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Zanzibar History X

Zanzibar History X

“Dov’è il tuo socio?” mi chiese. Con fare divertito lo guardai fisso negli occhi scandendo la risposta:“Quale? A chi ti riferisci?”. Inclinando la testa mi squadrò di traverso e con voce ferma continuò:”Quello che è scappato in Africa”.

Appoggiandomi alla poltrona riempii il bicchiere con altra birra. C’era un cane spelacchiato che gironzolava tra la polvere. Lo guardai incuriosito prima di rispondere. “Mmm, quello dici. Bhe, non siamo più soci da parecchio. Se lo vai cercando non è da me che avrai informazioni: non ne ho e non ne cerco”.

Mi venne quasi da ridere ripensando alla quantità di persone che il mio vecchio socio, con quella bocca larga, era riuscito a tirarsi dietro. In Tibet ci rimisi 100 dollari perchè, «l’esperto in pietre», si era fatto fregare da un kashmiro con un paio di zaffiri di nessun valore. In Egitto ci rimisi altri 50 dollari per corrompere una guardia all’aeroporto e lasciare che una vertebra di balena arricchisse il suo ego da rigattiere-artista.

Ma posso dire che mi sia andata ancora bene. In Tanzania, anni fa, un suo compagno di bevute dovette rimediare ad un casino ben più grosso quando il “genio” cercò di comprare della tanzanite al mercato nero. Il risultato fu che un paio di gangster locali si presentarono armati dal suo amico,  come uno sciocco rimasto in mezzo, pretendendo che anzichè le pietre acquistasse un sacchetto di polvere d’oro di ignota qualità e provenienza. Il poveretto, che forse se l’era anche cercata fidandosi di quel chiacchierone, ci aveva rimesso mille dollari in cambio di una buona dose di paura.

In Russia la polizia gli ha “ricamato” la faccia per “marchiarlo” per ciò che è. Lo hanno pestato in ogni viaggio tranne quando ero io a fargli da spalla: questo è un mio piccolo vanto.

Ci provò anche con me a mettersi nei casini con un guardia-marina su un pontile in Tanganica al confine con il Congo. Dispersi nel nulla africano sfiorai la rissa con gli scaricatori del porto per tiralo fuori dai guai ma, alla fine, rimisi ogni cosa a posto trascinando quello che voleva fargli la spunta davanti al Capitano del Liemba. Decisamente altri tempi…

“Mi hanno detto che ora fa il ruffiano su un’isola, che se ne va in giro con le sue svastiche sbiascicando ordini come se fosse un autoproclamato gerarca totalitario: insulta i locali chiamandoli ‘negri’ senza rendersi conto che è lui ad essere il ‘negro’ laggiù“.

Io ero distratto nei ricordi ed il tipo continuava a raccontarmi cose per cui avevo perso interesse da tempo: davvero non sapevo dove quel mediocre imbroglione troppo pieno di sè fosse finito. Rigirai i miei pensieri nel bicchiere:”No mister, non ho informazioni su di lui e non ne cerco”.

Il tipo si appoggiò alla seggiola, estrasse un pacchetto di sigarette, una marca straniera che non conoscevo. La accese e tirò una lunga ed avida boccata “Vuoi sapere perchè lo sto cercando?” Risi divertito “Per niente!” e poi aggiunsi “Un tempo eravamo grandi amici, almeno da parte mia. Credevo di trovare qualcosa di buono in lui ma temo di essermi sbagliato: ho seminato in un campo arido raccogliendone frutti amari. Ora il solo accostare il suo nome al mio è motivo di fastidio ed imbarazzo: non abbiamo nulla a che spartire, non è alla mia porta che devi bussare per lui”.

Il tipo restò pensieroso a fumare, poi spense la sigaretta ed appoggiandosi ai braccioli si tirò sù. “Capisco” disse “Purtroppo per me non è ancora così. Ma lo sarà presto”. Mi divertì la luce nei suoi occhi e così gli diedi un consiglio: “Ricorda amico: ad andare con i pezzenti prendi solo le pulci. Fatti un bagno e lasciati il fango alle spalle: non ne vale la pena”. Onestamente speravo intensamente che non mi desse retta…

Davide Valsecchi
Tratto da “Racconti nel mazzo”

In mezzo scorre il fiume

In mezzo scorre il fiume

Mio fratello stava davanti a noi, non sulla riva del Grande Fiume Piede Nero ma sospeso sopra la terra… libero da ogni regolamento, era un’opera d’arte.

Ed con altrettanta certezza e senza alcun dubbio capii anche che la vita non è un opera d’arte e che quel momento magico non sarebbe durato.

Perciò quando il sergente della polizia mi svegliò una mattina, prima che Jessie e io partissimo per Chicago, mi  alzati e non feci domande. Mi riaccompagnò a casa passando lungo il fiume così che io potesssi raccontare a mio Padre e mia Madre che Paul era stato colpito a morte con il calcio di una piastola e che il suo corpo era stato abbandonato su un viale.

“C’è qualcos’altro che puoi dirmi?” mi chiese mio padre “Quasi tutte le ossa della sua mano erano rotte.” Risposi.“Quale mano?” chiese ancora, “La mano destra.”

Col passare del tempo, mio ​​padre lottò più volte con se stesso per non chiedermi di contiuo se gli avessi detto tutto. Infine gli dissi “Forse tutto quello che realmente so di Paul è che era un magnifico pescatore”. “Sai dell’altro…” disse mio padre. “Era bellissimo” aggiunsi.

Quella fu l’ultima volta che parlammo della morte di mio fratello. Indirettamente, però, Paul era sempre presente nei pensieri di mio padre. Mi ricordo l’ultimo sermone che ascoltai non molto tempo prima della sua morte:

«Ognuno di noi, in un momento della propria vita, si troverà davanti bisognoso d’aiuto qualcuno che ama e, nel farlo, si porrà inesorabilemente la stessa domanda: “Sono disposto ad aiutare, Signore, ma come se è così grande il suo bisogno?”

Poichè è vero: non riusciamo ad aiutare quelli a noi più vicini, e non sappiamo quale parte di noi stessi sia meglio donare o molto più spesso quello che decidiamo di donare non è ciò che serve, non è ciò che vogliono.

E così sono coloro con cui viviamo e che dovremmo conoscere meglio coloro che ci sfugguono maggiormente, coloro che non capiamo. Ma possiamo ancora per amarli. Possiamo amare completamente anche senza comprendere fino in fondo.»

Ora quasi tutti quelli che ho amato e che non ho compreso nella mia giovinezza sono morti. Anche Jessie. Ma cerco ancora di essere vicino a loro.

Certo, ora sono troppo vecchio per essere un buon pescatore. Di solito vado a pesca da solo anche se alcuni amici dicono che non dovrei farlo. Ma quando mi trovo solo, nella penombra del canyon, tutta la mia esistenza sembra fondersi con la mia anima, con i mei ricordi, con i suoi del grande fiume Piede nero, con un ritmo scandito da quattro tempi e con la speranza che un pesce abbocchi.

Alla fine, tutte le cose si fondono in una sola e in mezzo scorre il fiume. Il solco del fiume fu tracciato dalla grande alluvione del mondo e scorre sulle rocce dall’inizio dei tempi. Sopra alcune rocce brillano gocce di pioggia senza tempo. Sotto le rocce si trovano le parole e alcune delle parole sono le loro.

Sono ossessionato dalle acque del grande fiume.

Davide Valsecchi

Traduzione dalla novella di semi-biografica di Norman Maclean “A River Runs Through It” e dall’omonimo film di Robert Redford.

Il cuore del Leone

Il cuore del Leone

Domani è il mio compleanno: sono nato il 5 Agosto del 1976, alle 7 e 35 del mattino a Lecco. Quello strano guazzabuglio di linee e simboli che vedete qui sopra è il mio tema astrale, la trasprosizione grafica della posizione di pianeti al momento della mia nascita.

Si è disposti, senza alcun dubbio, a credere che la luna influisca sul vino ma piuttosto scettici nel considerare come l’intero universo possa influire sulla vita di un singolo al momento del suo concepimento. L’astrologia è una delle pratiche umane più antiche ed è curioso che oggi goda di una credibilità minima (ma diffusissima) e sia relegata agli studi delle figure più discutibili e agli oroscopi delle riviste.

Io sono Leone, acendente Leone, nato nell’anno del Drago e da quanto emerge dallo studio della mia data di nascita dovrei essere una persona terribile, dovrei esprimere tutta la volontà di predominio del Leone nei suoi tratti più crudeli. Una specie di furia arrivista ed egoista pronta a divorare e sottomettere gli ostacoli in virtù del proprio egocentrismo.

Sono fatto così? La risposta è semplice: sì, ma non si vede.

Anni fa decisi che non avrei lasciato emergere i lati peggiori del mio carattere, che avrei imparato a controllare le mie energie canalizzandole in modo positivo. Frenare l’orgoglio, ammansire la rabbia, rifuggire dalle posizioni di comando.

Si dice che le parole siano magia ed il primo modo per controllare questa magia sia comprendere il nome delle cose. Il nome di una persona, assegnato alla nascita, è un attributo della personalità che individua ed identifica un individuo. Si dice che per evocare i demoni sia necessario conoscerne il nome, ad esempio.

Davide, letteralmente “colui che è amato da Dio”, è il nome di un re messia dai tratti leggendari, un nome davvero pericoloso per uno come me. Il nomignolo “Birillo”, il cane di Rocky, è più facile, meno aggressivo, meno importante. E’ un nome che nessuno prende sul serio, un nome che “disarma” il leone che è in me.

Seduto in una sala d’attesa leggevo una rivista, curiosamente leggevo l’oroscopo. Nella pagina affianco una famosa attrice raccontava dei suoi tacchi a spillo da “sette e mezzo“. Io non so come siano dei tacchi da sette è mezzo ma mi ha colpito la frase con cui spiegava perchè li indossasse: “perchè mi fanno sentire potente”.

Seduto in un sala da aspetto viene da chiedersi se il pensiero di un attrice sulle proprie calzature possa davere avere una valenza karmica o filosofica, tuttavia la domanda è nata spontanea: “Birillo, quand’è l’ultima volta che ti sei sentito potente?”

Ho coltivato la fortezza educando la volontà ma sono sceso troppo in basso, ho giustificato ogni mia scelta con un giusto motivo, ho rinunciato e mortificato il mio carattere in una continua penitenza. Ho quasi ucciso, affamandola, la bestia che è in me solo per scoprire, davanti ad un tacco da “sette e mezzo”, che mi manca.

Il dolore, fitto e lancinante che dal mio cuore sale verso il collo e attanaglia il mio petto, non appare in nessuna della analisi fatte: per la medicina il mio cuore, il cuore di un leone, è perfettamente sano, forte e robusto, allenato dalle prove sostenute.

Eppure soffre, si lamenta, mi parla straziandomi nel sonno. Il corpo sa quello che la mente non vuole accettare.  Sono passati 35 anni, ho catturato la bestia, l’ho domata e chiusa in una gabbia. E’ un animale magnifico, un esemplare unico nel suo genere: è ora di liberarne i talenti accettantone i difetti.

Domani è il mio compleanno, nel costellazione del Leone brillerà “Regulus” la stella più luminosa il cui nome significa  “il piccolo re”, una stella chiamata dagli antichi “Cor Leonis”, il cuore del Leone: sarà con Regolo che traccerò la misura del nuovo anno che inizierà.

Davide Valsecchi

[Il cielo racconta] Il 5 Agosto, l’asteroide Vesta raggiunge l’opposizione, tra il 2 ed il 6 agosto la sua luminosità sarà massima, una buona occasione per rintracciarlo anche ad occhio nudo.

Vesta viene menzionato nel racconto di Isaac Asimov dal titolo Naufragio, pubblicato nel 1938. È infatti attorno a Vesta che ruotano i rottami della Silver Queen dopo lo scontro con un altro asteroide, ed è lì che gli astronauti cercano di arrivare per salvarsi.

La spada e la croce

La spada e la croce

Io vi ringrazio per avermi preso qui con voi. Dovreste ringraziare i Guarani. Come? Leggete questo:

“E quant’anche la mia fede fosse tale da smuovere le montagne, se non avessi l’amore non sarei niente. E quant’anche distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri e dessi il mio corpo per essere bruciato, se non avessi l’amore non ne trarrei beneficio.
L’amore sopporta tutto con allegria.
L’amore non prova invidia.
L’amore non si vanta, l’amore non conosce presunzione.
Quando ero un bambino parlavo come un bambino, capivo come un bambino e pensavo come un bambino.
Ma quando sono diventato un uomo misi via le cose da bambino ma canservai la fede, la speranza, l’amore…
Queste tre. Ma è l’amore più importante di tutto. “

Mission, Inno all’amore dalla prima Lettera ai Corinzi di San Paolo.

“Se è la forza a dare il diritto allora non c’è posto in questo mondo per l’amore. Forse è davvero così… Ma io non ho la forza di vivere in un mondo simile.” Pare davvero che si vaghi peregrini e sconfitti in un oblio senza fine. Quando nè la spada nè la croce possono portare il diritto, superare gli egoismi, cosa resta al di là della sconfitta? Al di là della morte?

“Ora, Sua Santità, i suoi preti sono morti ed io sono rimasto vivo. Ma, in realtà, sono io colui che è morto e loro coloro che vivono. Come sempre accade, Sua Santità, lo spirito dei morti sopravvive nella memoria dei vivi.”

Ricordare ed essere ricordati: che si impugni una spada o una croce questa è la sola speranza e la sola forza che ci è stata concessa.

Davide Valsecchi

Vacanze da Cani

Vacanze da Cani

Il mio amico Ivan, educatore cinofilo professionista per cani, mi ha inviato qualche giorno fa questo filmato. In effetti questo è purtroppo il periodo dei grandi “abbandoni” che fortunatamente, anno dopo anno, stanno diminuendo.

Cani e “bestie in genere” hanno sempre affollato casa mia e, citando la saggezza Hawaiana di Lilo e Stitch, posso dire che è sempre valsa la regola: “Ohana significa famiglia e famiglia vuol dire che che nessuno viene abbandonato o dimenticato”.

Certo è che gli animali assomigliano al loro padrone ed i cani con cui sono cresciuto erano tutt’altro che “quieti” ed ognuno di loro aveva una personalità propria che si manifestava in modo particolare nelle dinamiche di gruppo.

Avevamo un vecchio Setter, ad esempio, a cui eravamo particolarmente affezionati perchè in passato aveva dato prova di grande lealtà e spirito prottettivo nei riguardi miei e della mia sorellina all’epoca molto piccoli. Tuttavia aveva un grosso difetto: una volta ogni due o tre mesi  scavava un buco sostto la recinzione e scappava per due o tre giorni.

Credo fosse il “richiamo della foresta” ma non ci fu mai modo di togliergli quel vizio. Quando comprammo un cucciolo, uno Schnauzer per fare la guardia, il Setter divenne particolarmente geloso del nuovo arrivato e, sebbene cucciolo,  lo “portò con sè” nella sua ennesima fuga.

In casa eravamo tutti preoccupatissimi perchè il cucciolo era davvero troppo giovane per cavarsela da solo e davvero non si sapeva dove quel vecchio Setter potesse essere andato nè se fossero rimasti insieme. Mio Padre si svegliava all’alba per cercarli nel bosco prima di andare a lavorare e tornava a cercarli ancora la sera prima che facesse buio, furono decisamente giornate massacranti per lui!!

Per una settimana intera non ci furono notizie dei due cani e cominciavamo a disperare di averli davvero persi finchè non telefonarono a casa: nel collare dei nostri cani, prima che il chip ed il tatuaggio diventassero obbligatori, attaccavamo sempre un piccolo bussolotto contenente un biglietto su cui era riportato il nome del padrone ed il numero del telefono di casa (mai il nome del cane perchè se no la gente se lo tiene!).

Il signore che ci aveva telefonato era di Bellagio, aveva trovato e preso un cucciolo che girava nel bosco dietro casa sua insieme ad un vecchio Setter. Era riuscito a prendere il piccolo non c’era stato verso di prendere il vecchio.

Da Asso a Bellagio sono quasi venti chilometri di boschi e montagne, se non avessero trovato la strada sbarrata dal lago non ho idea di dove avrebbero potutto arrivare. Mio padre andò subito a prendere il cucciolo e, per completare la stranezza dell’evento, la sera stessa si riprensentò in giardino anche il vecchio Setter: aveva capito che il cucciolo era tornato a casa ed aveva fatto altrettanto anche lui.

Dopo quella volta mia Padre tirò un cavo d’acciaio lungo una ventina di metri alla quale legò una catena di tre metri che scorreva su e giù lungo il filo: il vecchio Setter passò così la sua vecchiaia fino a quando, a furia di correre, la catena non si consumò lasciandolo libero di scappare un’ultima volta.

Quel cane aveva un nome inglese che pronunciavamo così come si legge in italiano: si chiavama “Rebel” ed era davvero il miglior nome per il suo carattere.

Erano altri tempi ma i cani non sono poi cambiati molto anche se paiono meno selvatici oggi. Le leggi si sono giustamente adeguate alla stupidità umana e l’abbandono di un cane oggi è un reato penale con pene molto severe, tuttavia i cani sono cani e se non avete provveduto ad addestrali in modo adeguato (faccio pubblicità ad Ivan) è necessario tutelare la vostra buona fede per evitare guai seri: se doveste malauguratamente smarrire il vostro cane dovete dopo un giorno o due (o anche il giorno stesso) denunciare in forma scritta il fatto alle autorità oltre che impegnarvi nelle ricerche.

Detto questo vale il messaggio del video: “Quest’estate non abbandonare un’amico, abbandona una rompicolgioni. Che è meglio!”

Buone vacanze a tutti!

Davide Valsecchi

Il fallimento dell’Estremo Occidente

Il fallimento dell’Estremo Occidente

«Noi, il popolo degli Stati Uniti, al fine di perfezionare la nostra Unione, garantire la giustizia, assicurare la tranquillità all’interno, provvedere alla difesa comune, promuovere il benessere generale, salvaguardare per noi e per i nostri posteri il bene della libertà, poniamo in essere questa Costituzione quale ordinamento per gli Stati Uniti d’America.»

Questo l’incipit della Costituzione degli Stati Uniti d’America, la carta che rappresenta la loro legge suprema. Quella americana è una costituzione annoverata tra le più antiche costituzioni nazionali scritte tuttora vigenti. Curioso è osservare che la più antica al mondo appartenga alla piccola Repubblica di San Marino ed è in vigore dal 1600.

Perchè sono andato a spulciare nella Costituzione USA? Perchè il 2 Agosoto, poco prima del mio compleanno, può succedere qualcosa che non  avrei mai ipotizzato: il più potente stato al mondo, e patria del capitalismo, rischia di fallire e di non poter più pagare nè i propri dipendenti nè i debiti pubblici.

«Dal crollo dell’Impero Romano, arrivando alla crisi europea dei debiti sovrani, la storia del mondo è costellata da avvenimenti tanto aleatori in teoria quanto virulenti in pratica.»

Il possibile Default Usa è una questione complicata che mischia interessi economici ma soprattutto politici che puntano a far saltare Barak Obama alle prossime elezioni. Inoltre il debito pubblico americano è stato acquistato ormai quasi per un terzo dalla Cina e quindi un petenziale default Americano darebbe una spallata anche ad oriente.

Ago della bilancia in questo momento sono gli esponenti del Tea Party che,  rifacendosi alla famosa ribellione contro le tasse Inglesi, sostengono la politica del “Tanto Peggio tanto meglio”: una curiosa espressione che appartiene tanto a Mosè, uno tra i più “repubblicani” della Bibbia, quanto a Nikolai Chernyshevsk, rivoluzionario socialista russo,  ironia bipartisan.

Come finirà proprio non lo so ma quello che mi ha stupito è l’intervento di Bill Clinton che, rispolverando una legge del 1868 emananta durante la guerra di Seccessione, ha proposto una possibile strategia al Presidente.

Ecco la legge in questione contenuta nel XIV EMENDAMENTO alla Sezione IV:
«Non si potrà contestare la validità dei titoli del debito pubblico degli Stati Uniti, legalmente emessi, nonché la validità dei debiti contratti per pagare pensioni e premi corrisposti per servigi resi al fine di reprimere insurrezioni o ribellioni. Ma, né gli Stati Uniti, né i singoli Stati potranno assumere a loro carico o pagare debiti oppure obbigazioni contratte per venire in aiuto di insurrezioni o ribellioni contro gli Stati Uniti, né risarcire alcuna indennità reclamata per la perdita o l’emancipazione di schiavi; ma tali debiti, obbligazioni e indennità saranno ritenuti nulli.»

Per comprendere da quale preistoria provenga questa legge basterebbe osservare come il XV Emendamento, redatto solo due anni dopo,  avesso lo scopo di assicurare il diritto di voto agli ex-schiavi.

Così il democratico Barak Obama cita il repubblicano Ronald Reagan: “Non preferireste ridurre il deficit chiamando a contribuzione quelli che non pagano abbastanza?” Ed in effetti il padre storico del movimento neoconservatore alzò diverse volte il debito pubblico USA durante gli otto anni del suo mandato.

Ma dall’altra parte il republicano John Andrew Boehner, 61° Speaker della camera dei rappresentanti e sostenitore di George Bush, ribadisce le proprio origini “di piccolo imprenditore dell’Ohio” stroncando con una frase l’intervento del presidente:“Più lo stato diventa grosso più gli americani diventano piccoli. Che il governo smetta di vivere al di sopra dei suoi mezzi, spendendo più di quanto incassa”.

Se il 2 agosto non trovano una soluzione per gli USA sarà il primo downgrading della sua storia, un evento che come un onda rischia di scuotere il globo terracqueo. Occhi aperti: qualcosa sta per accadere…

Davide Valsecchi

Mappa Limes - Rivista Italiana di Geopolitica
Agùn e missultitt

Agùn e missultitt

“Quant el me nonu el purtava a caa un pess secaa, guaj se scapava dii la paróla «saracch» ch’el vareva negót rispett al misultin. Se mett là la möja sül fööch cunt süü i misultitt a brüstulii e de conseguenza i se fümeghen un póó, standes atent de girai de mani man. Quant i cumenzen a vess un póó sbrüsigataa i se töen gióó e dopu vecch netà via un póó i tocch scarbunti, i se derven in duu par la lunga, se tö föö tüta la resca cun tacaa el cóó e la cua, e’l se fa’ gióó a tuchelitt in insalata cunt oli e asee e pöö el se mangia cun la pulenta fregia, cioè, quela del dii prima. S’el resta li, el dii dree, l’è amò püsee bun parchè el se insauriss amò de pü. Natüralment el te fa’ beef parché l’è saurii e quindi el vin el va’ gióó che l’è un piasee.”

Quando mio nonno portava a casa un pesce seccato, guai se scappava la parola saracch che non valeva niente rispetto al missoltino. Si metteva la pinza sul fuoco con su il missoltino e si faceva arrostire e di conseguenza si affumicava un po’, stando attenti a girarli mano a mano. Quando incominciano ad essere un po’ abbrustoliti si tolgono e dopo aver pulito i pezzi un po’ bruciacchiati, si aprono in due orizzontalmente, si estrae tutta la lisca con attaccato la testa e la coda e si taglia a pezzettini in insalata con olio e aceto e poi si mangia con la polenta fredda, cioè, quella del giorno prima. Se resta lì, il giorno dopo, è ancora più buono perchè si insaporisce ancora di più. Naturalmente ti fa bere perchè è saporito e quindi il vino va giù che è un piacere.

Questo è un curioso passaggio di Vocabolario del dialetto di Barni, un volume realizzato da Giulia Caminada, Marco Fioroni e Francesca Gilardoni.  Un libro che mi è stato recentemente regalato e di cui sono enormemente grato per le preziose curiosità “salvate” al suo interno.

L’immagine è una rielaborazione di un dipinto ad olio su tela di Gerolamo Induno raffigurante Pescarenico e realizzato nel 1862.

Davide Valsecchi

Regime Immor(t)ale

Regime Immor(t)ale

Apro il giornale sperando di scoprire che il “Cavaliere” o qualcuno del Palazzo sia finalmente morto: solo la morte sembra essere compassionevolmente giusta, equa, incorruttibile.

Invece nulla, prosperano, si moltiplicano e si confondono l’un l’altro. I loro difetti diventano totem per il mio odio, la scusa per ogni mio problema, la giustificazione per il peso del mio giogo.

No, nessuno di loro muore, nessun romboante funerale di stato a cui mostrarsi dispiaciuti e sinceramente soddisfatti. Niente condoglianze bipartisan, nessun cordoglio e niente strette di mano alla televisione. Niente pianti, niente bandiere, niente figli e vedove di cui la nazione debba prendersi amorevolemente cura in eterno.

No, nessuno di loro muore. Il cancro uccide ma loro si salvano:  pompano denaro con la furia con cui io pompo sangue mentre il mio cuore viene assalito dagli spasmi.  Il mio cuore si fermerà, loro no.

Dovrei forse vergognarmi di volere la loro morte? Sono forse da biasimare? No, finalmente comprendo ciò che mi era sempre sfuggito. Sono lo spirito del 16 ottobre 1793, sono l’urlo della folla che vuole il sangue, che brama la morte per esorcizzare la paura con l’odio, che pretende vendetta prima ancora che giustizia: decapitate la regina, questa è la rivoluzione! Che la ghigliottina ci liberi dal male!

Non sono un compagno nè sono la nipote di un dittatore, non credo in nessun dio ed in nessuna chiesa, non gioco a golf nè colleziono orologi o abiti firmati. Non pago puttane per compiacere il mio ego. Non ho una tessera o un credo di partito, non ho più neppure una filosofia perchè non possiedo neppure una speranza.

Possiedo solo il mio odio ed è un regalo di stato che non ho potuto rifiutare.

Sono un animale, carne guasta che si affolla sotto la torre, inutile vita ai margini del regno dei potenti. Schiavo, schiavo fino alla morte: vago con i miei simili nell’illusione di un paradiso o di una pensione.

No, nessuno di loro muore mentre io lo faccio piano piano ogni giorno: Vendetta Vendetta Vendetta. Voglio vedere lacrime di sangue sui loro volti. Voglio per un attimo il piacere di sentirmi malvagio ed assoluto quanto loro.

Davide Valsecchi



Il dipinto è un particolare di Nicolas-Antoine Taunay ed il titolo è “Trionfo della Ghigliottina“. Ora lo confesso: ogni volta che apro un quotidiano on line spero in qualche cataclisma che stravolga il deprimente e spaventoso scenario in cui viviamo (o che ci fanno percepire i media).

Un cataclisma come intervento esterno del destino, come un mutamento improvviso e profondo che comporti la rottura di un modello vecchio e il sorgere di uno nuovo: il senso letterale di Rivoluzione.

Se pensiamo alla politca, visto che sono tutti ultrasettantenni sessualmente attivi, uno di questi cataclismi è senz’altro la morte di qualche politico di spicco: indipendentemente dalla fazione politica d’appartenenza della “vittima sacrificale” i grandi funerali di stato sarebbero un incredibile momento di riflessione ed indagine interiore.

Scegliete un politico, tra i vostri preferiti o tra i vostri odiati, ed immaginatene la morte, immaginatene i funerali: in fondo al vostro cuore cosa provereste veramente? Cosa credete accadrebbe?

Stiamo scivolando verso un’epoca di barbarie ed oggi comprendo perchè durante la Rivoluzione Francese, dopo quasi un anno dall’esecuzione del Re di Francia Luigi XVI, uccisero anche Maria Antonietta, la Regina. Comprendo perchè gli Aztechi davano al popolo e agli dei il sangue dei sacrifici umani. Imparo dalla contemporaneità la natura di un odio antico da cui fuggire.

«La Rivoluzione francese ha dimostrato che restano sconfitti coloro che perdono la testa». (Stanisław Jerzy Lec)

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