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Denis Urubko: come cavallo e scimmia

Denis Urubko: come cavallo e scimmia

Mercoledì sera sono sceso nella bassa insieme a Franco, allo Sport Specialist di Sirtori era ospite una figura d’eccezione: Denis Urubko. Io non sono un grande fan dei “Super Pro” dell’alpinismo moderno ma confesso di essere stato davvero fortunato nell’assistere alla serata di Denis.

Prima di tutto è giusto spiegarvi chi sia questo “ragazzo” di 40 anni (classe ’73): nato in Kazakhistan ha raggiunto senza ossigeno la vetta di tutti e 14 gli ottomila del pianeta, grazie alle sue salite in stile alpino, alle nuove vie ed alle invernali Himalayane è considerato dai grandi come il più forte alpinista della storia ad 8000 metri di quota.

Ero seduto a pochi metri da un “gigante” sorridente, tuttavia a colpirmi non sono state solo le sue imprese ma soprattutto le sue parole, pronunciate con entusiasmo e difficoltà in italiano.

L’alpinismo estremo spesso è un fatto di marketing: “scimmie spaziali” caricate a molla pronte a ballare ad alta quota a favor di sponsor.

Denis, invece, nella sua straordinaria semplicità è un concentrato di umanità autentica e coraggio alpinistico, un brillante esempio dello spirito originale ed onesto: era un piacere ed un’emozione lasciarsi coinvolgere nei suoi racconti.

Con grandissima umiltà ha raccontato la sua infanzia, la sua vita nell’esercito, le grandi amicizie e di come queste lo abbiano aiutato spingersi sempre oltre saziando il suo bisogno di confrontarsi con i grandi alpinisti, del passato e del presente,  lasciando un riferimento ed un insegnamento a coloro che lo seguiranno.

Le parole d’amicizia che ha rivolto a Simone Moro erano semplici ed intense.  Simone ha infatti aiutato molto Denis a trovare i mezzi e le risorse con cui poter organizzare le sue spedizioni ed insieme hanno condiviso grandi salite, grandi tentativi e grandi successi. Diversamente dallo stile “russo”, spesso rigido, competitivo e freddo, Denis ha imparato quale grande risorsa nelle difficoltà sia l’amicizia: ”Quando tu hai vicino amico su cui confidare tu puoi salire montagna come pirata, mettendo tutti tuoi muscoli e tutta tua testa in salita. Lui è vicino, pronto ad aiutarti: non devi pensare ad altro”.

Parlando del suo allenamento ha cercato, nel suo italiano volenteroso ma ancora approssimativo, di portare un esempio importante che, ascoltandolo, sulle prime  può sembrare buffo ma invece racchiude in sé una grande verità e la saggezza di un grande alpinista: ”Alpinista è come Cavallo, deve correre, essere forte e resistere a lungo. Alpinista è anche come Scimmia, deve arrampicare su alberi e su roccia. Problema che cavallo non arrampica e scimmia non corre. Per essere buon alpinista devi allenarti come Cavallo e come Scimmia.”

Questo lo raccontava mostrando le immagini delle numerose gare di corsa in montagna e delle gare di arrampicata a cui ha partecipato e vinto confrontandosi con gli specialisti delle rispettive discipline. (Un grande!)

Alla serata erano presenti i grandi gruppi alpinistici del nostro territorio, i nomi importanti e le piccole “Crew” di giovani arrampicatori. C’erano tutti ad ascoltarlo.

Mentre Danis parlava delle grandi montagne di casa sua io avevo fisso in testa una roccia trovata sui Corni, un grosso masso di una decina di metri con una fessura obliqua che lo taglia dall’alto in basso.  Questo mi ha fatto sorridere: nonostante l’abisso che ci divide l’emozione a cui diamo la caccia è probabilmente la stessa.

Grazie per la bellissima serata e per i piccoli grandi insegnamenti!

Davide Valsecchi

Ancora tra le nuvole d’Africa

Ancora tra le nuvole d’Africa

Piove. Dicono che nevichi sopra i 1500 metri ma non riesco a vedere se oltre le nuvole abbia già cominciato a cadere la “bianca”. Il mio piano è quello di portare il “siciliano”, il nostro buon Fabrizio, al Brioschi sul Grignone questo Sabato. Il dubbio, se viene giù troppa neve, è che non sia ancora pronto ed equipaggiato a dovere.

Così, assorto nei miei pensieri, varco la soglia della trattoria. Non è nemmeno mezzogiorno ed il locale è vuoto. Saluto la “nonna”, che traffica in cucina, ed entro in sala.  Tutti i tavoli sono ancora vuoti, solo una persona è già seduta: Mr Enzo Santambrogio.

In due anni è la prima volta che ci troviamo faccia a faccia senza che nessuno possa disturbare o intromettersi.  Afferro la sedia davanti a lui e mi siedo di rimpetto. Rido: “Dai, ora siamo qui da soli, possiamo anche lasciar perdere il nostro teatrino per una volta: nessuno può vederci, dimmi un po’ come ti va?” Lui fa l’evasivo, traffica con il cellulare a testa bassa con aria distratta ma poi, più insisto, più inizia a ghignare sotto i baffi.

Gli riempio il bicchiere di rosso e picchio il mio sul suo in un brindisi: ”Alla salute!” Finalmente ride, afferra il bicchiere, ed è come se entrambi si ringiovanisse di tre o quattro anni. Mi racconta di essere in partenza per la Romania e poi di nuovo per la Tanzania: probabilmente quello era l’ultima occasione buona per trovarsi prima di chissà quando.

Il destino è spesso curioso. Due anime tanto diverse e volitive hanno saputo coesistere tanto a lungo attraverso mille difficoltà. Forse era inevitabile che fosse terribilmente romboante lo schianto con cui si sono divise ed altrettanto lento e silenzioso fosse il loro timido riavvicinarsi: “Alla salute, in bocca al lupo!”

Strade diverse ci attendono ma, oggi, i ricordi sono nuovamente preziosi come un tempo. Tra le nuvole d’Africa avevo scritto: “Un amico è qualcuno che ti conosce ma che, nonostante questo, ti vuole bene lo stesso”. Oggi quella mi sembra ancora una buona verità…

Davide Valsecchi

Operazione Gamma Uno

Operazione Gamma Uno

Continua l’esperienza del Gruppo Ferrata e l’allegra compagine, formata da membri di sezioni CAI differenti, questo sabato si è confrontata con il Pizzo d’Erna e la ferrata comunemente nota come Gamma 1. La Città di Lecco, che il prossimo anno sarà insignita del titolo di città di Montagna, può vantare non una ma ben due squadre di alpinisti di fama internazionale: i Ragni di Lecco ed il Gruppo Gamma. Proprio all’impegno dei Gamma si deve la realizzazione della Gamma1 sul Pizzo d’Erna e della Gamma2  sul Dente del Resegone.

Per il nostro gruppo questa era la prima ferrata “alla francese”, ossia una tipologia di percorso che valorizza maggiormente l’aspetto sportivo e ricreativo della salita oltre che al superamento dell’ostacolo alpinistico. Per questo lungo il tracciato sono presenti molte scale, spesso esposte ed aeree, ed il celebre “ponte di funi” che permette il concatenamento di due guglie.

La Gamma Uno è una ferrata piuttosto lunga, in alcuni punti impegnativa e che gode di un magnifico panorama sulla città, sul lago e sulle Grigne. Nonostante questo non è tra le mie ferrate preferite, probabilmente perché con tutte quelle scale assume un sapore forse un po’ artificiale ed artficioso. Per evitare guai tengo a precisare che la Gamma Due, per eccellenza la ferrata più difficoltosa nel nostro territorio, è invece “nuda”, tecnica, lunga, dura e carica di fascino. Diversamente dalla prima la seconda non è assolutamente adatta a principianti e richiede invece buoni doti di arrampicata! (Attenzione quindi!)

Non indugiando oltre sugli aspetti tecnici di queste due ferrate posso dirvi che la nostra giornata è stata propizia e, riscaldati dal sole di Novembre, tutti hanno raggiunto con soddisfazione la cima. Bravi!

Grazie a questa breve serie di escursioni propedeutiche i partecipanti non solo hanno imparato i fondamenti della progressione in ferrata ma hanno “fatto gruppo” dando vita ad una squadra affiatata ed allegra. Io credo che il piacere di vivere la montagna in buona compagnia sia parte integrante dell’alpinismo così come lo è il desiderio di superare nuove sfide e difficoltà:  diffidate dagli alpinisti antipatici e troppo pieni di sé!

Detto questo non posso che complimentarmi con tutti i membri del gruppo. Ognuno di loro, in proporzione alle potenzialità ed alle esperienze, ha dato prova della propria capacità e determinazione in montagna. Tutti hanno contribuito al meglio nel rendere le nostre escursioni giornate divertenti e piacevolissime da trascorrere insieme. Grazie ed alla prossima!

Davide Valsecchi

eBook: La Pediatria nella Giungla

eBook: La Pediatria nella Giungla

Benvenuti nella Giungla. Io mi chiamo Davide Valsecchi, sono un’alpinista nato e cresciuto nel Triangolo Lariano, uno scavezzacollo che racconta le proprie avventure attraverso Internet o riviste di montagna.

Le cime del Karakorum in Pakistan,  gli scenari Himalayani di India e Cina, i vulcani della Tanzania ed il grande lago Tanganika: mi è capitato di scrivere in posti davvero strani, spesso terribilmente scomodi, ma attraverso le mie “sconsiderate avventure” ho sempre raccontato la bellezza selvaggia di quei luoghi.

Questo viaggio invece è stato totalmente diverso, un’avventura bella e dura come mai ne avevo affrontate. Questo libro è il diario dei giorni passati alla pediatria di Kimbondo, nella Repubblica Democratica del Congo. Racconti brevi, spesso scritti di getto a poche ore dagli eventi, carichi di stupore, di felicità ma anche di stanchezza, di tristezza e di sconforto.

Nella prima parte troverete i miei appunti e le mie ricerche compiute prima della partenza. Da buon alpinista ho cercato di scoprire il più possibile sul paese in cui stavo per recarmi, sui suoi guai storici e sulle condizioni ambientali. Il Congo, il Cuore di Tenebra, è uno tra i paesi africani più complessi e difficili, un paese il cui presente è incerto al pari del suo futuro.

Nella seconda parte invece sarete nella pediatria, immersi nei racconti scritti la notte quando, a fine giornata,  cercavo di mettere ordine negli eventi che mi avevano travolto durante il giorno. Caldo, fatica ed un umanità vibrante e vacillante che non si acquieta neppure al calare del sole.

La tragedia, costante e terribile, che aleggia inevitabilmente in un ospedale nel cuore dell’Africa contrapposta alla gioia ed alla speranza, al sorriso dei bambini ed alla volontà travolgente di chi da anni resiste e si batte contro le difficoltà, contro l’ignoranza, contro la malattia.

Questo libro è dedicato a Padre Hugo, il vero eroe di queste storie, lo spirito che anima Kimbondo. Un medico e prete cileno nel cuore dell’Africa. Un uomo la cui delicata forza e perseveranza hanno saputo stupirmi ed ispirarmi come pochi altri in vita mia.

Quando raggiungo la cima delle montagne e guardo l’orizzonte ho sempre quella strana sensazione: osservando il mondo da lassù quasi mi convinco che forse da qualche parte davvero esiste un Dio, uno spirito immane che anima e permea tutte le cose. Se un Dio simile esiste mi piacerebbe aiutasse quell’uomo coraggioso che in Africa si batte ogni giorno per difendere chi è senza difese, chi è abbandonato da tutti.

Che voi siate credenti o meno questa è la storia della pediatria nella giungla: tieni duro Padre Hugo, possano il cielo e gli uomini sostenere l’umanità dei tuoi gesti. Amen.

Davide Valsecchi

http://it.feedbooks.com/userbook/28737/la-pediatria-nella-giungla

Resegone: Centenario e De Franco Silvano

Resegone: Centenario e De Franco Silvano

Fabrizio aveva tre giorni liberi e questo è stato il pretesto per far partire un “tour de force” benedetto dal bel tempo. Venerdì Ferrata del Corno Rat, Sabato Moregallo con suo fratello Massimo e Lunedì, nella quiete più assoluta, una puntata alla cima del Resegone.

Sveglia presto e rapida tappa al bar in cerca di caffeina e buona volontà, salasso dal benzinaio e via, verso Lecco ed il mitico parcheggio della funivia dei Piani d’Erna. La funivia in questo periodo è ferma, stanno sostituendo i cavi, ma per noi non è un gran problema visto che avevo già deciso di farcela tutta a piedi.

Sentiero numero 1 fino agli alpeggi e poi via, attraverso un magnifico bosco di faggi, verso il Passo del Fo’ ed il rifugio degli Escursionisti Monzesi. Davanti a noi la grande bastionata rocciosa: su uno dei suoi speroni, posto quasi a guardia, incontriamo il primo camoscio della giornata. (Le foto dei camosci sono raccolte qui: Camosci del Resegone)

Fabrizio è sorpreso e stupito: quello è il primo camoscio che vede dal vivo e la sua espressione è quella della completa meraviglia. Poi, mentre al sicuro sul prato indossiamo l’equipaggiamento da ferrata, quella “bestiaccia cornuta” fa cadere una tonnellata di sassi sul sentiero sottostante: la faccia di Fabrizio cambia in modo brusco e terribilmente comico. «Dai montagnino di mare, mettiti il casco che quello lassù oggi ci vuole fare la pelle!» gli dico per rinfrancarlo. (Prepararsi in un luogo sicuro è il primo dei preziosi consigli che insegna il buon “Fuma”)

Ridendo, ma con una certa circospezione, abbiamo raggiunto l’attacco ed iniziato la salita. Se la Gamma 1 è una lunga serie di scale in parete, la Ferrata del Centenario è una lunga serie di pioli attraverso un suggestivo canale roccioso. Nonostante questo si dimostra una ferrata piacevole ed abbastanza impegnativa fisicamente (i pioli forzano a movimenti ampi e dispendiosi).

L’uscita della ferrata si congiunge con l’uscita del sentiero attrezzato del Caminetto, da qui proseguiamo attraverso la parte finale del Pian Serranda verso la cresta che porta al passo della Zibretta ed al canalone di Val Negra che risale verso il Rifugio Azzoni.

La De Franco Silvano sale lungo una cresta rocciosa che dal versante sud sale fino alla vetta. Non ci sono indicazioni e per raggiungere l’attacco, una volta visibile il rifugio Azzoni, si deve imboccare un sentierino che salendo resta sulla sinistra del sentiero principale, il numero 1.  Vi è subito una palina gialla che indica il punto dove si scollina e da cui si vede facilmente la targa gialla dell’attacco.

Questa ferrata, diversamente dal Centenario, ha un solo piolo metallico ed è giustamente posto in uno dei due passaggi chiave, ossia nel mezzo di una lastra piuttosto liscia. Il secondo passaggio chiave invece è una fessura a lama sulla sinistra che si dimostra più divertente che difficile. Il resto della salita offre dei bei passaggi ricchi di appigli ed appoggi.

Quando attacchiamo la De Franco Silvano il sole emerge dalle nuvole ed arrampichiamo nel suo caldo e luminoso abbraccio fino alla cima della Punta Cermenati. Lassù lo spettacolo è incredibile e nella più completa felicità mangiamo soddisfatti dando fondo al sacco!!

[Versione Alta Definizione] Dalla vetta della Punta Cermenati il panorama è stupendo e nonostante l’aria “opaca” lo sguardo spazia dai vicini laghi, alle Grigne e poi più lontanto fino all’Adamello.

Stravolti dalla fatica si torna alla base e, dopo tanta fortuna, troviamo il nostro bar preferito “chiuso per addobbi natazili”. Beh, non può andare sempre tutto liscio!

Davide Valsecchi

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Sicily Brothers al Moregallo

Sicily Brothers al Moregallo

Voglio essere onesto: quando Fabrizio e Massimo, i due Sicily Brothers, si sono presentati alla mia porta ero sveglio da meno di cinque minuti e subivo ancora lo sforzo ed il peso della grappa post-ferrata bevuta a San Tomaso il giorno precedente. Mentre Fabrizio ormai inizia ad avere un po’ di esperienza, per suo fratello Massimo questa era la primissima escursione sulle nostre montagne. Forse anche per questo, guardandolo, non capivo se fosse colpa della grappa o se davvero indossasse la tuta da sci!!

Ghignando come un pazzo gli ho fatto togliere i pantaloni imbottiti ed impermeabili che indossava prestandogli dei vecchi e consumati pantaloni militari che forse avrebbero avuto bisogno di essere lavati già da troppo tempo. Visto che gli erano un po’ larghi abbiamo usato uno spezzone di cordino in Kevlar a modi cintura riassettando poi anche il resto dell’equipaggiamento.

Quando Massimo era entrato in casa sembrava un elegante principino pronto per le piste di San Moritz, con i miei vestiti addosso invece aveva l’aspetto di un trasandato vaccaro di montagna che necessitava urgentemente di un paio di rammendi e di un giro di lavanderia: confesso che la scena mi ha fatto un po’ riflettere sul mio attuale guardaroba…

Pronti per partire ci siamo messi in viaggio: destinazione la cima del Moregallo passando dal Sasso Preguda.

E’ una salita piacevole e non troppo impegnativa che però offre uno dei panorami più affascinanti sul nostro territorio: di fronte alle Grigne e al Coltignone si può ammirare il lago, il Resegone e la città di Lecco spaziando poi a 360gradi una volta in vetta. Superata la chiesetta di San Isidoro, costruita a ridosso del grande masso erratico che è il Sasso Preguda, il percorso si fa più impegnativo e stimolante.

Mi piace portare a spasso i due isolani e sono sempre molto felice quando riesco a mostrare loro qualcosa di nuovo. Il Moregallo è la mia montagna preferita, la mia cima sacra e per questo so bene dove andare a “cercare”. Così, infilandoci tra prati e boscaglia, li ho portati a vedere un po’ dei grandi animali che vivono sulle nostre montagne imbattendoci in tre grossi gruppi di mufloni ed in un capriolo che correva all’orizzonte.

Raggiunta la vetta abbiamo mangiato godendoci l’atmosfera unica del Moregallo: una terrazza panoramica sul mondo e sulle proprie passioni. Un luogo magico.

Per scendere abbiamo invece percorso il sentiero Paolo ed Eliana (EE) attraverso le guglie e gli speroni rocciosi che rendono questo versante simile ad una piccola Grignetta: più umile nella quota e nello slancio ma forse più accessibile, inesplorata e selvatica.

[Guarda il video in High Definition] Raggiunta la forcellina abbiamo ripiegato verso San Isidoro seguendo il sentiero Elvezio e quindi verso valle. Non male per essere “la prima volta” di Massimo!

Davide Valsecchi

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Assalto al Corno Rat

Assalto al Corno Rat

Dopo quattro week-end di maltempo finalmente un fine settimana senza pioggia e, con il sole, torna all’attacco il gruppo ferrata! Dopo la lezione di teoria e la prima esperienza sulla ferrata del Venticinquennale al Corno Occidentale, la squadra si è cimentata con la ferrata del 30° Osa al Corno Rat.

I primi 30 metri di questa ferrata sono famosi e famigerati per la difficoltà con cui mettono a dura prova chi ancora non possieda la malizia e l’esperienza per sfruttare appieno le gambe ed arrampicare risparmiando le forze. “Tirarla tutta di braccia” è uno sforzo terribile e per questo i nostri agguerriti neofiti hanno dovuto confrontarsi in modo più profondo con la verticalità conferendo tecnica ed atleticità al proprio stile di salita: “o impari o non passi su…”.

Al gruppo si è aggregato anche Fabrizio che, respinto dal Corno in un Freaky Friday di qualche settimana fa, era deciso a conquistarsi il secondo round. Partiti dal belvedere di Valmadrera abbiamo raggiunto dapprima San Tomaso e quindi l’attacco della ferrata. Dopo la consueta verifica di tutto l’equipaggiamento e le raccomandazioni di rito ha inizio l’avventura!

Nonostante qualche difficoltà e qualche comprensibile timore (per molti questa è la seconda esperienza in ferrata) tutto il gruppo ha superato con successo i fatidici 30metri iniziali proseguendo poi attraverso i duecento metri di dislivello che portano alla cima del Corno Rat. Molto bene!

San Primo Over

San Primo Over

Mercoledì io e la Zia Cesy ci siamo aggregati al Gruppo Over della sezione assese del Club Alpino. I nostri “Girovaghi del Mercoledì” puntavano infatti alla cima del SanPrimo, la montagna che domina tutto il Lario, per completare le celebrazioni per Achille Ratti,il papa alpinista.

Durante tutto l’anno hanno raggiunto le principali cime lariane ripercorrendo le salite più nostrane di Papa Pio XI esponendo uno striscione commemorativo tanto semplice quanto immediato:“Achille Ratti (Pio XI) è stato qui!”.

Dopo il Legnone, le Grigne, i Corni e tante altre cime è il San Primo la tappa finale di questo lungo Tour: i miei complimenti al Gruppo Over!!

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