Azzoni Point-Blank

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DSCF4631“Anch’io sono disposto a morire… Ma non di noia!” – ZabriskiePoint. Quando usciamo dal bar del piazzale della funivia era abbastanza chiaro che le giornata promettesse pioggia, quello che non mi aspettavo era di sentire in lontananza una chiara ed intensa scarica di sassi venier giù da qualche parte sul Pizzo D’Erna: “Accidenti!” Nonostante sembrasse interminabile non c’è stato modo di capire da dove fosse venuta già “…vabbè, tanto a me la Gamma1 non mi piace: è una scala che porta in spazzacà! Con questo tempo fortunatamete non ci sarà nessuno da quelle parti…”.

Io e Josef iniziamo a camminare e chiacchierare fondendo insieme i massimi sistemi alla filosofia, al cimena, al lavoro, alle donne, ai sogni, alla vita in genere.  Spesso quando si arrampica si è legati e divisi da 50 metri di corda, forse è anche per questo che senza se ne approfitta per rinsaldare i legami che sono la vera sicura di una cordata.

1300 metri di dislivello più tardi siamo davanti al rifugio Azzoni, sulla cima del Resegone. La nebbia copre ogni cosa e le goggioline si fanno più frequenti: “Birra?”. L’Azzoni è un bel rifugio di vetta: rosso fuori e dall’interno in legno intriso di storia. Quando entriamo ci accoglie un ragazzo ricciolo con due intesi occhi azzurri, mani grandi e sorriso sincero. Lui e Josef si conoscono bene ma ancora io non so chi sia. Però ha “una bella faccia”: mi sta subito simpatico. Il rifugio è quasi vuoto e così, tutti e tre, ci sediamo insieme ad un tavolo. Un boccale da litro in mezzo e qualche lattina di birra per riempirlo.

Stefano-Valsecchi_rifugio-Azzoni

“Ma tu sei Birillo?” Mi chiede il giovane “capanat” di 24 anni: oltre ad essere quasi omonimi ci siamo già parlati senza saperlo. E’ compagno di cordata di “Scienza”, con cui ha aperto diverse nuove vie, ed era con Marco Anghileri al Pizzo d’Eghen nella sua celebre maratona verticale ”Le 6 C – Tributo a Cassin”. Non lo incontri mica tutti i giorni qualcuno con cui chiacchiarare di quel caminone sulle Grigne!

DSCF4645“Ma sai che il mio socio Mattia, nonostante tutto, ci è tornato due volte per esplorare la famosa grotta di Cassin prima del penultimo ultimo tiro? In quel punto, proprio come diceva il libro, la grotta rientra per una decina di metri e sul fondo, praticamente al buio, ci sono davvero i tre sassi incastrati con cui ha superato il sasso incastrato che tutti gli altri, noi compresi, abbiamo passato appesi fuori a sbalzo!”

Fuori è agosto ma sembra ottobre: chiacchieriamo svuotando il boccale, poi una stretta di mano e ci salutiamo. La pioggerellina si è fatta più fitta ma con fare tranquillo ci avviamo lungo le creste. Poi, nel buio bianco dell’orizzonte, risuonano i tuoni che avanzano, probabilmente dalla Grignette. Il piacevole torpore della birra scompare ed i nostri piedi, spronati da una rinnovata lucidità funzionale, si muovono veloci sui sassi del Canale Bobbio: “Accidenti! Basta nominarlo l’Eghen che scatta il temporale! Peggio di Frau Blucher!!”

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Quando la pioggia arriva è come una secchiata violenta e riempie l’aria. Io e Josef siamo però già seduti al bar della Seggiovia con due nuove birre in mano. “Bhe, credo che per scendere questa volta ci facciamo dare uno strappo!”

Mentre la gabina della funivia si inabissava nella nebbia pensavo ad un titolo con cui scrivere l’articolo. Non so perchè ma mi è venuto in mente “Azzoni Point”, mi ricordava lo “Zabriskie Point”, il punto più caldo del pianeta nella Death Valley in California. Enzo me ne parlava sempre ad anche a Milano, in un stradina di via Torino,  c’era un vecchio e scassato negozio di dischi con quel nome. Credo sia diventato qualcosa di famoso dopo un film culto degli anni ’70, realizzato per di più da regista un italiano: non avevo mai visto quel film e così, mentre scrivevo, ho cominciato a guardarlo via internet, lasciandolo come sottofondo, rubandone qua e là qualche frase. Strano mondo gli anni ’70, quasi più incasinato dei quello del nuovo millennio. Poi, all’improvviso, mi è tornata alla mente un passaggio di Bernard Amy: tutto ha cominciato ad avere un senso, anche se inafferrabile, forse inutile. Strano modo di cominciare il lunedì mattina…

Davide “Birillo” Valsecchi     

“Forse le riunioni non sono il suo forte?!  Dite a quel tipo di iniziare a leggersi il libretto rosso, alla prima pagina, dove sta scritto che in nessun posto può iniziare una rivoluzione senza che ci sia un partito rivoluzionario …e che se andrà avanti così, con il suo individualismo borghese, finirà per lasciarci la pelle!” “Non scherzo, ne ho le scatole piene… hai sentito quel cretino dire che si deve fare qualcosa solo quando ce n’è bisogno? No, Io ne ho bisogno prima!” Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni

“La scalata era diventata il segno della nostra sottomissione all’uomo bianco, arrampicare era una nuova obbedienza. Uno dei modi per far disobbedire le parole è tacere. Uno dei modi per ottenere che la scalata non sia più una sudditanza è proibirla. Chiesi a qualche bravo scalatore che avevo conosciuto di venire sulle nostre torri, di spezzare i ferri che vi erano stati conficcati, di cancellare ogni traccia di passaggio. Poi le abbiamo vietate. E non poterle salire è, ai vostri occhi, la nostra nuova disubbidienza” La disobbedienza di Bernard Amy

“Nel mio boccale voglio solo gioia ed allegria. Non ho tempo nè voglia di pensare. Troppo tardi mi sono accorto dell’inutilità di fidarsi dei libri degli antichi saggi. Ieri sera, barcollando ubriaco, mi appoggiai ad un pino. Domandai all’albero «Quanto sono ubriaco io?» Mi parve che il pino si chinasse a sorreggermi, allora gli dissi sprezzante «Vattene Via!»” Xin Quii – L’unghia del drago – via WhatsUp per Londra

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