Category: Gli animali del bosco

Ecco una nuova sezione dedicata agli animali della nostra zona. Una piccola guida fatta di racconti ed informazioni sugli animali che popolano il Triangolo Lariano e non solo. E’ ancora in fase di allestimento ma speriamo cresca in fretta!!

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Orme sulla neve: il tasso

Orme sulla neve: il tasso

Giovedì, aprofittando della bella giornata di sole dopo la nevicata d’aprile, sono salito ai Corni. La neve era ancora inttatta e camminando verso la cima era facile distinguere nel bosco molte orme di animali. Molte mi erano note e bene conosciute ma tra queste ne ho incotnrata una piuttosto insolita nella mia esperienza.

Così ho fotografato la traccia e mi sono confrontato con alcuni amici, con Internet e con mio padre (il mio massimo esperto). La mia idea era che, data la forma e gli artigli, fossero di un tasso e così mi hanno confermato anche tutti gli altri.

Il tasso è un animale piuttosto curioso e, onestamente, mi è capitato molto di rado di incontrarlo. Poterne studiare le orme sulla neve è stata una piacevole scoperta che ora condivido volentieri con voi sperando, prima o poi, di riuscire a fotografare dal vivo uno di questi mustelidi.

Davide Valsecchi

I “Big Five” del Lario

I “Big Five” del Lario

Quando ero bambino mio padre mi portava con sè, tra i boschi e le montagne, per mostrarmi caprioli, camosci, mufloni, cervi e cinghiali. Si usciva la mattina prima dell’alba o prima che tramontasse il sole per osservare gli animali pascolare nella tranquillità della luce tenue: binocolo, silenzio e tanta pazienza dopo aver camminato spesso per ore.

Erano le Alpi Carniche, al confine con l’Austria. Ogni anno, per tre mesi, passavo lassù l’estate: montagne alte ed immense, grandi come non ne avevo viste mai.

Oggi qualcosa è cambiato e questi stessi animali popolano sempre in maggior numero anche i monti che circondano il Lario e la Penisola Lariana. O forse non è cambiato nulla, forse ci sono sempre stati ed ero io a non possedere lo sguardo giusto per vederli. Come sempre accade è l’altrove ad attirarci mentre serve attenzione ed amore per vedere ciò che ci circonda.

Lo scorso anno ero in Africa, in Tanzania. Ho girato in lungo ed in largo cercando di vedere i grandi ippopotami ed alla fine, anche se con un po’ di difficoltà, ci sono riuscito [RiverHorse]. Anche quest’anno sono tornato in Tanzania ma, con un po’ di delusione, non ho potuto lasciare l’isola di Zanzibar nè vedere alcuno degli animali che avrei voluto incontrare: una mezza disdetta per un viaggio così lungo.

Ma si sà, non tutto va sempre come si spera. Forse difetto di pazienza ma non certo di caparbietà: “metterò fieno in cascina” per un po’, come si usa dire, e quando sarà il momento cercherò di partire per i grandi altopiani del Sudafrica.

Non so con chi ci andrò: forse da solo, forse con un figlio o, chissà, addirittura con un nipote. Vedremo cosa mi riserva il futuro. Quello che è certo è che mi piacerebbe vivere questo viaggio alla ricerca dei big five, i cinque grandi animali d’Africa, con lo stesso spirito e la stessa poesia con cui mio padre mi ha insegnato a conoscere gli animali più nostrani.

Fino ad allora il mio sgurado sarà su ciò che ci circonda, sui “Big Five del Lario“: caprioli, camosci, mufloni, cervi e cinghiali. Tra le nostre montagne c’è più di quanto si creda. Ancora non li ho visti ma si dice che il lupo, la lince ed anche l’orso bruno abbiano fatto ritorno sui monti esterni del Lario e della Valtellina.

Buona scoperta!

Davide Valsecchi


Se invece volete sognare l’Africa c’è Nick Brandt (davvero impressionante!):

Animali del Bosco: il Cinghiale

Animali del Bosco: il Cinghiale

800px-sus_scrofa_1_-_otter_owl_and_wildlife_parkIncontrare un cinghiale nella nostra zona non è oggi così difficile sebbene meno di quindici anni fa non ce ne fossero sui nostri monti. Si è cominciato a parlare di questo animale quando ero poco più che bambino e si effettuavano i primi avvistamenti sul San Primo e nella zona di Sormano.

Il nostro bosco, ricco di castagne, ne ha permesso la sua proliferazione e ben presto tutto il triangolo Lariano si è popolato di queste bestie alloctone. Su come abbia avuto inizio l’invasione non ci sono informazioni certe: forse qualcuno li ha lasciati andare, forse sono scappati a qualcuno che li allevava, forse sono semplicemente migrati qui.

All’inizio persino i cacciatori erano preoccupati e pochissimi conoscevano questa bestia. I racconti sulla sua selvaggia aggressività e sulla sua propensione ad attacare l’uomo erano già fonte di racconti e leggende. Sembrava che l’unica speranza di salvezza in un simile incontro fosse la fuga su un albero. Cosa che per altro hanno fatto in molti!

Qualche hanno fa trovai nel bosco un cranio di cinghiale che ora fa bella mostra di sè nella cantina di mio padre: se si deve essere onesti la mandibola e la mescella irta di denti di quel testone fa un certo effetto. Appare quasi come un dinosauro con le fauci aperte. Infilando un braccio o una gamba tra quelle tenaglie ci si può capire quanto possa essere pericoloso e sconsigliabile un simile morso.

Tuttavia il cinghiale non è affatto una crudele bestia assassina sebbene possa, senza la dovuta cautela, diventare pericolosa. Specie se non se ne conoscono le caratteristiche. Sfogliamo quindi qualche libro e scopriamo meglio quest’animale.

Il cinghiale è a tutti gli effetti l’antenato del maiale con cui condivide molte delle caratteristiche. Il chinghiale riesce ad essere molto più robusto e veloce ed al contrario del maiale è coperto da un folto e ispido pelo scuro (il maiale spesso ha solo una parziale peluria sulla classica pelle rosa). E’ un animale che da adulto raggiunge una ragguardevole dimensione: dalle nostre parti superano tranquillamente il quintale e raggiungono al garrese (sopra la spalla) un altezza di un metro. Grossi son grossi!!

Il cinghiale grufola, ossia razzola grugnendo in cerca di cibo smuovendo con muso e zampe il terreno, nutrendosi di radici, tuberi e quant’altro gli arrivi a tiro. Quando vedere una porzione di bosco “arata” a casaccio tra le piante probabilemente è opera della ricerca di un cinghiale. Per questo motivo il cinchiale evita le zone troppo aride e quelle rocciose. Dove non può scavare non può nutrirsi.

Il cinghiale è onnivoro. La leggenda vuole che una vacca al San Primo sia stata uccisa da un fulmine e che il fattore l’abbia seppellita ma che, durante la notte, i cinghiali l’abbiano disseppellita e divorata. L’episodio è ampiamente plausibile e simile a molti altri che circolano in valle.

Se un cinghiale abbia mai sbranato un cane legato alla catena non ve lo so dire ma se siete a spasso con un cane fate attenzione. Il cinghiale non attaccherà il cane ma se l’istinto del cane prende il sopravvento e decide di lanciarsi all’inseguimento è facile che il vostro animale si ritrovi con l’impellente necessità di essere “ricucito” da un veterinario. Le “difese”, i due grossi denti che sporgono sulla mandibola (quella sotto, per intenderci), sono piccoli coltelli in grado di infliggere brutte ferite. Fate attenzione.

Parliamo ora proprio dell’incontro con un cinghiale. E’ possibile che li incontriate nei pressi dei nostri sentieri ma di solito si danno alla fuga. Se incontrate un esemplare singolo farete forse appena in tempo a scorgerlo prima che scappi, se vi imbattete in un gruppo avrete la sensazione di essere circondati, tutto il bosco si agiterà sebbene in realtà stiano tutti semplicemente allontanandosi.

Se li vedete, specie al tramonto o la mattina, a spasso in qualche radura o piccolo prato restate in silenzio e godetevi lo spettacolo. Se non li disturbate restando alla debita distanza non si cureranno di voi e riuscirete a scorgere tutto il gruppo.

Ovviamente se vi avvicinerete troppo possono diventare aggressivi ma se scappano dovrete proprio impegarvi per stargli dietro. L’unico caso in cui non scappano, o lo fanno con molta più circospezione, è quando vi imbattente in una femmina con i piccoli.

La femmina “deve” difendere i piccoli quindi se non è in condizione di effettuare una sicura ritirata strategica con i suoi maialini, che sono ovviamente più lenti, prende campo e se necessario vi carica senza pensarci due volte. Se ve la sentite di affrontare mascelle da 20 centimetri, denti aguzzi da 5 ed un quintale di spirito materno furioso siete liberi di farlo: il mio consiglio è di allontarsi con attenzione e senza scatti bruschi. Se attacca girate la coda e via come il vento, non sperate di fermarla a sassate o bastonate: quella mena!!

Ma quanti sono i cinghiali dalle nostre parti? Da un articolo su il Giorno del 14 Marzo 2010 si legge: Secondo gli esperti il numero di cinghiali che si aggirano nei boschi del Triangolo Lariano oscilla fra i 500 (in inverno) e i mille esemplari (prima della stagione venatoria). Per cercare di risolvere quello che sta diventando un problema per decine di agricoltori è stato organizzato il convegno dalla Provincia di lecco, che ha coinvolto le maggiori istituzioni lombarde. «Abbiamo messo a confronto – sottolinea l’assessore alla Caccia della Provincia di Lecco, Carlo Signorelli – le diverse esperienze a livello lombardo e nazionale e abbiamo definito un documento che possa fungere da riferimento per la gestione del cinghiale».

Qui potete vedere un breve filmato della liberazione di un cinghiale. L’animale in questione non è molto grosso ma il finale è molto divertente e rende bene l’idea di come possano diventare aggressivi.

La Battaglia dello Scoiattolo Rosso

La Battaglia dello Scoiattolo Rosso

scoiattolo-rossoLa mattina per recarmi in ufficio evitando il traffico utilizzo stradine secondarie costeggiando il parco del Golf Club ed i boschi che circondano il lago di Montorfano. Allungo un pò la strada ma evito le file e libero la mente nella pace del verde illuminato dal sole del mattino. Quasi ogni giorno incrocio un nuovo piccolo amico che scappa veloce attraverso una siepe ad ogni mio passaggio, un bellissimo scoiattolo rosso con una magnifica e gonfissima coda che rifulge nei colori estivi. E’ veramente un bellissimo animale che mi dona buon umore e stupore ogni volta che lo incontro.

Lungo circa circa 25 cm ha una fluente coda di altri 20 cm che serve per bilanciarlo nei salti eper  scaldarlo, avvolgendolo, durante la stagione rigida. Il colore del suo pelo varia a seconda delle stagioni e del clima spazziando dal rosso al grigio fino ad una tonalità che si avvicina al nero. Si nutre di ghiande, faggiole, nocciole, noci e semi in genere, gemme e ramoscelli di pini, larici o abeti, ma non disdegna uova, piccoli uccelli ed insetti.

Il mio amico “rosso” ha però un nemico terribile da fronteggiare che ne minaccia la sopravvivenza, incredibile a credersi ma è niente meno che il suo cugino nord-americano/inglese, lo scoiattolo grigio.

Nella lista  della IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) per il 2006  tra le 16.119 specie a rischio di estinzione, sorprendentemente compare anche lo scoiattolo rosso, oltre ad altri animali  che ancora consideriamo comuni come il ghiro e molte specie di pipistrelli.

Scoiattolo Grigio
Scoiattolo americano

Le popolazioni italiane ed europee di scoiattolo rosso ({it:sciurus vulgaris}) sono fortemente minacciate dalla diffusione incontrollata di una specie introdotta (alloctona) dall’uomo nel secolo passato, l’americano scoiattolo grigio ({it:sciurus carolinensis}), che possedendo un tasso riproduttivo più elevato e una maggiore adattabilità sta velocemente sostituendo la specie nostrana laddove le due vengono in contatto. In Italia ciò sta succedendo in Piemonte e in Liguria, dove la rarefazione della specie rossa è ormai un dato di fatto.

Lo scoiattolo grigio ha un manto che non cambia con la stagione e spesso ha delle strisce di colore diverso lungo i fianchi. Un carattere distintivo importante sono i ciuffi che spuntano dalla orecchie i peli sopra le orecchie presenti solo nello scoiattolo nostrano e molto evidenti. Se ha i ciuffi è uno dei nostri!

Un programma di eradicazione dello scoiattolo grigio, proposto dagli ecologi, è stato avversato dagli ambientalisti. Va osservato che gli ecologi sono gli esperti di ecologia mentre gli ambientalisti sono i tifosi, spesso hooligans, dell’ambiente, spesso parlano di ciò che non sanno pretendendo di avere ragione. Il legno ci vorrebbe…

Tieni duro amico “rosso”, vedi di acchippare piu’ scoiattolesse e di tenere alto l’onore nostrano!!

Davide “Birillo” Valsecchi

[Serpenti] Marasso, un incontro speciale..

[Serpenti] Marasso, un incontro speciale..

[Attenzione] Quest’articolo è un ottima introduzione per chi vuole iniziare a conoscere i serpenti che vivono nel nostro paese. I più esperti troveranno qua e là imprecisioni ma, grazie all’aiuto di alcuni ofiologi, stiamo correggendo l’articolo senza perdere la natura ditattica. Questo post inizialmente era dedicato ai bambini delle scuole medie di Asso. Benvenuti!

Marasso
Marasso

Già da qualche giorno meditavo di scrivere una piccola ricerca sui serpenti e curiosamente in quest’ultima settimana mi è capitato di incontrarne di tutti i tipi.

L’innocuo Anguis fragilis|orbettino “Berto”, che vive nel giardino di Simone e mia sorella, contrariamente a quello che si creda non è un serpente bensì una lucertola che ha perso le zampe evolvendosi.

Ho incontrato lo “Scurzon”, che è un biacco, un serpente non velenoso della famiglia dei Colubri. In altre parti d’italia si chiama “Saettone”, e chi lo ha visto correre sull’asfalto sa perchè.

Ma l’incontro più emozionante l’ho avuto Sabato salendo da Valle Bassa verso Enco alla ricerca della vecchia strada che raggiunge Rezzago costeggiando il Lambro. Ho dovuto cercare su Internet perchè non lo avevo mai visto, tuttavia è un serpente alquanto spavaldo e, sebbene non sia riuscito a catturarlo in una foto,  l’ho potuto studiare a lungo prima che mi accettasse come un “potenziale pericolo” e sdegnato si allontanasse nella boscaglia. Sono certo che quello che ho incontrato sia un Marasso, noto anche come marasso|Vipera Berus. La particolarità dell’esemplare incontrato, che mi ha portato a documentarmi meglio, era la colorazione completamente nera detta mellinica.

Inizialmente ero dubbioso, un serpente nero come quello non lo avevo mai visto. Le sue squame lucide brillavano al sole e potevo vederne benissimo la testa ed il collo. Era impressionante osservare quanto gonfi fossero i muscoli a lato della bocca e come fosse definito il triangolo della testa. “Quello morde!!” ho subito pensato mentre reprimevo la paura atavica dei serpenti che ognuno di noi ha nel proprio DNA.

Volete sapere come si distingue un serpente velenoso da una biscia? Il serpente è un predatore e si capisce guardandolo che è un dannato professionista in quello che fa. Dovrebbe bastare questo tuttavia ci sono anche delle osservazioni più scientifiche che possono essere fatte, la prima riguarda la pupilla: i serpenti velenosi hanno la pupilla verticale mentre bisce e serpenti non velenosi in genere hanno la pupilla tonda. Se non avete una buona vista o non siete in una posizione sicura, puntare ad un faccia a faccia con un serpente non è consigliabile (io per lo meno lo eviteri!).

Altro fattore è la struttura del corpo, del collo e della testa. Se non si riesce a distinguere in modo netto la testa dal tronco, come nel caso dell’orbettino, si tratta di un serpente non velenoso. Se la testa è ben visibile rispetto al resto del corpo allora puo’ essere di due tipi: se fortemente triangolare con un vertice al naso e gli altri due agli esterni della bocca è velenoso, se affusolata e più ovale ed allungata non è velenoso.

Comunque ciò che aiuta meglio a capire la differenza tra gli animali è data dall’alimentazione e dallo stile di caccia. Un serpente non velenoso tipicamente si nutre di insetti o piccole rane, può diventare anche molto lungo, come nel caso dello scorzone ma la sua testa è strutturata per afferrare ed inghiottire piccoli animali con scarse difese. Un serpente velenoso si nutre invece di insetti più grandi e tipicamente di piccoli roditori. La sua testa ed il suo corpo sono strutturati per attacare, mordere, combattere fino alla morte della piccola preda, dotata  di piccoli artigli e denti, inghiottendola interamente. Inoltre un serpente velenoso si nutre e riposa a lungo mentre un serpente non velenoso si mantiene maggiormente in movimento cibandosi di prede piu’ piccole ma in modo costante.

Il fatto che il serpente velenoso si riposi, si fermi a digerire o a prendere il sole rappresenta infatti il vero elemento di rischio per l’uomo. Quando è in caccia noi non siamo le sue prede, non ha interesse per noi e dobbiamo precludergli la via di fuga o compiere qualche atto ostile nei suoi confronti perchè decida di difendersi, solitamente lui ci vede/sente per primo e si tiene alla larga. Diversamente quando è fermo, mezzo addormentato su un sasso al sole, è tecnincamente vulnerabile ed è facile arrivargli addosso senza che lui se ne renda conto. Incredibilemente attacca per difesa. Per questo motivo è abbastanza facile evitare incidenti con i serpenti.

Come tutelarsi dai cattivi incontri?

La prima difesa è rappresentata dai nostri indumenti, non addentratevi nel bosco o nei prati senza un buon paio di scarponcini e pantaloni lunghi. Sandali e shorts vanno bene per la spiaggia ma non offrono alcun riparo al morso di un serpente o agli altri inconvenienti che possiamo affrontare camminando nel sottobosco.

Se attraversate un fitto prato, un ghiaione o una qualsiasi area idonea ad un serpente muovetevi lentamente osservando con attenzione e appoggiando in modo deciso i vostri passi sul suolo, cosi facendo un eventuale serpente avrà il modo ed il tempo per sentirvi ed allotanarsi. Non allungate le mani per raccogliere, funghi, fiori, lamponi, fragole ed altre leccornie senza aver studiato bene il cespuglio o le rocce circostanti. Osservate e rivelate la vostra presenza con un minimo di rumore ed in caso di dubbio scuotete il cespuglio, con un bastone o con un paio di scarponi pesanti, restando all’erta prima di infilarci le mani.

Il veleno dei serpenti delle nostre zone non è mortale nella maggior parte dei casi ma essere morsi rappresenza comunque un esperienza traumatica per il corpo e la mente che è sicuramente meglio evitare con qualche semplice accortezza.

Provo a stilare una piccola lista dei serpenti presenti nella nostra zona:

Anguis fragilis|orbettino, non velenoso (e tecnicamente non è neppure un serpente).

Orbettino
Orbettino

Saettone o scorzone, non velenoso (ma occhio che morde comunque se lo infastidite!)

Biacco o Scorzone
Saettone

Natrix natrix o biscia dal collare (la biscia d’acqua), non velenoso

natrix natrix, biscia dal collare
Biscia d’acqua

Vipera Comune o Aspide , velenoso

Aspide
Aspide

Marasso, velenoso.

Marasso
Marasso

vipera dal corno, velenosa. Si trova solo in alta quota e più sulle alpi orientali che da noi (questa è pericolosa!!)

Vipera dal corno
Vipera dal corno

Nota: non confondete la vipera dal corno con la vipera cornuta, la seconda è africana!




Cosa fare in caso vi abbiano morso?

Ci sono moltissime cose che possono essere fatte per evitare le conseguenze di un morso di serpente velenoso, alcune delle quali possono essere anche piu’ dannose del morso stesso se applicate da inesperti.

Mi limiterò a due semplici ma efficaci consigli:

-NO PANIC: niente panico, il panico uccide ed in questo caso è doppiamente vero. Dovete evitare che il veleno entri in circolo e si sposti dalla sede del morso a parti vitali. Quindi non agitatevi, non correte. Pulite in modo delicato la ferita se possibile con acqua corrente. Niente lacci, sieri, incisioni, tecniche indiane se non sapete cosa state facendo!! Calma e sangue freddo. Nella maggior parte dei casi avete a disposizione il tempo che vi serve.

-118: chiamate il numero verde 118  chiedete aiuto medico, spiegate con calma cosa è successo e fornite le indicazioni necessarie per essere raggiunti. Anche in questo caso CALMA. Il 118 ha tutto quello che serve per intervenire e soccorrervi con efficenza ma ha bisogno di sapere chi siete, dove siete e cosa vi è successo.
Ricordate che se formulate una richiesta d’aiuto è la vostra vita o quella di un vostro caro in gioco, quindi comunicate in modo chiaro, semplice ed educato all’operatore che prende la vostra chiamata. Dovete ascoltare, ubbidire ed avere pazienza per i necessari tempi tecnici. La vostra sopravvivenza dipende dalla precisione con cui riuscirete a comunicare all’operatore la vostra situazione. Urlare, imprecare, lamentarsi o piangere non aiuta nè voi nè il vostro operatore, comunicare in modo preciso, civile e lucido invece può salvarvi la pelle.Se non riuscite a contare il 118 trovate qualcuno che lo faccia per voi.

Se siete soli, senza telefono, senza esperienza e siete state morsi da un serpente è il momento di chiedervi che diavolo ci facciate “into the wild” come degli sprovveduti!!!

Comunque restate calmi, il panico uccide, ripetetelo ad ogni respiro finchè non ritrovate la calma. A Dio piace salvare in extremis gli sciocchi, avete ancora buone possibilità.

Davide “Birillo” Valsecchi



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