Birillo al MelloBlocco!!

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“Questa valle assomiglia incredibilmente alla Val di Mello”. Curioso come una frase possa rimanere scolpita nella mente per decenni. La pronunciò uno dei miei compagni di spedizione mentre risalivamo la verdeggiante valle di Mathan-Ther verso il lago Bhari, ai piedi della montagna di cinquemila metri che oggi porta il nome “Cima Asso”. Mi colpì perchè ero in Pakistan, ero ventenne, ma non avevo mai visto la Val di Mello, nonostante negli anni 90 fosse già decisamente famosa. A tremila metri di quota quella valle Pakistana era un giardino verde di pareti di granito, abitato solo da pastori che, vivendo in capanne di legno nell’ansa del fiume, non avevano mai visto nessuno straniero prima di allora.

Oggi, con una punta di tristezza, so che forse non rivedrò mai quella valle. La guerra in Afghanistan dopo l’11 Settembre ha travolto ogni cosa e la “mia” valle, che conduce ad un valico di confine, divenne un luogo di transito per i combattenti. Se un giorno riuscirò a tornarci sarà comunque impossibile rivivere quel luogo come un giardino incantato: uno spazio ignoto ed incontaminato dove, nel fiore speranzoso della giovinezza, la natura più intensa era cornice dell’incontro tra due culture. 

La mia esperienza in val di Mello è davvero limitata, negli anni ho percorso solo due vie: “Il Risveglio di Kundalini” e “Luna Nascente”. Da perfetti villici allo sbaraglio proventienti dall’Isola Senza Nome, Mattia ed io abbiamo tirato in conserva vincolata il tiro dell’Occhio del Falco ed il successivo perchè avevamo “mancato” una sosta (…che strana coppia siamo alle volte!). Il granito era stata un’esperienza affascinante, a volte inspiegabilmente facile, a volte curiosamente difficile: nonostante sia il tipo di roccia più diffusa al mondo io non ne sono affatto un esperto.

Arrampicare nella valle era per noi un’esperienza particolare: non eravamo abituati ad incontrare altre cordate, ad avere gente a spasso che ti tiene d’occhio dal basso. Ai Corni eravamo l’unica cordata in parete, spesso gli unici umani in tutta la montagna. In Valle mi sentivo sempre osservato, sempre a confronto con gli altri, innervosito da un ambiente sconosciuto con cui non riuscivo a trovare intimità. Poi tanta strada da fare in macchina, parcheggio a pagamento, coda in superstrada al rientro: no, non ho mai considerato la Val di Mello un luogo a cui legarmi.

Tuttavia un legame, ancora tutto da comprendere, probabilmente esiste. Il destino, forse divertito da tutti questi dettagli, ha infatti rimescolato le sue carte e realizzato l’improbabile: Birillo al MelloBlocco!

Il MelloBlocco, per chi non lo sapesse, è per eccellenza il più importante e conosciuto raduno internazionale di bouldering in Italia, una manifestazione che si svolge annualmente Val di Mello dal 2004. Una competizione che ha visto protagonisti i nomi mondiali più prestigiosi di questa disciplina …ed ora arrivo io, Birillo, nostromo di una ciurma di pirati dal calcare dell’Isola Senza Nome! Davvero incredibile!

Ovviamente non parteciperò come atleta, di certo questo no, ma il mio punto di vista sarà curiosamente interno all’evento. Dopo avere presentato l’Albero dei Chiodi al ValmaStreetBlock l’iniziativa del progetto RockHound.it ha riscosso davvero molto interesse. Con un semplice trespolo in legno avevo portato in mostra oltre un centinaio di differenti chiodi d’arrampicata. Probabilmente la collezione contemporanea più completa in circolazione.

Giovanni Viganò del negozio Sherpa di Ronco Briantino, incuriosito (e forse anche divertito) da questa mia stravagante idea di mostrare chiodi ai “sassisti”, mi ha invitato a partecipare nel suo stand durante i quattro giorni della manifestazione. Giovanni è un attento appassionato di montagna ed in questi mesi mi ha aiutato davvero molto nel mio progetto: non posso che essergli ulteriormente grato!

Beh, “Chiodi al Melloblocco”: sulle prime può sembrare un’idea strana, anche se a pensarci bene è incredibilmente sensata. Forse il chiodo rappresenta l’oggetto capace di simboleggiare il punto di unione e di passaggio del “gioco arrampicata” sui grandi massi con il suo successivo evolversi sulle grandi pareti che abbracciano la valle. Ancora oggi, sulle vie classiche, è il chiodo ad essere testimone di una storia che ha caratterizzato l’evoluzione dell’arrampicata italiana. Credo che l’esempio più eclatante possano essere alcune “soste in ferro battuto” delle classiche più famose, gioielli della tradizione destinati a diventare eterni, intoccabili e monumentali.

Confesso di essere intimorito per alcuni aspetti, la folla ed il clamore di una competizione di tale portata non sono certo il mio ambiente, sono abbastanza certo che a tratti mi sentirò spaesato come un pesce fuor d’acqua. D’altro canto sono incuriosito ed intrigato dagli incontri che il mio albero di chiodi saprà attrarre, dalle storie e dai racconti che mi permetterà di raccogliere. Fantastico sui “giovani” ed i “vecchi” che potrebbero venire a curiosare attorno ai miei chiodi. Davvero non ho idea di cosa accadrà: sarà un’esperienza decisamente inconsueta!

Quindi se partecipate al MelloBlocco passate a cercarmi: una chiacchiera amica sarà per me un grande supporto e sarò ben felice di mostrarvi i miei tintinnanti stecchetti! Onestamente non credevo avrei mai scritto una cosa simile ma… ci vediamo in valle!

Davide “Birillo” Valsecchi

www.rockhound.it – Il mercante di chiodi

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