Il tuo tempo migliore

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E adesso cosa resta della nostra età? Se togli la ribalta, la radio, la musica, la fama e la voglia di riscrivere daccapo una storia irrisolta. Me lo chiedi e siamo dentro a un bar, e sei davvero stanca e hai perso gli occhi in una banca. E hai un contratto nuovo come protesi. Eri più bella quando non eri di nessuno, eri più bella quando eri gratis. Eri più bella quando rischiavi, eri più bella. Eri più bella come ipotesi. E non chiedevi altro alla vita che uscirne sudata e coi polsi tremanti, le ginocchia sporche, una luce negli occhi. E non è piangere e non è urlare, ridere forte da spaccare i vetri. Rompere le cose, finché ne hai, morire di vino e soste leggere, e a pochi passi dalla fine ubriacare le paure. E risorgere tramortiti il giorno dopo, in un albergo con una vasca di squali nel cervello ed un’elica che ti solleva il petto. Stupidi come l’amore, saggi come l’incoscienza, senza più pensieri da gettare in mare. Senza più parole per abboccare. Scoprire sempre dopo che per sempre non c’è tempo. Amarsi più forte di lavorare. Avere sempre meno ore. Che davvero non c’è tempo, non c’è tempo. E sei tu il tuo tempo migliore.

Il tuo tempo migliore

E mi chiedi cos’è questo bisogno di spingersi al limite. E fare sempre la scelta sbagliata per vedere che succederà. E non farsi mai andare bene quel poco di pace prima del buio. Dover lasciar vincere il vento. Mischiare la pelle ed esplodere, il cuore e ancora. Ti cerco nei giorni migliori, ti cerco nei sorrisi degli altri, che non sorridono mai. Come te. E non chiedevi altro alla vita che uscirne sudata e coi polsi tremanti, le ginocchia sporche, una luce negli occhi. E non è piangere e non è urlare, ridere forte da spaccare i vetri. Rompere le cose, finché ne hai, morire di vino e soste leggere, e a pochi passi dalla fine ubriacare le paure. E risorgere tramortiti il giorno dopo in un albergo, con una vasca di squali nel cervello ed un’elica che ti solleva il petto. Stupidi come l’amore, saggi come l’incoscienza. Senza più pensieri da gettare in mare. Senza più parole per abboccare. Scoprire sempre dopo che per sempre non c’è tempo. Amarsi più forte di lavorare. Avere sempre meno ore. Che davvero non c’è tempo, non c’è tempo. E sei tu il tuo tempo migliore. Il tuo tempo migliore. Bruciare sempre, spegnersi mai.

Cristo santo, Birillo, chiuso a quarant’anni in un loculo senza finestre non puoi piangere per una canzone… Te lo dico da amico: alla nanerottola serve un padre, non uno zombie che paga i conti. Apri quei tuoi cazzo di occhi azzurri, riaccendi quella luce violenta ed intensa che come un faro inchioda la vita. La primavera è alle porte, Birillo, la primavera è alle porte!!!  

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