Mwana wa mbwa

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[E.Santambrogio: Zanzibar – Giugno 2016] Qualche settimana fa un mio fundi, uno che ora lavora alla costruzione del nuovo fronte del porto, si è presentato alla porta di casa mia con una borsa e lo sguardo di chi è gia sicuro di uscirne con qualche cosa di buono. Mi dice: «Boss Kazi, ho una cosa per te!»

Io ovviamente gli rispondo che di “fesciate” ne ho gia fin troppe, ma ovviamente mi conosci e la curiosità mi  divorava. Alla fine ho ceduto e gli ho chiesto di mostrarmi il contenuto della borsa, che appariva abbastanza pesante.

Lui la adagia per terra e ne estrae un “qualche cosa” avvolto in una maglietta. Incomincia ad aprire piano piano fino a mostrarne il segreto: una palla di cannone, cazzo!! Una fottuta palla di cannone, dei fottuti “12 minuti caldi a Zanzibar”!! Non ci potevo credere!

Inizia la lunga trattativa: finisce con 10,000 scellini dai 100,000 con cui era partito, più una birra appena finisce il ramadam.

La cosa cadeva a pennello perche erano settimane che Albert, il vecchio incursore dei Comsubin che vive giù a Kiwengwa, mi chiedeva di passare a trovarlo accusandomi di essermi dimenticato di lui e minacciandomi, cameratamente, di tagliarmi la gola se mi fossi presentato a mani vuote senza un regalo. Di solito passo a trovarlo quando ho qualche lavoro da quelle parti e, puntualmente, mi ricordo solo all’ultimo momento di portargli come qualcosa come presente, anche solo il tabacco da pipa. Finalmente potevo rimediare!

Dunque pochi giorni fa, avendo un po di tempo libero, mi sono armato di buona volontà e sono andato in città per prendere il secondo “dalla dalla” (* gli sgangherati pulmini locali) che mi avrebbe portato a Kiwengwa. Ovviamente l’impresa è fallita: per razzismo verso i bianchi mi lasciavano a terra dicendomi che il cassone era pieno, salvo poi far salire sotto il mio naso altri indigeni. Al secondo tentativo fallito la mia parte buddista ha impedito all’istinto del bastardo di usare il mio zaino, e la relativa palla al suo interno, come incisivo strumento di persuasione spiccia. In effetti la mia parte buddista teneva conto anche di quanto sarebbe stato complicato spiegare alla polizia di una dittatura militare come mai me ne andassi in giro con una palla di cannone nello zainetto Invicta!!

E dunque fuori un trenta scellini e via: taxi fino alla meta. Passo prima da alcuni amici e poi a piedi lungo la spiaggia fino alla casa del vecchio Albert. Non pensavo che portarsi a dietro una palla di cannone pesasse così tanto, ma alla fine meta raggiunta!

Grido dal giardinetto «….Albertttttttttt vecchio mastino africano sei a casa?»
Risposta di lui…. «Chi sei? figlio di un cane randagio…»
Io «Sono Enzo…»
Lui «Vieni avanti  bastardo… vedi che non mi sbagliavo sul figlio di un cane!?»

Lo saluto e mi fa accomodare sulla poltrona della sua veranda, piena di trofei appesi, dalle corna di bufalo alle teste impagliate degli animali più strani. Mi mostra pure un suo piccolo tesoro scovato di recente: un dente di 12 cm di un mastodonte preistorico. Gli chiedo la provenienza e mi risponde che a portarglielo è stato un suo fundi. Poi ridiamo insieme: è possibile che abbiano pescato un esemplare vivo, dopo otto milioni di anni,  ma essendo ignoranti come capre se lo siano mangiato !

Poi, ovviamente, lui parte con le sue storie, di quando lavorava nella narcotici per l’ONU e andava con la sua squadra a distruggere i campi dei cocheiros in giro per il mondo. Fino a raccontarmi di quando in tre, 30 anni fa, cercarono rubargli la moto mentre rientrava qua, a casa sua a Zanzibar: ne uccise due e ferì il terzo, erano tutti ricercati da 5 anni ed incassò pure la taglia come nel vecchio west.

In poche parole, caro Davide, tu da tutto questo ne avresti tirato fuori una bella storia:  te lo devo dire ho sempre ammirato come raccontavi le avventure che vivevamo in maniera limpida e romanzesca. Mi manca leggere cose nuove legate a fatti simili !

Comunque alla fine me ne sono ritornato a casa con il ricordo di una bella giornata, anche se era partita male. Un saluto da quelli di Zanzibar !

Enzo Santambrogio
http://www.enzosantambrogio.com

“Cima” è una corazzata: una vecchia, lenta ed anacronistica nave da battaglia concepita per incassare colpi e sfidare le tempeste. Una nave su cui sventola la bandiera dei Badgers, un tasso bianco su sfondo nero, per ricordare che sono stati due pirati ribelli a dare inizio a quest’avventura: you are always welcome, Enzo!! «D.”B”.V»

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birillo ed enzo ladakh

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