa e guardandoci intorno con la stessa frequenza con cui avremmo fatto sosta. I primi “tiri” li ho lasciati al padrone di casa. Quando è toccato a me la faccenda si è fatta un po’ più complessa: la solita fortuna! Superato il Caminetto la Crestina Osa inizia ad appoggiare, al contrario sotto inizia ad impennare sempre più esposta. Gli alberi non erano più sufficienti a proteggere un eventuale caduta e dovevamo scegliere con cautela dove passare. Cercando di evitare i passaggi troppo verticali abbiamo giostrato tra gli spigoli dei pilastri puntando poi per un bel canale che terminava in un promettente camino.

“Se la roccia è buona potremmo infilarci nel camino e rimontare sull’uscita” Così mi sono infilato su per il camino ma la faccenda iniziava a farsi spessa. La roccia era abbastanza buona, ma il camino risalendo si stringeva: dovevo togliere lo zaino, risalire di quattro o cinque metri protetto (e costretto) ad incastro, ma prima o poi avrei dovuto per forza buttarmi fuori nell’esposizione completa. Piazzando un friend dentro il camino avrei potuto mettere fuori il naso e capire come proseguire, il guaio è che corda ed imbrago erano ancora nello zaino e la mia dotazione non contemplava materiale da incastro.

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Quel camino era un invito ma rischiava di diventare un problema ed anche piuttosto serio se uno di noi due lo avesse sbagliato. Neppure legandoci avevamo con noi il necessario per proteggerlo. Così, con cautela e pazienza, sono tornato alla base da Davide. Una soluzione però dovevamo comunque trovarla per andarcene. Così, sfruttando un punto debole dello spigolo, sono andato a dare un’occhiata sul lato opposto del pilastro verso destra. “Di qui è bello verticale, ma la roccia è buona e ci sono un paio di piante: di qui passiamo!” Davide mi ha raggiunto oltre lo spigolo ed insieme abbiamo superato le ultime difficoltà prima di raggiungere la fine della cresta. “Accidenti! Doveva essere un giretto tranquillo e ne è uscita una spettacolare ravata!”

Davide “Birillo” Valsecchi

Via RavanOsa – Canale della Stria.
Davide Vassena e Davide “Birillo” Valsecchi – 24/03/2016
Difficoltà: “Benvenuto ai Corni!”

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