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Flaghéé Como-Venezia: giorno dieci

Flaghéé Como-Venezia: giorno dieci

Un "Po" a spasso...
Un "Po" a spasso...

Ieri sera il tempo prometteva rogne ed alla fine é stato di parola. Fortunatamente prima che il temporale cominciasse abbiamo trovato rifugio a Stienta presso la base nautica de “Gli amici del Po” che ci hanno dato uno spazio riparato in cui stendere i nostri sacchi a pelo.

A volte rimango stupito dalla quantitá di dialetti che abbiamo incontrato durante il nostro viaggio. Sullo stesso fiume infatti si parla con suoni ed espressioni diversissime che danno via ad una varietà di modi di pensare. Tutto questo giro perché ieri sera una signora ha citato un proverbio locale che ancora mi dà da riflettere. Si riferiva al fare le cose per principio e, tradotto, suonava più o meno così: il gatto, seduto sulla forma di formaggio, si lecca il culo per principio. Sará, ma mi dà ancora da pensare come immagine!

Stamattina invece il tempo era stuendo e solo qualche nuvola di stagliava sul cielo azzurro. Giulio ci ha telefonato alle sette per dirci che, a difesa della Cascata della Vallategna, é saltato fuori addirittura un decreto del ’31 ad opera niente meno di Mussolini. Incredibile. Come disse Aragorn Granpasso: “mai disturbare l’acqua…”.

Unico neo della giornata é il vento che soffia costante e a nostro sfavore. Ormai corrente non ce ne é più e tocca guadagnarsi metro dopo metro fino a Volta Grimana.

Ora,come al solito, ci nascondiamo dal sole. Sveglio Enzo e si riparte. Ciao e a domani!

Davide “Birillo” Valsecchi

Flaghéé Como-Venezia: giorno nove

Flaghéé Como-Venezia: giorno nove

Incontro con il siluro
Incontro con il siluro

Onde. Ci sono un paio di cose da sapete sulle onde. Come insegna ne “La tempesta perfetta” il buon George Clooney, flaghéé onorario fino a che resta a Laglio, le onde vanno prese di punta scivolando poi alle loro spalle. Se le prendi di traverso, specie con una canoa come la nostra, fai il bagno.

Detto questo ieri mattina avevamo incrociato una chiatta di quasi venti metri per sessanta ormeggiata dalle parti di Guastalla. Il pomeriggio, dalle parti di Borgoforte, l’abbiamo vista arrivare alle spalle spinta da un poderoso rimorchiatore. Ci hanno spiegato poi che va fino al delta del Mincio e risale verso Mantova per infilassi nel Canal Bianco.

Visto che aveva una “certa stazza” ci siamo fermati per lasciarla passare. Mentre Enzo faceva foto mi sono reso conto della dimensione delle onde che sbattevano su entrambi i lati del fiume: “Tutta Enzo! Metti via la macchina e rema tutta!”

Ho messo la punta della canoa contro corrente ed abbiamo cominciato a remare a tutta forza. La prima onda era da quaranta centimetri ed ha sollevato la canoa giusto per lanciarla come un trampolino contro la successiva che misurava oltre i settanta. Ho visto Enzo remare nel vuoto mentre la canoa era ormai impennata a sbalzo oltre la cresta dell’onda. Mi sono buttato indietro cercando di bilanciare quanto meglio potessi e SBADABAM!

La canoa superata l’onda nel vuoto é letteralmente precipita piatta sul fiume che seguiva quell’onda innaturale. Una piattata da far tremare le ossa e quattro dita d’acqua nella canoa ma siamo rimasti dritti. Enzo si é girato e con lo sguardo serio mi ha detto: “Nei miei viaggi ho sempre rischiato la pelle ma, da quando dó retta a te, rischio di morire lo stesso ed in più faccio una fatica bestia!” Sono scoppiato a ridere!

Dopo il passaggio del “gigante” tutti i pescatori ci salutavano chiedendoci ridendo della chiatta: a quanto pare ne ha “battezzati” parecchi anche a motore.

Prima di sera poi abbiamo raggiunto una barca nel momento esatto in cui agganciava alla canna da pesca un siluro da un paio di metri. Ci siamo guardati la cattura scattando un paio di foto al pesce e al “padre e figlio” che l’avevano catturato.

Il siluro qui é un problema, ha fatto fuori quasi tutto gli altri pesci autoctoni. In molti lo pescano ma quasi tutti lo liberano dopo la cattura. Solo gli ungheresi, ci sono infatti molto stranieri a pescare lungo le rive del Po, tengono il filetto dietro la testa.

Dopo la cattura un’allegro gruppo di modenesi ci invita bere e per una buona mezz’ora ci sganasciamo dal ridere bevendo lambrusco. Inevitabilmente ci hanno regalato una bottiglia prima di sbracciassi nei saluti.

Ora siamo al riparo dal sole a Fellonica e speriamo di raggiungere Occhiobello per sera.

A domani!

Davide “Birillo” Valsecchi

Il nostro accampamento per la notte
Il nostro accampamento per la notte
Flaghéé Como-Venezia: giorno otto

Flaghéé Como-Venezia: giorno otto

Il sole stava tramontando e visto l’ora, ormai di cena, il suono della musica sembrava invitante: così abbiamo attraccato al piccolo pontile.

Risalendo l’argine ci siamo ritrovati alla “Baia degli Scorpioni”: la cameriera che si aggirava tra i tavoli all’aperto aveva un culo da urlo che ancheggiava in modo decisamente illegale per due poveri naufraghi come me ed Enzo.

La musica era di Radio Base e la voce del Dj era di uno degli speaker della “mai troppo compiantaRockFm: a manetta scivolavano canzoni dai LagVagon ai classici dei Dire Straits.

Superiamo un tavolo di motociclisti e ci avviciniamo al bancone: “Ciao ragazzi, da dove arrivate?” Como gli rispondiamo. “Accidenti, Como! Voi sì che mi siete carichi!” e giù sul banco due bicchieri di bianco offerti dalla casa.

Sulla griglia cuoce di tutto ed il barista ci fa preparare due piatti “maxi” mentre appoggia sul tavolo una bottiglia di Lambrusco. Un tipo, uno giovane ed enorme, si avvicina al tavolo squadrandoci mentre lo guardo dubbioso: “Ragazzi, ho sentito che andate a Venezia. Son venuto a farvi gli auguri. É una vita che vorrei farlo anche io un viaggio così!” Giù una stretta di mano che sembra una tenaglia ed un altro bicchiere. I settanta chilometri fatti pesano sempre meno.

Quando smettono di suonare “I sultani dello swing” attacca la Nannini con “bello impossibile” e la bottiglia è ormai vuota. Io cerco di convincere la cameriera a regalarmi qualche bacio da portare alla Serenissima mentre Enzo racconta di avventure tibetane ad una “mamma sola” inguainata in un leggero vestitino leopardato: benvenuti in Emilia Romagna mi vien da pensare!

Prima che diventi buio risaliamo in canoa e bruciamo gli ultimi chilometri carichi di Lambrusco. Poi ci accampiamo nascondendoci dalle zanzare nella tenda.

Stamattina erano le cinque quando é suonata la sveglia: fuori dalla tenda il Po aveva un’aspetto surreale illuminato dalla luce rossa dell’alba e coperto da una spettrale nebbiolina di una trentina di centimetri sopra l’acqua.

La corrente sul fiume é ormai un miraggio e non rimane che pagaiare metro dopo metro. Sull’argine c’é una palina ogni chilometro, quando raggiungiamo la palina 456 incrociamo l’Oglio dal Lago Iseo. Quando poi, a mezzo giorno, ne abbiamo contate quaranta ci fermiamo a mangiare in un osteria.

Ora il Po é nove metri sotto il livello dello zero idrologico ma sulla facciata dell’osteria erano segnati i livelli del fiume raggiunti al di sopra dell’argine: il titolo di campione spetta al duemila e svetta a dieci metri, appena sotto l’insegna. Incredibile così tanta acqua!

Ora siamo all’ombra, Enzo dorme mentre io vi scrivo: fino alle cinque il fiume é un forno, poi ripartiremo per fare i restanti trenta chilometri della tappa di oggi.

A domani!

Davide “Birillo” Valsecchi

Flaghéé Como-Venezia: giorno sette

Flaghéé Como-Venezia: giorno sette

Fin da piccolo mi hanno insegnato che in montagna ci si saluta e, per quanto possibile, ci si aiuta a superare le difficoltà. Ma l’ospitalità e la gentilezza delle persone che abbiamo fin qui incontrato stupisce e meraviglia anche il montagnino che é in me: la gente del fiume, come nella canzone dei Clearence, sembra davvero felice di dare.

Ieri sera siamo stati ospitati a cena da Armando, presidente del canoa club voga alla veneta di Cremona, al centro dopo-lavoro della Tamoil che ha sede lungo le rive del Po.

La notte l’abbiamo trascorsa nella casa galleggiante del club: sembrava di essere di nuovo a Srinagar.

Stamattina Armando é venuto a salutarci in compagnia di Annibale, giornalista del Giornale del Po. Annibale era entusiasta delle Flaghéé e dell’idea di riunire tutti i comuni del lago in una ghirlanda di bandiere.

Abbiamo fatto un po’ di foto sotto il ponte di Cremona e ci siamo messi a pagaiare lungo il grande fiume. L’acqua é veramente bassa e la corrente é scarsa e lenta in questo periodo. In compenso il sole é caldissimo e la calicola opprimente!

Alle due del pomeriggio eravamo riusciti a percorrere quaranta dei settanta chilometri previsti ma il sole sulla pelle si era fatto insopportabile e la fatica pesante da sostenere. L’unica cosa saggia era nascondersi prima che la scottatura potesse dare guai seri e debilitarci a lungo. Non solo il fiume é cambiato ma anche il clima: dobbiamo tenerne conto e cambiare strategia per continuare il nostro viaggio.

Questa sera riprenderemo a pagaiare sfruttando la frescura del tramonto e domani ci alzeremo molto presto per sfruttare al meglio le ore fresche del mattino.

Sotto il sole di mezzo giorno il Po sembra un inferno fatto di caldo e monotonia, quando invece il clima si fa più piacevole il fiume risplende dei suoi colori. Mente vi scrivo, all’ombra sdraiato su una spiaggetta, mi sembra nuovamente magnifico.

Per oggi é tutto, a domani!

Davide “Birillo” Valsecchi

Flaghéé Como-Venezia: giorno sei

Flaghéé Como-Venezia: giorno sei

Durante la notte ha fatto visita la pioggia ma la nostra tendina su una sponda protetta non ha avuto guai. Al mattino c’era di nuovo il sole e siamo ripartiti. Fino a Pizzighittone il fiume era deserto e circondato solo da campi e boschi.

Una volta superati i ponti abbiamo attraccato alla canottieri 900 di Pizzighettone infilandoci in una trattoria dove abbiamo incontrato il presidente della canottieri. Sono tutti divertiti e sorpesi dal nostro viaggio e dalla nostra buffa canoa coperta di bandierine: tutti si prodigano nell’aiutarci e darci consigli.

Dopo un meritato pranzo abbiamo superato il penultimo stramazzo avviandoci verso la congiunzione con il Po.

Una volta giunti all’ultimo sbarramento trascinando la canoa sulle rocce Enzo si é schiacciato un dito e ne é nata una polemica furiosa. Mentre pagaiavamo ce ne siamo dette di tutti i colori tirando in ballo storie vecchie fin dal Ladakh: una vera lite tra comari figlia anche dalla stachezza. Così, tra un improperio e l’altro, ci siamo guardati in torno:“ma é il Po?”

Alla domanda ha risposto un divertito pescatore che aveva assistito a tutta la scenetta: la fatica era passata ed anche la furia, avevamo finalmente raggiunto il grande fiume!

Ora siamo a Cremona ospitati su una casa galleggiante da Armando, il presidente della canottieri voga alla veneta della cittá.

Per ora é tutto, domani cominciamo l’avventura sul Po misurando la nostra resa sul fiume: comincia una gara di resistenza e pazienza.

A domani!

Davide “Birillo” Valsecchi

Flaghéé Como-Venezia: giorno cinque

Flaghéé Como-Venezia: giorno cinque

Quinta tappa
Quinta tappa

A Cassano d’Adda la Muzza si prende quasi l’80% dell’acqua dell’Adda ed il fiume cambia nuovamente. Due giorni fa abbiamo fatto chilometri con la canoa per boschi evitando le rapide, ieri abbiamo schivato una diga dopo l’altra, oggi é il giorno di “raschi” e “stramazzi”: il solo suono di queste parole dovrebbe farvi capire che anche oggi é stata abbastanza dura.

Silvano, presidente della canottieri di Cassano, ci ha accompagnato con il suo kayak fino al limite del paese mostrandoci i passaggi per evitare le pericolose cascate artificiali.

Una volta che ci siamo salutati il nostro viaggio é proseguito verso Lodi che abbiamo raggiunto in serata superando il penultimo dei grandi “salti” prima di raggiungere il Po.

Ora il fiume é cambiato di nuovo, si é fatto quieto scorrendo di nuovo tra boschi e campi con una leggera corrente. Questa sera ci siamo accampati in una spiaggetta sabbiosa dietro un’ansa del fiume appena prima di Pizzighettone. Finisco di scrivervi e poi ci buttiamo a dormire. Qui c’é una quiete incredibile.

A domani!

Davide “birillo” Valsecchi

Flaghéé Como-Venezia: giorno quattro

Flaghéé Como-Venezia: giorno quattro

Quarta tappa
Quarta tappa

Giornata dura oggi. Siamo partiti dalla diga Taccani a Trezzo d’Adda molto presto e subito ci siamo imbattuti nelle difficoltá: sotto il ponte dell’autostrada abbiamo dovuto organizzare una “calata” di un decina metri per uscire da un canale e reimmetterci nell’Adda.

Ma é stato alla diga di Sant’Anna che ce la siamo “giocata” dura: una canaletto laterale che sembrava un’innocua presa d’acqua era in realtá fondo sei metri e serviva la centrale elettrica. Ci ha letteralmente risucchiato!

Nonostante ci avesse ribaltato snervando i pali per le bandiere abbiamo guadagnato la riva in sicurezza nel piccolo bacino interno. Quando é arrivato il custode della diga pensavo avremmo sentito le nostre ed invece Daniele e la moglie Roberta si sono dimostrate due persone eccezionali: non solo ci hanno aiutato a tiraci in secco ma ci hanno ospitato e sfamato durante il temporale.

Quando é schiarito abbiamo ripreso il fiume (dopo aver risistemato le Flaghéé) scendendo di nuovo a valle ed affrontando altri due sbarramenti prima di giungere a Cassano D’Adda. Il fiume é stupendo ma chiuse, sbarramenti e trasbordo sono veramente duri da affrontare: al nostro ritorno stileró la lista delle difficoltá affrontate perché senza esperienza é duro (e spesso pericoloso) affrontare questo tratto di fiume.

Superata la diga di Sant’Anna ci attendevano ancora gli sbarramenti della diga di Groppello e della diga di Corbellina.

A Cassano siamo stati ospitati dalla canottieri e Silvano, uno dei membri più anziani del gruppo, ci ha portato a fare una ricognizione degli ultimi sbarramenti che ancora dobbiamo affrontare. Le difficoltá maggiori dell’Adda le abbiamo ormai superate.

La gente del fiume é veramente gentile ed ospitale!

Nota di servizio: Il telefono di Enzo, che si é fatto il bagno quando siamo ribaltati, per ora non funziona. Il mio, al riparo nel vagone, riceve perfettamente.

Per ora é tutto, Sant’Anna ha cercato di farci la pelle ma stiamo bene, la canoa é intatta e le bandiere sventolano: il viaggio continua, a domani!

Flaghéé Como-Venezia: giorno tre

Flaghéé Como-Venezia: giorno tre

Terza tappa
Terza tappa

“I due di Asso sono giunti a Trezzo d’Adda nel bacino della centrale Taccani. La voce della nostra avventura sembra sia scivolata lungo il fiume più velocemente di noi, qui tutti sanno che siamo in viaggio e ogni qual volta che dobbiamo superare una chiusa è una mezza festa e di certo l’aiuto da parte di tutti non manca.”

Questo è quello che sono riuscito a raccontare ad Ivan con un lunghissimo SMS che poi ha caricato sul sito. Purtroppo nella zona della Taccani non vi era modo di trovare campo e di trasmettere via Internet. Ora provoa raccontarvi un po’ meglio questa giornata.

Questa era la prima giornata sul fiume e tutto per noi era un po’ una scoperta. Abbiamo superato la chiusa di Olginate abbastanza facilmente fermandoci in un bar a fare colazione ed un po’ di foto con i passanti.

Era la prima volta che “navigavamo a terra” e, in effetti, una canoa su ruote che percorre la ciclabile adornata da 48 bandiere attira parecchio l’attenzione!

L’Adda aveva dei tratti di morta e dei tratti invece più divertenti dove la corrente spingeva un po’ di più. Credo che la corrente ci regalasse in media 3 o 4 kilometri all’ora. Non si andava male.

Prima di rendersene conto eravamo già a Imbersago e davanti a noi sfilava la famosa chiatta che rievoca il progetto leonardiano. In quel tratto su entrambe le sponde ci sono bar e ristoranti a conferma di quanto sia noto quel punto.

Visto che era mezzogiorno abbiamo mangiato una pizza prima di ripartire. Quello che aspettava poi era il lungo trasbordo a terra per superare le dighe e le rapide di Paderno d’Adda. Abbiamo infatti percorso quasi 5km trascinando la canoa sulla ciclabile superando gli sbarramenti artificiali e la parte di Adda che diventa un difficoltoso torrente.

48bandiere su una canoa che si aggira per il bosco sono state sicuramente uno spettacolo insolito per i bagnanti, per lo più pensionati e ragazzi, che prendevano il sole sulle rive del fiume. Una vera e propria squadra di aiutanti ultrasessantenni ha preso la direzione delle operazioni di trasbordo dando vita ad una situazione molto divertente.

Mi hanno persino mandato le foto ed ho scritto un breve racconto su quei lunghi e travagliati cinque chilometri da Paderno a Cornate:Flaghéé Como-Venezia: gli amici di Cornate

Superati gli sbarramenti siamo arrivati al bacino della Centrale Taccani dove abbiamo passato la notte accampati sul piccolo molo. Il giorno seguente è stato anche più complesso di questo ma, allora, non avevamo ancora idea di cosa ci aspettasse.

Davide “Birillo” Valsecchi

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