La Temibile
[Giuseppe.D.] Partiamo da lontano: nel 2009 ho fatto la mia prima escursione, ai Pizzetti, non avendo mai sentito parlare prima di “escursioni”. Fino ad allora, io avrei detto “andare in montagna”, che per me in pratica significava prendere la bici e farsi un giro di un centinaio di km: Penice, valle Imagna, Campo dei fiori, Sestriere, a seconda di dove abitavo..
Da bambino avevo fatto qualche passeggiata sul Vesuvio, e questa era l’idea più vicina al trekking che mi ero fatto: “vai un po’ dove te pare…”. Quando poi mi sono trovato su un sentiero con bolli e cartelli, mi è sembrata una cosa strana. Un po’ alla volta ho cercato di re-interpretare tutti questi segni e di intenderli solo come dei consigli, ma anche così, mancava qualcosa di fondamentale, che Messner chiamerebbe “la libertà di andare dove voglio”.
Come diceva un tale:«Ci sono dei luoghi, credo ce ne siano diversi, che non appartengono proprio del tutto alla geografia fisica; sono dentro la carta geografica ma la topografia dice molto poco di loro. Sono i luoghi dell’ “altrove”, e i chilometri non rendono giustizia della loro distanza: sono molto più lontani della strada che bisogna fare per arrivarci. Appartengono appunto ad un altrove, e quando ci arrivi percepisci tattilmente la loro singolarità: devi adattare il tuo sguardo, la tua mente, le tue attese non semplicemente ad un paesaggio inatteso, ma a un’inattesa realtà. Ci arrivi per caso, o ci arrivi perchè quel luogo ti chiama, assai raramente perchè lo trovi su una guida turistica.» O un altro tale un po’ più conciso: «C’è ancora terreno d’avventura..». E potremmo citarne tanti altri… Perché altrimenti dovrebbe venirci in mente di andare in questi posti?
Ho visto “la temibile” pochi mesi dopo i Pizzetti, cercando una spiaggia dove nuotare lungo il lago: un posto spettacolare. Ma chi se ne intendeva mi aveva detto: “mica si può salire da lì!..”.
Poi è venuto il 50° OSA, poi il lungo periodo della valle Moregge …e poi, una cartina Kompass su cui trovo la traccia che cercavo. A ottobre 2013 ci proviamo un paio di volte, l’ultima anche da solo: le tracce degli animali in realtà sono tante, e fanno tutte paura: si arriva intorno ai 700m ma poi non si capisce dove andare. Si potrebbe salire a caso, ma senza segni “umani” e senza nessuna sicurezza di uscirne in alto, mi sembra troppo difficile…
Passa un altro anno, prima di conoscere “ItinerAlp”, un marziano che fa tranquillamente Manduino e pizzo di Prata in un fine settimana, ed organizziamo un altro tentativo: per lui è solo una variante di un giro già fatto, e con il suo aiuto salgo “facilmente”. Il Moregallo però per me rimane misterioso: ci ho capito ben poco, e tutto quello che ho visto sul lato Est rimane ancora frammentario. Faccio altre esplorazioni dall’alto, arrivo da Preguda alla casetta di “Argo”, da “Argo” scendo alla scalinata della temibile, da “Passo400” a “Preguda”, da “Argo” in traverso verso Nord… ma ogni volta la domanda è “dove diavolo sono??!”
Poi passa il tempo e un po’ alla volta non me la sento più di rifare tutto il giro partendo dal lago; fin quando Davide non arriva lì con il suo omonimo: allora decidiamo di sentirci per la prossima volta… 4 anni e 4 giorni dopo il primo tentativo!
Giuseppe.D.