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Resegone: Centenario e De Franco Silvano

Resegone: Centenario e De Franco Silvano

Fabrizio aveva tre giorni liberi e questo è stato il pretesto per far partire un “tour de force” benedetto dal bel tempo. Venerdì Ferrata del Corno Rat, Sabato Moregallo con suo fratello Massimo e Lunedì, nella quiete più assoluta, una puntata alla cima del Resegone.

Sveglia presto e rapida tappa al bar in cerca di caffeina e buona volontà, salasso dal benzinaio e via, verso Lecco ed il mitico parcheggio della funivia dei Piani d’Erna. La funivia in questo periodo è ferma, stanno sostituendo i cavi, ma per noi non è un gran problema visto che avevo già deciso di farcela tutta a piedi.

Sentiero numero 1 fino agli alpeggi e poi via, attraverso un magnifico bosco di faggi, verso il Passo del Fo’ ed il rifugio degli Escursionisti Monzesi. Davanti a noi la grande bastionata rocciosa: su uno dei suoi speroni, posto quasi a guardia, incontriamo il primo camoscio della giornata. (Le foto dei camosci sono raccolte qui: Camosci del Resegone)

Fabrizio è sorpreso e stupito: quello è il primo camoscio che vede dal vivo e la sua espressione è quella della completa meraviglia. Poi, mentre al sicuro sul prato indossiamo l’equipaggiamento da ferrata, quella “bestiaccia cornuta” fa cadere una tonnellata di sassi sul sentiero sottostante: la faccia di Fabrizio cambia in modo brusco e terribilmente comico. «Dai montagnino di mare, mettiti il casco che quello lassù oggi ci vuole fare la pelle!» gli dico per rinfrancarlo. (Prepararsi in un luogo sicuro è il primo dei preziosi consigli che insegna il buon “Fuma”)

Ridendo, ma con una certa circospezione, abbiamo raggiunto l’attacco ed iniziato la salita. Se la Gamma 1 è una lunga serie di scale in parete, la Ferrata del Centenario è una lunga serie di pioli attraverso un suggestivo canale roccioso. Nonostante questo si dimostra una ferrata piacevole ed abbastanza impegnativa fisicamente (i pioli forzano a movimenti ampi e dispendiosi).

L’uscita della ferrata si congiunge con l’uscita del sentiero attrezzato del Caminetto, da qui proseguiamo attraverso la parte finale del Pian Serranda verso la cresta che porta al passo della Zibretta ed al canalone di Val Negra che risale verso il Rifugio Azzoni.

La De Franco Silvano sale lungo una cresta rocciosa che dal versante sud sale fino alla vetta. Non ci sono indicazioni e per raggiungere l’attacco, una volta visibile il rifugio Azzoni, si deve imboccare un sentierino che salendo resta sulla sinistra del sentiero principale, il numero 1.  Vi è subito una palina gialla che indica il punto dove si scollina e da cui si vede facilmente la targa gialla dell’attacco.

Questa ferrata, diversamente dal Centenario, ha un solo piolo metallico ed è giustamente posto in uno dei due passaggi chiave, ossia nel mezzo di una lastra piuttosto liscia. Il secondo passaggio chiave invece è una fessura a lama sulla sinistra che si dimostra più divertente che difficile. Il resto della salita offre dei bei passaggi ricchi di appigli ed appoggi.

Quando attacchiamo la De Franco Silvano il sole emerge dalle nuvole ed arrampichiamo nel suo caldo e luminoso abbraccio fino alla cima della Punta Cermenati. Lassù lo spettacolo è incredibile e nella più completa felicità mangiamo soddisfatti dando fondo al sacco!!

[Versione Alta Definizione] Dalla vetta della Punta Cermenati il panorama è stupendo e nonostante l’aria “opaca” lo sguardo spazia dai vicini laghi, alle Grigne e poi più lontanto fino all’Adamello.

Stravolti dalla fatica si torna alla base e, dopo tanta fortuna, troviamo il nostro bar preferito “chiuso per addobbi natazili”. Beh, non può andare sempre tutto liscio!

Davide Valsecchi

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Assalto al Corno Rat

Assalto al Corno Rat

Dopo quattro week-end di maltempo finalmente un fine settimana senza pioggia e, con il sole, torna all’attacco il gruppo ferrata! Dopo la lezione di teoria e la prima esperienza sulla ferrata del Venticinquennale al Corno Occidentale, la squadra si è cimentata con la ferrata del 30° Osa al Corno Rat.

I primi 30 metri di questa ferrata sono famosi e famigerati per la difficoltà con cui mettono a dura prova chi ancora non possieda la malizia e l’esperienza per sfruttare appieno le gambe ed arrampicare risparmiando le forze. “Tirarla tutta di braccia” è uno sforzo terribile e per questo i nostri agguerriti neofiti hanno dovuto confrontarsi in modo più profondo con la verticalità conferendo tecnica ed atleticità al proprio stile di salita: “o impari o non passi su…”.

Al gruppo si è aggregato anche Fabrizio che, respinto dal Corno in un Freaky Friday di qualche settimana fa, era deciso a conquistarsi il secondo round. Partiti dal belvedere di Valmadrera abbiamo raggiunto dapprima San Tomaso e quindi l’attacco della ferrata. Dopo la consueta verifica di tutto l’equipaggiamento e le raccomandazioni di rito ha inizio l’avventura!

Nonostante qualche difficoltà e qualche comprensibile timore (per molti questa è la seconda esperienza in ferrata) tutto il gruppo ha superato con successo i fatidici 30metri iniziali proseguendo poi attraverso i duecento metri di dislivello che portano alla cima del Corno Rat. Molto bene!

Fessura al Pilastrello: il Canyon dei Corni

Fessura al Pilastrello: il Canyon dei Corni

«Dai, oggi andiamo in un posto spettacoloso che conoscono in pochi!» Ed è così che ieri Fabrizio ed io ci siamo messi in cammino alla volta dei Corni di Canzo. Fabrizio, con cui sempre più spesso vado in montagna, aveva da poco comprato tutto il necessario per affrontare le ferrate ma non aveva ancora avuto occasione di muovere i suoi primi passi sulla roccia: era decisamente il momento di cominciare!!

La giornata era ben soleggiata, la foschia velava le montagne ma il sole era caldo e gradevole. Partiti da Gajum abbiamo raggiunto l’attacco della ferrata del Venticinquesimo in un oretta e tre quarti. Indossato l’equipaggiamento ho spiegato le basi a Fabrizio ed abbiamo iniziato la nostra salita.

Fabrizio, siciliano d’origine e neofita di montagna, era letteralmente rapito da quell’esperienza per lui tanto nuova ed emozionante. Io e lui siamo curiosamente coscritti e per me era un vero spasso vederlo tanto contento mentre avanzava lungo la parete sud del Corno Occidentale.

Raggiunta la cima siamo poi scesi dal lato nord lungo il caminetto proseguendo attraverso la sella tra i due corni verso la cima del Corno Centrale. Da qui il sentiero prosegue lungo la cresta che domina la vertiginosa parete Fasana terminando poi, dopo alcuni tratti attrezzati con catene, al boschetto che conduce al Corno Orientale.

Nascosta tra gli alberi vi è uno degli angoli più suggestivi e sconosciuti dei Corni di Canzo: la Fessura al Pilastrello Gian Maria. Oltre la Parete Fasana, dietro l’alta guglia che prende il nome di Pilastrello, vi è infatti uno stretto canyon tra due alte e verticali pareti di roccia: un vero antro che si allunga per oltre 50 metri nel cuore della montagna.

La Fessura è davvero un luogo suggestivo: tra quelle pareti umide , fredde e lisce il sole filtra raramente anche in estate ed incute un certo timore entrarvi per la prima volta. Lo spazio tra le pareti è abbastanza ampio ma a metà del “canale” un grosso masso, precipitato chissà in che epoca remota, sbarra il passo ed è necessaria un po’ di perizia per proseguire oltre. Più in là, sopeso tra la roccia, un’altro grosso masso sovrasta minaccioso ma immobile il canale.

C0sì, per stemperare il clima austero di quel luogo, ho iniziato a mostrare a Fabrizio come arrampicare in opposizione ed abbiamo iniziato a “giocare” tra le pareti.

Tra quelle pareti vi sono molte delle storiche vie d’arrampicata dei Corni di Canzo  tracciate nei tempi eroici del dopo guerra, sulla roccia sono ben leggibili le targhe poste a memoria delle salite. Una volta lasciata la fessura ci si ritrova, dopo un passaggio d’arrampicata in discesa piuttosto impegnativo, sul sentiero che porta al Rifugio SEV, al cospetto della magnificenza della Parete Fasana, il versante Nord del Corno Centrale.

Pizzo d’Erna: Ferrata Gamma1

Pizzo d’Erna: Ferrata Gamma1

La strepitosa settimana di bel tempo di fine Ottobre sta per finire tanto che per sabato le previsioni danno neve fino ai 1500 metri di quota. Così, visto che già lunedì e martedì mi erano sfuggiti, ho deciso di spendere la giornata di ieri tra i monti: approfittando di un mezzo di locomozione a quattro ruote “in prestito” ho fatto una puntata oltre il lago alle pendici del Resegone.

Era tanto che volevo tornare da quelle parti e speravo di fare qualche bella foto dalla cima della Punta Cermenati. Purtroppo la giornata, sebbene soleggiata, era terribilmente velata e la foschia copriva ogni cosa appena ci si alzava di quota. Così, invece che puntare ai 1875 metri del Resegone, ho ripiegato verso il Pizzo d’Erna e la Ferrata Gamma 1.

La ferrata sale si può suddividere principalmente in tre parti tutte caratterizzate da una fitta presenza di scale verticali molto esposte.

Alla fine della prima parte vi è un sentiero d’uscita che rende possibile abbandonare la ferrata raggiungendo il Rifugio Stoppani.  Superato quel punto credo si debba proseguire poi fino alla vetta.

Oltre alle scale la Gamma 1 è famosa per un ponte metallico nelle terza parte ed un passaggio “tibetano” alla fine della seconda. In questo caso si tratta di due grossi cavi paralleli su cui si procede in equilibrio per “tagliare” una piccola valletta.

Non ci sono passaggi particolarmente ostici ma è piuttosto “lunga” se paragonata alle ferrate del Triangolo Lariano come quella dei Corni o del Corno Rat.

La ferrata termina esattamente alla croce del Pizzo d’Erna (1350m)e dal piazzale della funivia sono quindi quasi 700 metri di dislivello per quasi tre ore e mezza di salita. Tenendo presente che all’attacco ci si arriva in mezzoretta richiede una buona quantità di tempo percorrerla tutta senza strafare.

Durante la salita ho incontrato solo un piccolo gruppo di escursionisti che ha mantenuto un buon ritmo e con cui è stato divertente attaccar bottone. Erano tutti sulla sessantina ed erano romani. Il gruppo era salito in treno fino a Lecco dalla Capitale per una due giorni di ferrate: il giorno prima infatti avevano salito la ferrata del 30° Osa al Corno Rat scendendo poi dalla ferrata del Venticinquennale dei Corni. “Siamo tutti quasi settantenni, siamo ragazzacci di borgata” mi raccontavano ridendo nel tipico accento romanaccio.

Erano un gruppo davvero divertente ed allegro, dai loro racconti si capiva che ormai erano anni che saltuariamente partivano da Roma per rincorrere treni ed autobus visitando i punti più suggestivi dell’arco alpino: ‘sti romanacci ieri mi hanno fatto davvero ridere e non posso che complimentarmi con loro!

Dopo la cima sono sceso prima all’arrivo della funivia (in questo periodo ferma) e poi al Rifugio Stoppani dove mi sono concesso una birra ed un panino chiacchierando con i tecnici dell’Ersaf che stavano montando un ricevitore satellitare con cui dotare il rifugio di una connessione Internet.

L’unico rammarico sono le nuvole che hanno tenuto nascosto il Resegone lasciandomi solo intravvedere una delle montagne più belle e caratteristiche del nostro territorio.

Guardandosi intorno non si può che rimanere colpiti. Le Grigne, il San Martino, il Medale, il Resegone: ovunque ti giri trovi pareti bellissime a due passi dalla città. Basterebbe questo per spiegare perché Lecco sia stata, e credo che ancora oggi lo sia, una delle zone più importanti nel panorama dell’alpinismo mondiale.

Sarebbe un vero sacrilegio non godere di tutto questo!

Davide Valsecchi

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