In ricordo di Luigi Paredi

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Nel parlar di Lui, sempre mi viene in mente quel lontano giorno del 1947 – una domenica mattina – in cui incontrai Luigi; era con Sandro, Gianpietro e Felicetto. Io ed altri giovanetti eravamo seduti fiaccamente sul sagrato della Chiesa ad oziare ed i tre si fermarono con noi per dirci del loro progetto di costituire a Canzo una Sezione del C.A.I.

Accettammo con entusiasmo la proposta di unirci a loro; con un entusiasmo forse più maturo del consueto entusiasmo giovanile e così da quel giorno ebbe inizio la mia amicizia con Luigi. Un’amicizia che mi ha insegnato a conoscere, ma soprattutto ad amare la montagna, proprio come Lui la amava.

Quando noi giovani acquistammo col tempo una buona esperienza in montagna, era Lui che riusciva a frenare le nostre irruenze, dettate da una esuberanza giovanile. Luigi anche in questi casi ci dava sempre un insegnamento: come amare veramente la montagna anche nei suoi aspetti più semplici, come saperla conoscere, affrontare ed intendere in ogni sua manifestazione.

Lui, l’amava in modo vero! In un modo che pochi hanno compreso veramente e chi, come Lui, considerava una conquista anche l’arrivare în vetta ai Corni, capiva veramente che cosa fosse la montagna, che cosa significava amarla anche nelle sue manifestazioni che potevano apparire meno grandiose agli occhi superficiali di molti. Lui, aveva capito che non è la grande vetta che fa l’alpinista, ma è l’amore che si nutre per la montagna, che diventa allora la nostra « maestra di vita » nel superamento delle nostre prove.

Chi di noi non ricorda — dopo un lungo periodo di inattività — l’entusiasmo di Luigi nella sua ultima ascensione invernale al Canalone Comera? Giunti in vetta Egli gioiva come un bambino che ha ritrovato la vera gioia; quella stessa gioia che irradiava dal Suo volto il giorno in cui la montagna lo richiamò a sé, silenziosamente morendo tra i Suoi monti che tanto aveva amato.

Lascia un immenso vuoto in tutti coloro che lo hanno amato e stimato, perché al di là di ogni ragionamento, sentiamo che in quell’attimo Egli scalava la Vetta più altà, che Lo apriva alla visione del grande Mistero.

Testo di Franco Redaelli – Pubblicato sull’Annuario celebrativo del CAI Canzo, all’epoca Sottosezion del CAI Lecco, in occasione del venticinquennale della Sottosezione (!947-1972).

Io non ho mai conosciuto il mio nonno materno, Luigi Paredi. Morì in montagna quando mia madre era ancora adolescente. Non sapevo nulla della sua passione per i Corni di Canzo, e l’ho scoperta solo dopo aver approfondito la mia per la sua stessa montagna. Senza possibilità di imitazione siamo diventati, inconsapevolmente, molto simili. Qualcosa di assolutamente curioso e che rende il mio legame con l’Isola ancora più indecifrabile: avevo tutto il mondo a disposizione e mi sono fermato tra queste quattro “piccole” montagne, all’epoca per me quasi ignote, ora radicate nella mia conoscenza. Siamo il nostro passato, siamo i testimoni per il futuro.

  

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