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Gino Mora: il più autorevole tra noi!

Gino Mora: il più autorevole tra noi!

Sabato sera si è svolta la consueta cena annuale dei Soci del Cai. Nella gremita sala del Ristorante Eden di Canzo si è voluto rendere omaggio ad una figura storica della nostra sezione. Con una certa emozione il nostro Presidente,  Renzo Zappa, ha consegnato una targa “al merito” a Gino Mora, guida alpina e decano della Scuola Alto Lario.

Renzo, “il presidente”, è stato membro del soccorso alpino, istruttore di roccia ed è tutt’oggi ampiamente attivo come alpinista. Osservarlo mentre consegnava quella targa spiegava molto di ciò che quel gesto rappresentava. Nella sala infatti  vi erano infatti membri attivi del soccorso alpino, istruttori di roccia e di sci alpinismo, gente appassionata in montagna che tra i ricordi in tasca tiene dei 5000, dei 6000 ed anche dei 7000 raggiunti nei posti più disparati nel mondo. Tutti sapevano bene in cuor proprio quanto “dovessero” a Ginetto ed ognuno di loro, ognuno a modo proprio, non poteva che provare affetto per quell’autorità che è Gino Mora.

Gino, imbarazzato da tanta attenzione, ha preso la targa, ha guardato Renzo ed il pubblico:  “Mille grazie” e si è seduto senza aggiungere altro, sorridendo. Ma è la sua natura schiva, a volte persino epicamente ruvida, che ha fatto di lui molto più di un alpinista ma un esempio per tutti gli alievi ed i veterani. Gino parla poco ma non parla mai per nulla e si impara ad ascoltarlo quando lo fa. I più fortunati imparano anche che sotto quella scorza durissima, quello sguardo arcigno che fuma nazionali senza filtro a cinquemila metri, c’è un cuore dalla sensibilità tanto incredibile da chiamarsi bontà.

Buono è buono ma, siete avvisati, mai stuzzicarlo! Leggendarie sono alcune delle sue fulminanti risposte!

Se, per coinvolgimento, mi è difficile raccontarvi i contorni dell’uomo posso snocciolarvi pià facilmente qualche sue impresa del passato. Nel 1971 insieme a Franco Rebecchi e Graziano Bianchi la “pima invernale sul Disgrazia” lungo la cresta Sud-Est. Nel 1975 la Spedizione alpinistica “Città di Morbegno”: obbiettivo la prima ascensione assoluta al Puscanturpa Nord nelle Ande Peruviane. Nel 82 La più famosa, forse perchè agli albori della televisione,  “Azzurra82”: una lunghissima attraversata sul ghiaccio della Groellandia scortando il documentarista Ambrogio Fogard. Poi, grazie al sodalizio con Ambrogio e Graziano, arrivarono salite importanti lungo tutto l’arco alpino ed ancora all’estero nei paesi più lontani:l’epoca dei grandi viaggi. Poi l’impegno per l’insegnamento, la scuola ed i corsi portati avanti anno dopo anno con coloro che sono diventati oggi istruttori. Nel 1998 la salita al Drifika, una cima pakistana di 6447m. Con lui Simone Rossetti e Luciano Giampà. Nel 2008, nonostante le difficoltà alla gamba e gli anni, un altro seimila: lo Stock Kangri.

Ma la lista è incompleta così come grande menzione dovrebbero avere anche i suoi amici: eroi alpinistici di quegli anni che hanno segnato la storia e tra cui Gino si è sempre distinto sia per capacità quanto per onestà. Quando qualche “coetaneo” del calibro di Luigino Airoldi passa a trovarci possiamo comprendere dall’affetto tra i due  la grandezza di questi personaggi.

Tutti quelli che vanno per monti nel Triangolo Lariano hanno imparato da lui e sono stati suoi alievi. Quindi credo che, dopo essemi perso in mille fronzoli, non possa far altro che imitarlo con una semplice frase: “Grazie a te, Gino!”

Davide Valsecchi

Incredibile Luigino!!!

Incredibile Luigino!!!

Altro non si puo’ dire di un uomo di 77 anni che ha attraversato i luoghi più impervi del pianeta senza mai perdere quell’incredibile carica di simpatia ed entusiasmo che lo contraddistingue.

In un procedente articolo vi avevo raccontato la storia di Luigino Airoldi ed anticipato una sua serata alla Biblioteca di Asso.

Ascoltare i suoi racconti è incredibile e la sua genuina spontaneità è sorprendente. Ho ascoltato il suo incredibile viaggio dall’Artico all’Antartico come un bambino che ascolta una favola, completamente rapito dalle foto che scattò quasi 50 anni fà.

La sala della biblioteca era gremita e tutti i presenti affascinati scherzavano con Luigino sempre disponibile a rispondere alle domande e ad arricchire le spiegazioni con aneddoti unici.

Luigino è uno dei “grandi” ma, contrariamente a molti suoi pari, è intervenuto in modo completamente gratuito per il piacere di raccontare ed incitare i giovani ad esplorare e ad intraprendere viaggi incredibili come i suoi. Una persona disponibilissima, alla fine della proiezione è stato sufficiente stringergli la mano per farsi raccontare altre avventure. Storie di Africa, Perù e Asia.

Anche Angelo ha presentato le sue ultime diapositive del Pakistan e della scuola, dedicata a Nuccia Paredi, che è stata inaugurata quest’anno e che rappresenta una dei passi piu’ importatnti nel lungo e tortuoso cammino di solidarietà intrappreso da Angelo quasi dieci anni fa.

Da questa magnifica serata ho ottenuto questa foto bellissima che immortala tre dei decani del nostro Alpinismo, da sinistra a destra abbiamo Angelo Rusconi, Ginetto Mora e Luigino Airoldi.

Luigino Airoldi: un’ esploratore da leggenda!!

Luigino Airoldi: un’ esploratore da leggenda!!

Luigino-AiroldiSabato 29 Novembre la Biblioteca Comunale di Asso ospiterà uno dei personaggi più incredibili che abbia incontrato dal vivo: Pierluigi Airoldi, detto Luigino.

Un alpinista esploratore che io considero come un grandissimo esempio.
Il nome di Luigino si affianca a quello dei grandi, come Riccardo Cassin, Jack Canali, Walter Bonatti e Carlo Mauri. Fu spesso compagno di questi grandi alpinisti: celebre nel 1961 la spedizione chiamata “Città di Lecco” che, con Cassin alla giuda, conquistò una salita inviolata del montagna più alta d’America: Mount McKinley.

Ma la fama di Luigino non è legata al clamore delle grandi cime, che pure ha conquistato, ma alle roccambolesche vicende in cui si è lanciato.

Quella di Luigino Airoldi è un’avventura nell’avventura. Il suo viaggio era cominciato diversi mesi prima in Alaska. Lì aveva vagato per quasi due settimane su un ghiacciaio, disperso dopo aver raggiunto la vetta della montagna che stava scalando.  Quando tutte le speranze sembravano perse fu fortunatamente recuperato da un aereo militare canadese.

Dal Canada venne riportato negli Stati Uniti, pronto per tornare a casa. A New York però lo raggiunse una curiosa notizia da parte dell’ambasciatore italiano: una nave italiana sarebbe arrivata entro un paio di mesi a Ushuaia. Il vascello era diretto in Antartide e il capitano cercava un uomo per rinforzare l’equipaggio.

L’alpinista non si lasciò sfuggire l’occasione per diventare marinaio, ma, visto che c’era ancora tempo a disposizione, prima di raggiungere la Terra del Fuoco, fece una puntatina in Perù, tanto per chiudere i conti con un’altra cima ancora da conquistare.

La barca su cui si era improvvisato marinaio Luigino era la San Giuseppe II, la prima nave italiana a raggiungere le coste del Polo Sud nel 1970. Più che una nave la San Giuseppe II era una piccola barca a vela con uno scafo in legno di circa 11 metri. Con essa il Comandante Ajmone Cat e i suoi tre uomini d’equipaggio, salparono dal porto di Anzio, per poi attraversare tutto l’Atlantico, diretti all’estremo sud del continente americano.

Il conto delle attrezzature tecnologiche di bordo è presto fatto: un piccolo motore a elica, utile solo per le manovre d’attracco, una radio, “defunta” poco dopo la partenza, una pompa di sentina a motore, semi funzionante, e una a mano… perfettamente funzionante! Niente radar, troppo ingombrante per le piccole dimensioni della San Giuseppe, e per tracciare la rotta solo bussola e sestante.

A Ushuaia, la città più a sud del mondo, si unì al gruppo anche Luigino Airoldi. Lui, già alpinista affermato, non aveva mai messo piede su una barca, ma nei mesi successivi navigò fra i mari più pericolosi del mondo, doppiando Capo Horn e attraversando lo Stretto di Drake fino alla costa antartica, dove si concesse qualche giretto sulla terra ferma con la scalata di diverse cime inviolate.

Durante l’ultimo incontro con Luigino ci ha raccontato il suo precedente viaggio di 8 mesi tra le montagne ed i deserti dell’Afganistan. Luigino è una persona incredibile, le sue storie sono incredibili, la semplicità, la gentilezza d’animo  e l’umiltà con cui le racconta sono incredibili!!

“Per me l’importante era andare, poi in qualche modo si faceva” . Per me uno dei più grandi modelli da cui prendere esempio.

Luigino è anche un accademico dei Ragni di Lecco, uno dei gruppo storici di alpinismo lecchese ed italiano. Il gruppo è stato fondato addirittura negli anni 30 ed è tutt’oggi considerato uno dei più preparati e tecnicamente validi.

La seratà si terrà Sabato 26 Novembre alle ore 21 presso la Biblioteca Comunale Ivano Ferrarini.

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